Alessandra Bialetti / Blog | 28 Marzo 2019

Le Lettere di Alessandra Bialetti – Il rispetto inizia dal linguaggio

Il linguaggio si struttura nella contaminazione con il contesto sociale e, insieme alle strutture grammaticali, trasmette modalità di interazione sociale e criteri di valutazione della realtà. Non conoscere in modo approfondito e appropriato ciò di cui si parla o si vorrebbe parlare, non consente di avere strumenti di decodifica e trasmissione della verità e autenticità di un vissuto. La lingua non ha solo la funzione di rispecchiare i valori ma anche quella di concorrere a determinarli quindi un linguaggio non inclusivo e non rispettoso veicola messaggi sbagliati, incompleti o discriminatori, anche spesso senza volerlo, in quanto siamo cresciuti in una cultura ed educazione che non sempre ha fornito adeguati strumenti di leggibilità della realtà.
Ogni lingua reca in sé la sedimentazione di tutti i significati individuali e collettivi attribuiti alle parole nel corso del tempo, ma è anche un deposito di tutti gli elementi, giudizi di valori, fantasie, emozioni, affetti, paure, desideri, speranze, idee e comportamenti, cui veniamo socializzati fin dalla nascita.
E’ quindi necessario lavorare approfonditamente sul linguaggio in quanto nominare in modo corretto e rispettoso una realtà è legittimarla, portarla all’esistenza, “sdoganarla” dal non detto e dal giudizio, darle la possibilità di rappresentarsi, di diventare visibile. Occorre andare al di là del dato scontato, della parola che evoca unicamente una realtà esistenziale culturalmente e socialmente data per aprirsi al dinamismo dell’esperienza umana.
E’ estremamente importante acquisire un linguaggio che contempli le varie possibilità esistenziali lavorando sulla conoscenza dei termini adatti per rappresentare un determinato vissuto. Basti pensare alla differenza tra identità di genere e orientamento, tra transessuale, transgender e travestito. Parlare di persona transessuale implica la conoscenza di tutto il percorso doloroso che si compie per raggiungere una identità di genere diversa, parlare di travestitismo è tutta altra cosa è può essere percepito come giudicante e irrispettoso da chi soffre per la sua “diversità” e che ha faticato per vivere e narrarsi in sintonia con ciò che sente di essere. Quindi nominare una realtà senza minare il vissuto e arrecare offesa e sofferenza. In questo caso gioco con le parole nominare è no-minare.
Rispetto è evitare di usare termini come tolleranza, si tollera una malattia o una realtà negativa che non si riesce a metabolizzare; o accettazione piuttosto che accoglienza in quanto si accetta a torto collo una situazione non gradita ma si accoglie una persona nella sua interezza.
La società è in continua trasformazione ed è necessario cambiare sia l’approccio che le scelte linguistiche: non ritrarre la complessità della realtà o tradurla in modi non rispettosi, genera chiusura e ostilità, non crea modelli di riferimento con cui confrontarsi per persone che cercano di comprendere se stesse e per chi ha bisogno di conoscere per comprendere e accogliere. Il linguaggio è educazione e ci si educa al linguaggio. Spesso per la persona LGBT appartenere al mondo sociale vuol dire “tenere a parte” il proprio orientamento o identità di genere: usare un linguaggio inclusivo legittima invece un’esistenza, la sottrae all’invisibilità, la porta a conoscenza. Linguaggio rispettoso è creare una dimensione corale ovvero quello spazio umano in cui sentirsi parte di un tutto, parte di una cerchia sociale sicura non discriminante, in cui venga rispecchiato ogni vissuto esistenziale.
Il lavoro è complesso e parte da se stessi: dalla volontà di conoscere per non discriminare, di nominare per rispettare. E non è un compito esclusivo della stampa e dei giornalisti ma di ognuno di noi.

 

Vivo e lavoro a Roma dove sono nata nel 1963. Laureata in Pedagogia sociale e consulente familiare, mi dedico al sostegno e alla formazione alla relazione di aiuto di educatori, insegnanti, animatori. Svolgo attività di consulenza a singoli, coppie, famiglie e particolarmente a persone omosessuali e loro genitori e familiari offrendo il mio servizio presso diverse associazioni (Nuova Proposta, Rete Genitori Rainbow, Agedo). Credo fortemente nelle relazioni interpersonali, nell’ascolto attivo e profondo dell’essere umano animata dalla certezza che in ognuno vi siano tutte le risorse per arrivare alla propria realizzazione e che l’accoglienza della persona e del suo percorso di vita, sia la strada per costruire relazioni significative, inclusive e non giudicanti.