Blog / M. Céline C. | 28 Febbraio 2018

Le Lettere di Cèline C. – Io e Ale

Io e Ale
Quando l’amicizia ti stende a mezzanotte

Prima o poi arriva la serata dei bilanci e magari dura più di una serata.
Qualche giorno fa, tipo tsunami, si è stanziato nel cuore il bisogno di rivedere il mio impegno qui nel blog.
A giudicare dalla mia stanchezza, dagli orari in cui ho scritto i miei pezzi e le pessime condizioni informatiche (in mezzo a un trasloco, col telefonino comprato cinque anni prima, mentre dirigevo una squadra di “omoni tuttofare!”), a giudicare dalla pazienza dello staff al quale ho inviato una quantità imbarazzante di correzioni dopo ogni pezzo e dalla pazienza di mio marito che ogni tanto intercettava il mio sguardo per aria mentre stavamo scegliendo il parquet per la nuova casa o in banca, in coda, in macchina, in ufficio, credo, un po’ di fatica di averla fatta.
Ma ogni volta, ve lo confesso, c’era una speranza. Quella di incontrare qualcuno e di incontrare Qualcuno in una storia particolare, in un volto particolare, in parole particolari.
E il miracolo è accaduto con alcuni, con cui ci siamo sentiti, scritti, parlati, visti (ultimo incontro, domenica scorsa!).
Questo è il bello di questo blog che quando meno te lo aspetti qualcuno ti spiazza.
Scusate questa lettera un po’ sgangherata, forse diversa dalle altre, rilassata, perché veramente mi sembra in questi giorni di avere le ore contate qui dentro.
E tra le domande che mi sono fatta con rigore autolesionista, in realtà ci sono state due cose esterne che hanno pesato.
Hanno pesato i silenzi persistenti di alcuni amici, alcuni dei quali del blog non sanno nulla.
L’ho vissuto come una mancata possibilità di confronto e di crescita. Non è una questione di dipendere dai giudizi, è una questione di avere bisogno di capire dove si sbaglia e se si sbaglia, di investire il tempo del cuore in modo fecondo, per superare l’autoreferenzialità, anche perché poi il silenzio, ti lascia come sospeso, come il silenzio di Dio…
Ho sicuramente imparato a essere grata anche del silenzio perché comunque mi ha costretta a fare un lavoro personale di levigatura, ma mi sono mancati pezzi di vita che speravo questi brani potessero generare.
Un’amica invece l’altra sera ha osato. E Dio la benedica perché dalla punta di dolore è nata una riflessione che mi ha portata a scrivervi ancora.
Una riflessione davanti allo specchio di una che si sveglia alle 6,00 del mattino del lunedì e ha promesso che dovrà pubblicare un pezzo il mercoledì ma non ha più voglia di scrivere.
Si chiede che senso abbia continuare a farlo.
Lei non fa la scrittrice. Ha un lavoro, una famiglia, molti amici e molti altri impegni.
Si chiede che senso abbia togliere tempo alla vita per raccontare la vita.
Scrivo sul blog da Luglio. È stato un percorso tosto. Non uso termini leccati. Tosto è il termine giusto.
In due osservazioni, quest’amica ha tirato fuori tutta la questione che mi porto dentro dall’inizio.
Sapeva del mio momento di bilancio, mi ha sentita giù e mi ha detto: “forse sembri inarrivabile, mostri una fede salda e sicura. La gente che è alla ricerca di Dio di fronte a una fede così non si sente compresa, si sente inadeguata.”
Poi mi ha chiesto: “rispondimi sinceramente, se puoi, se tu non ti fossi sposata ti saresti consacrata?” E io le ho risposto col candore di Heidi: “con la fede che ho oggi, ti rispondo di sì, ma con la fede che avevo quando mi sono sposata, assolutamente ti risponderei di no!”… e aggiungo ora: ”è stato il mio matrimonio la strada in cui ho ricevuto in dono la fede e quindi in effetti posso dire che, il posto in cui Dio mi voleva era proprio il posto in cui sono, accanto all’uomo che ho scelto (e chi sa poi se l’ho scelto veramente io!) e che oggi risceglierei”.
E qui devo stare attenta a non osare troppo perché il rischio che si corre qui dentro è lo scadere nel sentimentalismo da “cioccolatini”.
Sono caduta dalla settima stanza del castello (scusate il riferimento imprudente), per le sollecitazioni di quest’amica… che arrivavano oltre la mezzanotte, quando uno è proprio spalmato sul materasso e disarmato.
Ma il Signore sa sempre trarre il meglio evidentemente, anche quando sei in uno stato di incoscienza, infatti oggi allo specchio ho cercato di ritrovare le ragioni che mi hanno portata a scrivere la prima poesia, mesi fa.
Le ragioni sono state i Suoi occhi scoperti da poco, sono state il Suo non bastarmi mai, il mio bisogno di cercarLo ovunque, in chiunque, sono state le sfide che il dialogo ha generato, a volte costruttive, a volte meno, sono state il sentore di qualcosa che andava al di là degli articoli che leggevo in questo posto, non so spiegarvi, un fiuto di Qualcosa io l’ho sempre sentito qui dentro.
Quando scrivevo:

