Articoli / Blog | 16 Giugno 2018

Agi – Chi sono gli haters con la croce, quelli che scagliano la prima pietra

Tutti i maggiori quotidiani hanno dato il giusto rilievo al linciaggio cui è stato sottoposto il Cardinale Ravasi sui social per aver twittato un versetto del Vangelo con accanto l’hasthag Aquarius: “Ero straniero e non mi avete accolto (Mt 25,43) #Aquarius”.

Sappiamo tutti che il modo migliore per togliere forza agli insulti è non parlarne, fare spallucce, non ti curar di loro, insomma il famoso “don’t feed the troll”, ma credo doveroso interrogarsi su cosa spinga una moltitudine urlante di Catholically Correct a lapidare una persona dotta, squisita, piena di pace, come Ravasi.

Uno, veramente, che non ha mai fatto male a una mosca e che, potendoselo permettere dall’alto della sua immensa cultura, ha fatto dello sforzo per comprendere il diverso e il distante la ricetta della sua vita.

Che paese diventa l’Italia se un cardinale non può ricordare, a proposito di migranti, il versetto di Matteo “Ero straniero e non mi avete accolto”? E tutto ciò subito dopo l’ultima esortazione apostolica Gaudete et Exsultate in cui Papa Francesco al n. 115 scrive “Anche i cristiani possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui. Così si verifica un pericoloso dualismo, perché in queste reti si dicono cose che non sarebbero tollerabili nella vita pubblica, e si cerca di compensare le proprie insoddisfazioni scaricando con rabbia i desideri di vendetta. È significativo che a volte, pretendendo di difendere altri comandamenti, si passi sopra completamente all’ottavo: «Non dire falsa testimonianza», e si distrugga l’immagine altrui senza pietà. Lì si manifesta senza alcun controllo che la lingua è «il mondo del male» e «incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna» (Gc 3,6).

Il massacro mediatico cui è stato sottoposto l’attuale presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, similmente a quanto accaduto a Mons. Dario Viganò quando era Prefetto della Segreteria della Comunicazio per la Santa Sede, mette in luce un elemento essenziale della definizione di Catholically Correct. È importantissimo distinguere infatti il Catholically Correct dal cattolico conservatore. Nella Chiesa, diversamente da quanto possa apparire, sono possibili moltissime opinioni diverse ed è chiara l’esistenza di una molteplicità infinita di approcci rispetto alla spinosissima questione dei migranti. Ma ciò che non può avvenire dal punto di vista cattolico è l’attacco indiscriminato, e direi sistematico, a un membro della gerarchia ecclesiastica. E invece il Catholically Correct se ne fa un vanto. Non è quindi solo un credente che preferisce le posizioni “tradizionali” rispetto a quelle più “avanzate”: è anche convinto di dover attaccare i cattolici che non pensano come lui, vescovi e cardinali compresi. Anzi, un po’ come accade con Burioni quando si parla di vaccini, pare che il Catholically Correct trovi una particolare soddisfazione nell’attaccare le persone competenti. A meno essere antivaccinisti, voler uscire dall’euro, chiudere i porti, stia diventando la vera identità cattolica.

Tratto da Agi