Alessandra Bialetti / Blog | 29 Gennaio 2018

Le Lettere di Alessandra Bialetti – Siamo tutti un po’ migranti

Domenica 14 gennaio: giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

Quanti visi in quella piazza San Pietro gremita di gente, quanti colori di pelle, quanti sguardi desolati ma anche pieni di speranza, ma soprattutto quanta umanità “mischiata” una all’altra. Bimbi, mamme, papà, anziani, nuclei familiari ricomposti in terra straniera e legami affettivi vivi nel cuore ma lontani nel fisico. Mi sono chiesta cosa accomuna ciascuno di noi al vissuto del migrante, se anche noi lo siamo in qualche modo anche se non nelle stesse condizioni di lontananza geografica o persecuzione come nel caso dei rifugiati.

Siamo tutti migranti è stata la risposta che mi sono data. Migranti quando abbandoniamo le sicurezze, vere o presunte, di un vivere stanco e trascinato, quando non troviamo un senso nel nostro andare, quando le certezze materiali battono il passo e ci espongono alla instabilità di un vivere che non è costituito solo dall’economia. Siamo tutti migranti quando sperimentiamo la precarietà delle relazioni, quando non siamo oggetti e soggetti di accoglienza, quando il nostro viso non è accarezzato da mani amorevoli perché le rughe che porta, fisiche ed emotive, sono difficili da toccare, quando le nostre ferite sono pesanti da guardare e da curare, quando il nostro passo si fa stanco e non trova appoggio nel viandante accanto a noi, quando non ci riconosciamo tutti nello stesso barcone della difficoltà di vivere sia essa materiale che morale e spirituale. Siamo migranti quando non troviamo la grotta di Betlemme nel cuore di chi sfiora il nostro cammino, quando le nostre posizioni, idee, sensibilità, modi di vivere stridono con quelli considerati normali, quando non troviamo condivisione di ciò che ci brucia dentro e ci provoca sofferenza.  Siamo migranti quando il giudizio e pregiudizio ci chiude in una prigione da cui si esce solo riconoscendo la comune appartenenza ad una umanità alla ricerca di senso, di luogo, di patria al di là dei confini territoriali. Siamo migranti quando non incontriamo lo sguardo di qualcuno che, come il Gesù evangelico, scorge al di là della nostra umanità ferita il bisogno di amore, di ascolto, di accompagnamento, di sostegno. Siamo migranti quando non sperimentiamo quell’incontro con il giovane ricco (condizione di tanti di noi) in cui Gesù FISSATOLO lo amò.

Ecco cosa ci rende tutti dei migranti anche se pensiamo di essere dei privilegiati (e per tanti versi chiaramente lo siamo) che guardano agli altri con senso di estraneità rispetto allo loro condizioni. Migriamo tutti quando la vita batte il passo e ci pone davanti alla precarietà, alla sofferenza, alla malattia, all’imprevisto che bussa alla porta e ci rende fragili, alla non comprensione delle persone che amiamo e dalle quali ci attendiamo rifugio sicuro. Migriamo in cerca di una “terra promessa” in cui riposare il nostro passo, in cui costruire un vivere possibile ed umano, in cui sperimentare il calore di un abbraccio e lo sguardo non giudicante di chi si fa compagno di cammino.

Sicuramente tantissimi di noi non hanno mai messo piede sui barconi della speranza ma tutti, chi più chi meno, poniamo prima o poi i nostri piedi stanchi su una zattera che porti il nostro cuore altrove alla ricerca di pace, tranquillità, realizzazione. Alla ricerca di quello sguardo che semplicemente ci fissa con un amore che non invade, che non perseguita, che non giudica, che non processa e dispensa castighi ma si apre alla piena e totale accoglienza.

E siamo ancora tutti migranti quando la nostra dignità di persone, portatrici di un qualsiasi vissuto degno di rispetto e di accoglienza, non viene protetta, custodita, promossa ma calpestata, disconosciuta, catalogata, messa al bando, caricata su barconi senza speranza.

E allora non siamo tutti un po’ migranti? E come tali non possiamo fissare uno sguardo d’amore gli uni sugli altri?

Vivo e lavoro a Roma dove sono nata nel 1963. Laureata in Pedagogia sociale e consulente familiare, mi dedico al sostegno e alla formazione alla relazione di aiuto di educatori, insegnanti, animatori. Svolgo attività di consulenza a singoli, coppie, famiglie e particolarmente a persone omosessuali e loro genitori e familiari offrendo il mio servizio presso diverse associazioni (Nuova Proposta, Rete Genitori Rainbow, Agedo). Credo fortemente nelle relazioni interpersonali, nell’ascolto attivo e profondo dell’essere umano animata dalla certezza che in ognuno vi siano tutte le risorse per arrivare alla propria realizzazione e che l’accoglienza della persona e del suo percorso di vita, sia la strada per costruire relazioni significative, inclusive e non giudicanti.