Tu mi hai fatto
per quel Tutto,
che
senza,
non mi basta niente…

io lo stavo rincorrendo quel Tutto. Non c’era niente di inarrivabile, c’era il bisogno di condividere qualcosa che pensavo potesse riguardare tutti.
Per continuare a scrivere e anche a leggere avevo bisogno di parlarGli, di chiarirmi, di chiedere se aveva senso scrivere quella o quell’altra cosa. E’ nato un dialogo, continuo, sempre crescente. Le dodici poesie mi hanno regalato questo, il Suo profumo.
Oggi ci ho fatto i conti bruscamente con il Suo profumo. Mi sono chiesta: “ma che fastidio può dare il Suo profumo a uno che il profumo non lo sente, a uno che è abituato a vivere in un ambiente dove al massimo sente l’odore dei cornetti caldi, che fastidio può dare sentir parlare dei Suoi occhi, del Suo profilo, del Suo cuore?”
Io dieci anni fa non avevo neanche idea che esistesse la minima possibilità di poter dialogare con Quello lì. Io dieci anni fa mi ci sono fatta delle grandi litigate quando capii che mia madre non ce l’avrebbe fatta nonostante la sua fede sicura e salda.
Ecco, amica della mezzanotte, quella di mia madre sì che era una fede salda, non come la mia che si accartoccia anche davanti ai silenzi prolungati e ai commenti a un articolo di un blog, che si rimette in discussione ogni volta, come la prima volta, per tutto.
Ho sorriso davanti allo specchio stamattina, pensando alla mia presunta fede inarrivabile… già, inarrivabile anche per me, che sono talmente bisognosa da doverlo invocare cento volte al giorno. Che se fossi così certa non chiederei preghiere a destra e a manca per imbragarmici come a un paracadute.
Cosa mi ero messa in testa all’inizio?
Se rivado indietro penso che volevo solo condividere un cammino, il cammino barcollante di una che ha un’unica cosa a cui non rinuncerebbe mai, la strada che la porta a cercare l’Amore appassionato di un Uomo che è diventato l’Uomo più importante della sua vita.
E mio marito è grato di questo. Sì, all’amica l’ho detto l’altra sera. Mio marito non è in competizione perché da quando amo spudoratamente Lui amo di più anche lui e anche lui mi ama di più, lo avverto.
Vi siete mai innamorati? Beh, se ne avete fatto esperienza, sapete benissimo che quando uno è innamorato non può fingere, no, non ci riesce, neanche se ci si impegna.
Io, cara amica, volevo solo condividere un’esperienza che mi ha ridato la vita, quello sguardo è quanto di più bello la vita mi abbia regalato, dopo avermi tolto tantissimo.
Innamorarsi di nuovo dopo quello che ho visto e anzi innamorarmi di nuovo davanti al dolore più grande della mia vita, la sofferenza di mia figlia, mi ha fatta sentire non sopravvissuta ma graziata! Oh sì, graziata!
E non è che poi la realtà cambi, anzi di sciagure se ne susseguono ininterrottamente, come in tutte le vite, è che tu impari a vedere tutto con una prospettiva nuova.
E che domanda è poi:”ti saresti consacrata?” Amica mia credi davvero che l’amore per Cristo sia prerogativa dei consacrati? Beh, lo ammetto, lo pensavo anch’io prima di questi ultimi anni, pensavo anch’io che quelli che parlano di Cristo sono bigotti, un po’ sfigati, rigidi, lo pensavo anch’io e vengo da una famiglia che lo pensa ancora, ma oggi ti dico che è il più grande inganno.
Gesù non fa preferenze. Gesù chiede a tutti di ricambiare il suo amore. A tutti. Ma se ci convinciamo che a noi non lo chiederà mai perché non abbiamo ricevuto una vocazione da consacrati non ci accorgeremo neanche della Sua presenza silenziosa accanto a noi.
Mi è sembrato in questi giorni di essere stata ingenua o accecata. Ho vissuto 35 anni come una ricercatrice d’oro e adesso che l’oro so dov’è ho avuto l’istinto di condividere le mie poche scoperte con tutti quelli che erano disposti a partire, ad avventurarsi, tra mille pericoli, incoscienti come me.
Un po’ di gente è arrivata, gente che ti sente disarmata e spalmata a mezzanotte e che ha il coraggio di darti quel colpo che comunque ti farà crescere, amici che si interessano del tuo cammino, non importa se parli troppo lungo la strada o se i tuoi commenti sono troppo in stile “bon ton”.
I cercatori d’oro sono gente testarda, gente che ha un luccichio negli occhi ma è anche gente ad alto rischio di deviazioni, spesso è così accecata dall’oro che rischia di non fare i conti con la realtà, con le persone. Ci ho messo mesi a capire questo, a capire dov’è che sbagliavo.
Mi sono concentrata su chi conosceva già l’oro. E ho tralasciato tutti gli altri. E questo per una che ha una fede presunta “inarrivabile”, amica mia, è una cosa da far rabbrividire. Ti mostra quanto sia superabile una fede così, anzi la necessità di superarla.
Ora mi trovo in questo casino. Me ne sono resa conto. E anche grazie a te che dici di aver sentito quel profumo attraverso i miei scritti e che mi esorti a non smettere di scrivere.
Mi hai costretta a guardare in faccia tutti quelli che ho infastidito in questi mesi, tutti quelli che non ne possono più di una che racconta delle sette stanze del castello interiore.
Ho dovuto capire che questo è solo il “Bel castello”.
Si, l’ho capito. In ritardo. E con qualche colpetto al fianco, alquanto doloroso.
E ora che si fa? Lo chiedo a te, a voi. Io davvero non ho risposte al momento, se non tanta stanchezza e anche un po’ di vergogna, ma che vi offro come penitenza quaresimale.

M. Céline C.

Nata in un piccolo paese, si trasferisce in diverse città d’Italia per studio e per lavoro. Da sempre amante dell’arte e della poesia. Moglie, madre, lavora in tutt’altro ambito ma prepotentemente la passione per la scrittura ogni tanto si riappropria di uno spazio importante. M.Céline C. ha un’autentica passione per le relazioni umane. Fondamentalmente disobbediente, diretta, schietta. I suoi brani mostrano sempre quella “sicura insicurezza” che da sempre sperimenta nella vita.