Alessandra Bialetti / Blog | 27 Dicembre 2017

Le Lettere di Alessandra Bialetti – Il coming out: un’opportunità di crescita (II parte)

La I parte è stata pubblicata il 5 dicembre e si può trovare qui

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Il momento della confusione emotiva che la famiglia vive a seguito del coming out del figlio, può diventare uno spazio educativo di straordinaria portata ed importanza: si rivedono posizioni, sentimenti, idee, valori, si elabora un dialogo costruttivo non più basato sulla menzogna e nascondimento ma aperto alla chiarezza e all’autenticità verso un amore e accoglienza incondizionata che riesca ad esprimersi al di là di ogni categoria od etichetta. Educativamente parlando la famiglia si deve “attrezzare” di validi strumenti pedagogici per far fronte in modo positivo alla nuova situazione di vita e sostenere il figlio ad integrare il proprio orientamento omoaffettivo nella ricchezza della sua persona, non come tratto caratterizzante, ma come tassello armonico di una personalità completa, realizzata e non più gravata da sensi di colpa.
Strumenti pedagogici per eccellenza sono l’amore concreto e tangibile della famiglia che diventa riconoscimento del valore e della dignità della persona nella sua essenza e in tutte le sue dimensioni; l’educazione alla pazienza accogliendo se stessi pienamente e attutendo il giudizio discriminante proveniente da una società non ancora pronta a valorizzare ogni diversità come ricchezza; il dialogo che connette vissuti ed emozioni in un ascolto empatico capace di immedesimarsi e cogliere il vissuto emotivo dell’altro; l’educazione all’affettività intesa come progetto di vita che potrebbe anche contemplare un legame omosessuale stabile; l’educazione alla resilienza ovvero la capacità di resistere agli urti interni ed esterni senza perdere la fedeltà a se stessi e infine la gestione del minority stress ovvero di quella situazione di stress continuativo micro e macro traumatico dovuto alla continua ostilità esterna.
Come comunità sociale ed educante ci si deve porre il problema del sostegno alla genitorialità e soprattutto alla famiglia che vive una situazione delicata come quella dell’omosessualità Occorre formare operatori seri e competenti in grado di accogliere il vissuto di tali famiglie in un clima di piena accettazione incondizionata, scevra da giudizi e pregiudizi, per sostenere il nucleo familiare nel delicato cammino di ridefinizione di sé. E’ un percorso che prende il via, prima di tutto, da un lavoro di autoformazione dell’operatore e di chi si pone in una relazione di aiuto, per distanziarsi da stereotipi e pregiudizi che potrebbe nutrire nei confronti dell’omosessualità e per rappresentare quel territorio accogliente in grado di permettere l’elaborazione del vissuto difficoltoso della famiglia. L’operatore è solo una sorta di agevolatore delle dinamiche interpersonali in un clima di rispetto dei valori e dell’esperienza esistenziale dei familiari che, sentendosi accolti, generano a loro volta accoglienza, ascolto e rispetto nei confronti del figlio. L’operatore, come anche l’educatore, il pedagogista, il professionista della relazione d’aiuto, il sacerdote qualora sia presente un percorso di fede, rappresenta un valido sostegno del nucleo familiare: è chiamato ad accompagnare la famiglia intera a sviluppare le proprie potenzialità, ricchezze e peculiarità che permangono anche se bloccate dalla sofferenza. Il cambiamento, tuttavia, è nelle mani della famiglia chiamata, dopo aver elaborato il dolore e la difficoltà, a sviluppare tutta una serie di strategie operative in grado di generare una crescita armonica e integrale della persona. Inoltre l’operatore si pone come interlocutore e intermediario nei confronti di un contesto sociale ghettizzante e discriminante con lo scopo di attutire l’impatto con l’esterno fornendo gli strumenti perché la famiglia possa diventare, a sua volta, mediatrice di se stessa e del proprio familiare omosessuale in un percorso di integrazione sociale. Nell’ambito del sostegno alla genitorialità, particolare rilevo è assunto dallo strumento del counseling come relazione d’aiuto che, sorretta dalla fiducia nelle capacità della persona di autodirigersi ed autopromuoversi, permette la riorganizzazione di risorse solo momentaneamente bloccate dalla situazione di difficoltà, in un clima di empatia ed accettazione incondizionata. In assenza di aiuti sociali ed istituzionali spesso è la famiglia stessa a mettersi in rete per trovare nuove strategie operative e condividere le difficoltà del cammino esistenziale. Realtà di sostegno è rappresentata da Agedo che associa i genitori di figli omosessuali permettendo, attraverso lo strumento del gruppo di auto-aiuto, la condivisione di un percorso spesso molto doloroso e l’assunzione del ruolo di protagonista dell’accoglienza e valorizzazione del familiare omosessuale.
Si è sviluppato il tema della crisi come opportunità di crescita: si ribadisce che il coming out rappresenta un momento educativo e relazionale di estrema importanza ai fini del benessere della persona omosessuale e della sua crescita armonica. Il coming out può essere visto e vissuto come fattore protettivo di crescita in grado di liberare tutte quelle energie tenute bloccate dal clima di omertà, paura ed isolamento verso un’alleanza positiva della famiglia intera che, nella collaborazione, condivisione di vissuti, ascolto delle dinamiche personali ed interpersonali, trova la possibilità di rappresentare il luogo per eccellenza dell’accoglienza completa e incondizionata di sé come individui portatori di una diversità che si fa ricchezza per se stessi e per l’intera comunità sociale.
In uno dei successivi contributi sarà mia cura approfondire il vissuto intimo e profondo della persona omosessuale e della sua famiglia per far meglio percepire il travaglio che entrambi vivono per ritrovare se stessi e arrivare ad abitare uno spazio relazionale di cura, protezione e amore incondizionato. Perché ciò che non si conosce genera paure, blocchi, giudizi e chiusure mentre lasciarsi interrogare dal vissuto dell’altro può accompagnare a prendere su di sé il cammino esistenziale di chi ci sta accanto, qualunque esso sia.

Vivo e lavoro a Roma dove sono nata nel 1963. Laureata in Pedagogia sociale e consulente familiare, mi dedico al sostegno e alla formazione alla relazione di aiuto di educatori, insegnanti, animatori. Svolgo attività di consulenza a singoli, coppie, famiglie e particolarmente a persone omosessuali e loro genitori e familiari offrendo il mio servizio presso diverse associazioni (Nuova Proposta, Rete Genitori Rainbow, Agedo). Credo fortemente nelle relazioni interpersonali, nell’ascolto attivo e profondo dell’essere umano animata dalla certezza che in ognuno vi siano tutte le risorse per arrivare alla propria realizzazione e che l’accoglienza della persona e del suo percorso di vita, sia la strada per costruire relazioni significative, inclusive e non giudicanti.