Articoli / Blog / Le interviste | 07 Dicembre 2017

Per Novella 2000 intervisto: Nina Moric

A volte il mio dolore era talmente atroce…

La voce di Nina Moric è sommessa, spezzata dalla commozione. Me la passa al telefono Luigi Mario Favoloso, l’uomo che ora le sta vicino. La saluto e mi accorgo che quella che per molti è solo la bellissima icona della televisione e dei calendari, invece per me è una donna vera, quella che non conosciamo, quella che vuole raccontare la sua grandissima tragedia. Per questo non appena chiedo a Nina “qual è il peccato che non ti perdoni” il sangue subito torna alla ferita che la devasta: quella di una madre a cui è stato tolto il figlio. Ritorna vivo il periodo tremendo in cui, prima finiva l’amore per Corona e, poi, l’ex marito iniziava a sfidare la giustizia e a fare dentro e fuori dal carcere per diversi reati.

“Però, nonostante i miei incubi personali, mi sono sempre presa cura di mio figlio”, ci dice. “Quando era con me era un bambino felice e contento. Non ho mai parlato male di suo padre. Che dolore provo quando vedo che la gente mi giudica senza conoscermi! Dovremmo ricordarcelo tutti: l’unica persona che ci conosce è Dio. Lui è l’unica persona a cui dobbiamo riferirci. Davvero mi viene voglia di ripetere quelle parole del vangelo: chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Nina, cosa ti rimproveri di aver fatto male nel tuo passato, in cosa hai sbagliato?

“Incolpo me stessa di non essere stata abbastanza forte. C’è stato un periodo tremendo in cui ero assolutamente sola. Quando Fabrizio [Corona, ndr] ha iniziato a entrare e uscire dal carcere non c’era nessuno accanto a me. Con mia madre ci sono state delle incomprensioni e lei non non mi è stata sempre vicino. Però non è colpa sua. Io incolpo me stessa di non essere stata abbastanza forte. Ho sbagliato a soffrire da sola. Dovevo parlare e sono stata zitta, lì ho sbagliato. Però ho letto delle cose assurde. Mi prendo le mie responsabilità. Non sono la madre dell’anno ma ho cresciuto benissimo mio figlio, Carlos, fino ai 13 anni, cioè fino a quando ho potuto.”

Poi, due anni fa, Carlos è stato affidato alla nonna Gabriella, mamma di Corona, perché si disse che hai tentato il suicidio.

“Io non ho affatto tentato il suicidio.”

I documenti parlano di atti di autolesionismo in seguito a un litigio con tua mamma.

“Io non sono una donna perfetta ma sono una persona normale. Io davvero non posso dirti che sono stata una sbandata, un’alcolizzata, una drogata. Non sono una potenziale suicida. Il peccato di cui mi pento è stato quello di non aver parlato quando avrei dovuto, di essere rimasta sola e così di non essere stata abbastanza forte. E così sono caduta in un cerchio perverso: mi sono trovata nel cerchio perverso dell’essere sola e del non cercare aiuto. Lo sai che sono cattolica?”

Grazie di avermelo detto. Cosa vuol dire per te essere cattolica?

“Per me è avere un credo. Per me essere cattolica non è magari andare a Messa tutti i giorni e poi, appena sei fuori, parlare male di tutti, puntare il dito. Io, per esempio, non accuso nessuno e io so cosa vuol dire trovare qualcuno che ce l’ha con te e provare a propria volta ira, e poi cercare di perdonare. So quanto è difficile. Eppure, vedi, io non sto dicendo che ho sposato la persona sbagliata. Io non giudico il padre di Carlos. Magari non tutti sono capaci di essere padri al momento giusto”.

Riesci anche a non giudicare tua madre, con la quale hai un rapporto difficile?

“Nella notte tra il sabato e la domenica del 13 aprile 2015 [il giorno in cui esce la notizia del tentato suicidio di Nina Moric, ndr] ero da sola con lei, avevamo litigato. Però non le voglio dare le colpe. Preferisco piuttosto dire che è colpa mia. Dio mi ha creato, mia madre, al di là delle incomprensioni, mi ha aiutato, e io devo continuare a lottare per ciò che è giusto.”

Anche tu sei madre, ma non puoi vivere con tuo figlio.

“Io credo che togliere un figlio alla madre sia la cosa più atroce che si possa fare. Dopo la morte il più grande dolore è il divorzio. Ma prima della morte c’è un dolore ancora più grande: ed è togliere un figlio. Io sono una madre che ama suo figlio più della sua vita. Davvero: qualcuno mi spieghi perché è giusto che ti portino via tuo figlio. A volte il mio dolore era davvero atroce ma, nonostante i miei incubi personali, mi sono sempre presa cura di mio figlio.”

Il tribunale ha reputato che per Carlos sia meglio così.

“Ripeto: quando era con me era un bambino felice e contento. E invece vedevo tanta gente giudicarmi senza conoscermi. Io voglio la giustizia.”

Se fosse con te cosa insegneresti a Carlos, tuo figlio?

“Ad amare il prossimo, a non odiare, ad andare a scuola. Le cose normali di una madre che vuole il bene per i propri figli.”