Blog / Le interviste | 17 Giugno 2018

Andrea Monda – Così il Papa ha voluto salutare i ragazzi che hanno scritto la Via Crucis

Se Alessandro D’Avenia è per antonomasia “il professore scrittore”, Andrea Monda è, altrettanto meritatamente, “il giornalista professore di religione”, noto al grande pubblico per libri quali “Benedetta umiltà – Le virtù semplici di Joseph Ratzinger dall’elezione a Papa alla rinuncia” o l’ultimo “Buongiorno professore” che racconta l’omonimo programma di grande successo che TV2000 mandava in onda la domenica mattina. Non meraviglia pertanto che i collaboratori di Papa Francesco abbiano pensato a lui quando il romano pontefice decise di far scrivere le stazioni della Via Crucis a giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni. Finito l’anno scolastico ho avuto il piacere di incontrare Andrea in una meravigliosa mattina romana e di scambiare quattro chiacchiere con lui proprio sull’avventura della Via Crucis col Papa dello scorso Venerdì Santo. (Nella foto di copertina la lettera di suo pugno con cui Papa Francesco ha ringraziato Andrea e i ragazzi per il loro impegno)

Come le è giunta la richiesta di coordinare i testi che sarebbero stati letti alla Via Crucis del Venerdì Santo 2018?

Mi ha telefonato il card.Ravasi dicendomi che il Papa voleva che quest’anno fossero dei giovani a scrivere le meditazioni sulla Via Crucis. Ravasi mi conosce da tempo come giornalista, saggista e professore di religione ed è stato lui a suggerire il mio nome al Santo Padre, mi ha quindi chiamato per verificare la mia disponibilità a coordinare un gruppo di giovani capaci di rispondere alla sfida posta dal Papa, disponibilità ottenuta subito, ovviamente. Nelle indicazioni che mi ha dato il cardinale non vi è stata nessuna restrizione, mi è stata data testualmente “carta bianca”. L’unico limite orientativo era quello relativo all’arco dell’età: scuola superiore e università, e nessun altro “paletto”.

Il Papa voleva che fossero giovani credenti?

Penso di no, altrimenti mi sarebbe stato specificato. Mi ha colpito il fatto che non si è voluto attingere al bacino più facile delle parrocchie o dei movimenti ecclesiali ma al grande mare della scuola dove ci sono “pesci” di tutti i tipi. In quanto professore io non conosco il percorso di fede personale dei miei studenti, lo posso intuire ma non mi compete conoscerlo. Ho quindi cercato nella vasta galleria di ritratti dei miei alunni ed ex-alunni (insegno da 18 anni) quei profili che potessero corrispondere alla richiesta del Papa e non è stato semplice anche perchè il tempo era molto ristretto.

A lei pareva possibile che dei giovani senza una particolare preparazione potessero scrivere una Va Crucis che aiutasse il Papa a pregare? In genere questi testi sono sempre stati scritti da personaggi autorevoli.

E’ vero, mentre il card.Ravasi mi proponeva la sfida pensavo ai nomi di Ratzinger, Von Balthasar, Mario Luzi, Italo A.Chiusano allo stesso Ravasi… e sentivo un brivido corrermi lungo la schiena. Però mi sembra questo il bello della proposta del Papa, scommettere sui giovani, lasciare a loro il campo, dar loro l’occasione di far sentire la propria voce, renderli protagonisti. La “preparazione” che hanno rivelato non è quella scientifica, teologica, anche se alcuni di questi giovani anche da quel punto di vista sono molto attrezzati, ma il “talento” che ho cercato in loro, che mi ha guidato nella scelta della squadra, è stato quello della sensibilità, spirituale e creativa, che rende capace ogni persona di dire qualcosa di significativo di fronte al dramma della passione di Cristo, un dramma che ogni uomo può sentire sulla sua pelle, avvertire intensamente nelle pieghe e nelle piaghe della propria vita, anche un adolescente e un giovane.

Ha faticato a trovare dei giovani disponibili?

La fatica è stata per eccesso più che per difetto, cioè ho faticato a scegliere in così poco tempo tra i tantissimi ragazzi che potevano essere all’altezza del compito. E ovviamente quando poi ho terminato la selezione mi sono reso conto che tanti erano rimasti fuori. Alcuni miei studenti di quest’anno ci sono rimasti male, la cosa mi è dispiaciuto e nello stesso tempo mi ha fatto piacere. La squadra che ne è uscita fuori non è quindi la squadra “perfetta”, ma la bellezza della vita sta nella sua verità, quindi anche nella sua imperfezione. La cosa più bella è stato guardare il volto di questi ragazzi nel momento in cui gli giravo la proposta del Papa: sorpresa, incredulità, felicità, senso della sfida e della responsabilità. Sono stati bravi questi giovani, hanno risposto mettendosi in gioco, rimanendo autentici e non realizzando dei “compitini” ben confezionati per l’illustre richiedenti. Con grande semplicità hanno comunicato il loro sguardo senza filtri sul dramma del Venerdì Santo.

La figura del Papa attira i giovani? Perché?

La parola chiave è quella che ho appena detto: autenticità. Questo cercano i giovani e oggi non ne trovano tante in giro di persone autentiche. Il Papa è quindi un punto luminoso perché appare per quello che è, un uomo vero, vivo, integro, in cui il pensiero, la parola e il gesto sono uniti nella vita in modo armonioso e coerente. E poi il Papa attira i giovani perché lui stesso è attirato dai giovani. Li cerca, li interroga, li provoca, li ascolta, dà loro la parola. Mostrando interesse suscita interesse, è un semplice meccanismo dell’affettività. I giovani avvertono affetto o sospetto da parte degli adulti? Qui invece c’è un uomo di 80 anni che mostra affetto per loro, è qui il segreto del suo successo.

