Blog / Rassegna stampa | 24 Novembre 2017

LNBQ – Il prete che usa Luxuria e l’ex trans che lo smentisce

Fa male, malissimo leggere dell’infanzia di Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria: Botte prese ogni giorno da una madre “che adoravo” ma che lo vedeva come un ostacolo (“mi picchiava a sangue…mi considerava la sua trappola…la violenza era la razione quotidiana della vita”, fino finire anche in ospedale); l’abuso da parte di uomini adulti fin dalle elementari “in cui vedeva qualcuno che godesse di me, della mia presenza, del fatto che ero al mondo”; quindi la presa in giro dei compagni; infine la prostituzione. E fa così male che verrebbe voglia di prendere quel bambino, abbracciarlo, fargli compagnia e dirgli che lui ha un Padre che lo ama, Dio, e una Madre tenerissima in cielo; che è voluto, prezioso così com’è, senza bisogno di rifugiarsi in un’altra identità che non è la sua.
Sì verrebbe voglia di tornare indietro, andare a cercarlo e proteggerlo così da quello che ha invece dovuto subire, facendo come dovrebbe fare la Chiesa, attraverso i suoi padri. Invece no. Don Mauro Leonardi su Novella 2000 ha intervistato Luxuria per dire di fatto che va bene così e “che trans si nasce, non si diventa e Dio lo sa”. Dunque che continuare a cercare la sua identità nell’accettazione di altri uomini, identificandosi come una donna, è un dato di fatto, perciò anche a Dio va bene così. Che sarebbe come dire che Dio vuole lasciarci vivere nel dolore del peccato dove le ferite, anziché rimarginarsi, diventano norma senza mai guarire davvero. Dimenticando che Dio, Gesù, vuole il ravvedimento, perché sa che solo nella sua legge, che è la sua via, si può trovare la Vita: Lui, l’unico che basta, l’unico che facendo comprendere all’uomo la vera origine del suo disagio (senza cui non esiste guarigione) può redimere davvero l’uomo e ridargli la dignità persa. Invece no, Leonardi fa intendere che la Chiesa è sulla via buona dell’”apertura”, per cui anche Vladimiro può fare tranquillamente la Comunione parlando della Madonna come di un suo modello (e non importa se con la sua vita nega la creazione e l’identità che di Dio gli ha donato).
Sappiamo invece qual è la realtà di disperazione del mondo transessuale descritta da un sondaggio che fa comprendere che la spiegazione ad un malessere tale (suicidi, disagi, disoccupazione etc.) non può essere appena la discriminazione sociale (quando questa ci sia). Ma soprattutto sappiamo che la prima risposta al disagio, e anche al rifiuto violento della persona che lo vive, non è nell’accettazione e amplificazione dello stesso, ma nella comprensione della sua vera origine.
A spiegarlo recentemente è stato Chad Felix Greene, caduto nell’inganno (da cui si è poi liberato) del transessualismo come risposta al suo dolore di bambino. Green ha raccontato per la prima volta i dettagli della sua storia spiegando a The Public Discourse che “quando vedo questo bambino (Nemis, 8 anni, che si fa chiamare “lactactia” fingendosi femmina e usato come trofeo dal mondo Lgbt, ndr), vedo me stesso. Vedo quello che mi sarebbe potuto capitare se fossi nato 10 anni dopo. E vorrei poterlo mettere in guardia circa il pericolo che si nasconde su quella strada”.
Green figlio di un giovane ventenne e di una madre che lo abbandonò da piccolo, crebbe con una nonna che lo accolse ma come bambina. Per cui “anche io a 8 anni volevo essere una femmina…Per nove anni io e mio padre siamo vissuti vicino a lei e lei mi ha cresciuto. Quando avevo 8 anni lei era tutto il mio mondo”. Nonostante quello fosse il rifugio del figlio, suo padre “combatteva con i miei impulsi femminili…Ma, infondo, penso che non sapesse che cosa fare. Perciò ero depresso e solo e avevo grande difficoltà a relazionarmi con gli altri bambini”. Quindi, come unica scappatoia, “stavo con mia nonna”, la quale lo assecondava, proiettando su di lui i suoi desideri. Persino dipingendogli le unghie o vestendolo come una femmina: “Lei avrebbe chiaramente voluto che io fossi una bambina”.
