Articoli / Blog | 30 Ottobre 2017

IlSussidiario – CLOCHARD BRUCIATO VIVO/ E modella 14enne morta a Shanghai, perché siamo indifferenti alla croce degli altri?

Guardi la foto e vedi una donna da sogno. Poi leggi e scopri che ha 14 anni e perciò è una bambina: una bambina russa che lavora a Shanghai come modella. Si chiamava Vlada Dzyuba ed era l’astro nascente della bellezza. Muore di meningite dopo aver sfilato per 13 ore sottoposta a un “contratto da schiava”: prima di sfilare in passerella per l’ennesima volta, le è salita una febbre altissima. Pochi minuti dopo è svenuta ed è morta. Vlada era una bambina costretta ad essere adulta tra orari, prove, diete e quelle sfilate interminabili in cui doveva camminare perfetta, essere perfetta. Muore e nessuno, tranne la madre, se ne accorge: il mondo della moda tace, non risulta che alcuna sfilata si sia fermata neppure per il classico “minuto di silenzio”, nessuno stop, nessun “mea culpa”: solo l’urlo di dolore della madre che racconta come la bimba telefonasse per dire di sentirsi sempre molto stanca.
Il filo dell’indifferenza rispetto alle vittime lega per un giorno Torino a Shanghai. Perché nel quartiere Aurora una banda di ragazzini se la prende con un clochard. Non si limita agli insulti o alla violenza vigliacca fatta solo di parole. Lo picchiano e lo bruciano vivo. Dove stiamo andando? Le solite espressioni come “paura del diverso”, “insicurezza”, “disagio” appaiono vuote più che mai. Parole incapaci di prendere in braccio Vlada, la bimba russa, e il clochard. Dolori lontani ma accomunati dalla bestiale indifferenza di chi li ha commessi. La gente guarda una bellissima ragazza camminare e non si accorge che sta morendo. La gente passa accanto a un senza tetto e non si accorge del suo dolore. Ci accorgiamo di queste persone invisibili solo quando scoppiano violenze inenarrabili. Il vero omicidio verso i deboli è l’indifferenza, la nostra indifferenza. Perché la violenza c’è sempre stata ma può sussistere, resistere e perpetuarsi solo se sostenuta dalla cortina di silenzio che la fiancheggia e la protegge. Non dimentichiamoci di quanto raccontava Hannah Arendt con la sua banalità del male. Peggio dell’odio è l’indifferenza. È l’indifferenza che uccide. La nostra indifferenza. E all’indifferenza ci si abitua giorno per giorno, momento per momento. Ed è con la nostra indifferenza che diventiamo sadici carnefici. Il vangelo racconta dei tanti che sono passati indifferenti vicino a Gesù crocefisso: la nostra civiltà ci educa all’indifferenza. Ci insegna a coltivarla. Ci spinge a passare per via, a guardare – questo sì – ma poi ad andare avanti. Essere uomini oggi, diversamente da quando la nostra civiltà era povera e quindi solidale, significa educare il cuore per allargarlo, per mettere da parte ogni indifferenza. Niente sguardi vitrei, impassibili, sordi. No all’indifferenza ammantata di normalità. Decidiamoci ad odiare e uccidere subito l’indifferenza. Perché l’indifferenza è la peggior violenza. Quest’ultima, pur nel suo orrore, dice che ci si accorge dell’esistenza di qualcuno. L’indifferenza invece è uccidere lasciando affondare una vita nell’abbandono.

Tratto da ilsussidiario.net