Quali materiali ha fornito, ha ritoccato i manoscritti?

Nessun materiale, a parte il testo dei Vangeli relativi alla passione di Cristo e l’indicazione di esprimere la propria voce singolare, da giovane che viene provocato da quei testi. E non ho dovuto ritoccare i manoscritti dei ragazzi, qualche intervento qua e là, ma sulla forma; è tutto farina del loro sacco. Io non sarei stato in grado di scrivere con la loro schietta semplicità, troppi anni e troppi libri sulle mie spalle.

Come possono parlare dei non credenti della Passione del Signore?

Il perno centrale del cristianesimo è il dogma dell’Incarnazione. Questo vuol dire che ogni uomo può sentire vicino, padre buono e fratello alleato, il Dio cristiano. Nella figura di Gesù e nelle sue “avventure” ogni uomo può riconoscersi, quasi identificarsi. Siamo tutti “poveri Cristi” e la nostra vita, per fortuna non tutti i giorni, può assomigliare a una via crucis. A volte la nostra vita ci porta sul Calvario, altre volte sul Tabor, a volte siamo traditi e abbandonati dagli amici, altre volte siamo sorpresi dalla gioia come i magi o come gli invitati alle nozze di Cana. Non si tratta allora di essere credenti, ma di rimanere genuinamente umani. E’ quello che mi sembra abbiano fatto questi 15 giovani.

Come ha organizzato il lavoro di una squadra di ben 15 ragazzi?

Non sapevo come fare all’inizio, a chi assegnare ognuna delle 14 stazioni. Poi mi ha aiutato mio figlio Dante suggerendomi di usare il “metodo BombaCarta”. BombaCarta è il nome dell’associazione culturale, fondata nel 1998 dal gesuita Antonio Spadaro, di cui sono presidente, dal 2009, come a dire: avevo la soluzione davanti agli occhi e non la vedevo. Il suggerimento di Dante era quello giusto, e risolveva anche il problema dell’assegnazione delle 14 stazioni perchè invece di far calare dall’alto la mia volontà il processo è stato “dal basso”: alla riunione organizzativa, proprio come nei laboratori di BombaCarta, ho distribuito quindici fotocopie dei testi dei quattro vangeli relativi alla passione di Cristo e tutti insieme ne abbiamo letto ad alta voce i brani più strettamente collegati con le 14 stazioni che avremmo dovuto commentare. Terminata la lettura ho chiesto ai ragazzi di immaginarsi lì, a Gerusalemme quel venerdì e di vedere la scena che avevamo appena letto. A quel punto è stato semplice, quasi “naturale”, la scelta da parte loro della stazione da commentare: ognuno ha espresso la propria preferenza e non ci sono state interferenze né sovrapposizioni. Maria e Margherita, amiche indivisibili, hanno subito espresso la loro volontà di comporre insieme la stessa meditazione, sulla seconda stazione, quella in cui Gesù è caricato della croce.

Il Papa ha incontrato i giovani alla fine della Via Crucis?

Sì, è stato il momento più emozionante. Il Papa ci è venuto incontro e ha voluto salutare uno per uno tutti gli autori delle meditazioni che, così ci ha detto: “Mi hanno toccato il cuore” posando la mano destra sul suo petto.  E’ il concetto che poi ha ribadito per iscritto con una lettera che ha voluto inviarmi in risposta al libretto delle meditazioni, debitamente autografato dagli autori, che gli ho spedito qualche giorno dopo in Vaticano. Lì al Colosseo, in quella memorabile serata, anche per superare l’emozione ho introdotto i ragazzi al Papa sottolineando qualche aspetto (quale meditazione avesse scritto, se era studente di liceo o di università..). Il Papa ha stretto la mano guardando negli occhi uno per uno tutti i ragazzi trasmettendo loro una carica di forza e di lieta energia. Il momento più intenso forse è stato quando ho presentato al Papa Greta S. l’autrice della undicesima stazione. Greta è una ragazza molto sveglia e acuta che ho scelto proprio per la sua schiettezza e vivacità intellettuale anche se per tutti i cinque anni di liceo spesso in classe ha polemizzato con me, spesso dichiarandosi atea. Rimasta sorpresa dalla mia proposta di far parte della squadra ha accolto quella che le sembrava una sfida e ha scritto una splendida meditazione. Nel momento in cui il Papa le ha stretto la mano a me è venuto spontaneo dire: “Santo Padre, questa ragazza è Greta, ha scritto l’undicesima meditazione e.. si dichiara atea…”, al che il Papa ha tirato Greta verso di sé, più vicino, e guardandola negli occhi le ha detto: “Vivi con onestà, vai avanti così.” Un momento rapidissimo ma che ha quasi fermato il tempo, spezzato il respiro di tutti per un attimo. Ho pensato dentro di me: “mi sembra di stare davanti alla scena dell’adultera nel vangelo di Giovanni”. Confesso che mi sono commosso e non ero l’unico in quel momento. Qualche giorno dopo ho incontrato Greta a scuola, sorridente, il suo volto abitualmente cubo e rabbioso, era diventato radioso.