Così, a 14, Green cominciò a cercare contatti sessuali con i transessuali dove “assumevo il ruolo della donna” e “tutto il senso che avevo di me si riduceva alla mia sessualità e al fatto di sentirmi nel corpo sbagliato”. Di qui in poi fu un continuo rincorrere la mascolinità mancata nel sesso promiscuo e compulsivo, per cui Green contrasse anche l’Hiv. Furono solo una serie di eventi, che lo costrinsero a stare a casa con il padre, a “salvarmi dalla fuga, dal diventare un senzatetto, dalla prostituzione o cose anche peggiori”.
Green non spiega come oggi sia riuscito a capire che “la disforia di genere era il sintomo di un problema più ampio”, anche se “oggi molti vogliono trasformarla in un’identità” e che “ciò di cui avevo bisogno era di essere aiutato a capire e a superare la mia ansia sociale. Avevo bisogno di strumenti per costruire amicizie sane e durature. Avevo bisogno di vivere in ambienti maschili e di forti leader maschili. Avevo bisogno di capire la mia mascolinità piuttosto che fantasticare su un ideale femminile”. Perciò Green ha voluto raccontare la sua storia: “È assolutamente vitale – ha chiarito – al fine di comprendere l’impatto che la sessualizzazione precoce ha sui bambini”.
“Atti sessuali precoci aumentano il rischio della violenza sessuale (come emerge dalla biografia di Luxuria, ndr), sia da parte dei giovani sia contro di loro”. Non a caso poi “i giovani di età compresa tra i tredici e i ventiquattro anni costituiscono il 22 percento di tutti i nuovi casi di Hiv (2015)”. Il Center for disease and controll (Cdc) del governo americano ha anche spiegato la correlazione tra comportamenti sessuali precoci e disordinati e l’abuso di droghe. Inoltre “gli adolescenti Lgbt sono anche a rischio di diventare senzatetto”.
Un transessuale, che si fa chiamare Janet Mock, ha ammesso, di aver “lasciato la scuola a 15 anni per recarsi in un’area nota per la prostituzione transessuale”. Lodando gli uomini che si definiscono donne per prostituirsi, Mock scrive: “Queste donne (in realtà erano uomini travestiti, ndr) mi hanno insegnato che non c’era nulla di sbagliato nel mio corpo”.
Green fa capire come tutto ciò serva anche a rendere normale la sessualizzazione dei bambini, come sognano i pedofili. Perché oltre a quello che ha chiarito Mark Regnerus, sul fatto che nelle accademie “alcuni studiosi stanno lavorando per cancellare il tabù sugli adulti che fanno sesso con i minori”, lo stesso “si sta chiaramente verificando più ampiamente a livello culturale. La prima stagione del programma televisivo Queer as Folk ha inscenato una trama in cui un ragazzo di diciassette anni lascia la sua famiglia per trasferirsi con un uomo di ventinove anni che ha incontrato in un bar gay”. Nel frattempo abbiamo bambini spinti a travestirsi e ad assumere atteggiamenti provocatori, mentre il National Geographic ha messo in copertina un bambino di 9 anni vestito da bambina.
Infine, spiegando il dolore e la ferita che provoca un’innocenza rubata, Green domanda: “La Sinistra celebra la propria intuizione progressista e considera “Lactatia” un trofeo della sua sapienza. Ma dove saranno questi attivisti quando abbandonerà il liceo o diventerà dipendente dalle droghe? Come farà a sapere chi è quando la sua identità sarà così avvolta nell’agenda ideologica di un movimento desideroso di sfruttarlo per una narrativa politica?”.
Quel che è più grave è che questa domanda noi dobbiamo rivolgerla invece ad un sacerdote dell’Opus Dei come Leonardi che usa Luxuria come strumento della sua campagna interna alla Chiesa (procedendo da mesi indisturbato) per sovvertire il suo insegnamento morale e di fede che difende il peccato sulla pelle del peccatore. Scandalizzando e diffondendo una cultura di morte, che farà danni sporattutto fra i più piccoli e innocenti. Ovviamente tutto in nome della carità e dell’amore.

Tratto da LNBQ 

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