Articoli / Blog | 30 Settembre 2017

GENTE – Ieri era un angelo ora è un demone

Gente è tra le più diffuse riviste di attualità italiane. La testata è diretta dal 14 novembre 2006 da Monica Mosca ed è pubblicata dal gruppo editoriale Hearst Magazines Italia (cfr. Wikipedia)

Cosa fai quando due persone a cui credi ti dicono il contrario? Questa è la domanda che batte nel cuore del cattolico qualsiasi, mentre c’è chi si sfrega le mani perché il Vaticano, comunque vada a finire, ne esce male. È la sintesi dell’ennesimo caso, quello di Libero Milone: dove lui dice una cosa e il Vaticano un’altra. Ecco, in sintesi, la storia. A luglio 2015 viene nominato Revisore Generale della Santa Sede da Papa Francesco. All’opinione pubblica viene descritto come un uomo non solo competente ma anche integerrimo, perché ha il mandato di essere radicale nel fare chiarezza nei conti del Vaticano. Milone racconta di avere, agli inizi, contatti frequenti con il Papa: gli sottopone problemi entrando nei particolari e riceve istruzioni precise su come operare. Poi, poco per volta, il rapporto si affievolisce. Continuano a giungergli le indicazioni specifiche da parte del Papa, ma attraverso altri. E alla fine non c’è più nessun rapporto. Avviene il 19 giugno scorso quando, durante un incontro con il cardinal Becciu che pensava di routine, scopre di aver perso la fiducia del Papa e si sente invitato, da quello che di fatto è “il numero tre” del Vaticano, ad avviarsi alla Gendarmeria vaticana. Lì, dopo una giornata di interrogatori condotti – così racconta Milone – senza avvocato, con toni a tratti molto aggressivi che giungono al punto di minacciare l’arresto, firma una lettera di dimissioni che gli viene offerta già pronta anche se, stranamente, con la data del 12 maggio. Riesce almeno ad ottenere che la data sia corretta e si dimette, firmando anche un accordo di riservatezza. Che però in questi mesi, a suo dire, viene infranto prima dalle autorità della Santa Sede, danneggiandolo gravemente. E così, pochi giorni fa, rilascia a Sky un’intervista alla nitroglicerina in cui racconta di prove costruite a tavolino allo scopo di ottenere il suo allontanamento e tratteggia la figura di un pontefice ostaggio di qualcuno che glielo rende inaccessibile: “per qualche motivo che io non conosco mi è stato impedito di incontrarlo”, dice, e si dichiara innocente anzi di più: “ho fatto il mio lavoro e basta”, conclude. La risposta dell’autorità vaticana è immediata e secchissima. Poiché Milone non ha rispettato il suo impegno di riservatezza, dice un comunicato della Sala Stampa, ci si sente liberi di raccontare la verità. E cioè che “in base agli statuti, il compito del Revisore Generale è quello di analizzare i bilanci e i conti della Santa Sede e delle amministrazioni collegate. Risulta purtroppo – prosegue la nota – che l’Ufficio diretto dal Dott. Milone, esulando dalle sue competenze, ha incaricato illegalmente una Società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede”. Ma quale vita privata? Aveva anticipato Milone nell’intervista: l’ormai ex-revisore aveva semplicemente fatto delle verifiche su possibili conflitti d’interesse all’anagrafe, usando dati disponibili al pubblico. La ricostruzione che ho appena tratteggiato, potrebbe proseguire arricchendosi di dettagli che sono facilmente rintracciabili in rete. Io come prete qualsiasi – e, prima ancora, come cristiano qualsiasi – sono addolorato. E sebbene sappia distinguere chiaramente tra la Chiesa e il Vaticano, tra il Vangelo e il nuovo codice sugli appalti che Milone aveva per le mani, mi chiedo perché, dopo Paolo Gabriele nel 2012, Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui nel 2015, ci sia un Libero Milone nel 2017 (e tengo nella penna tanti altri nomi e tante altre vicende). Come possiamo non credere, noi gente della strada, alle altissime personalità ecclesiastiche che hanno valutato Milone quando ci dicono che costui si è comportato male? Crediamo loro come quando avevamo creduto loro quando avevano sostenuto che fosse degno della più totale fiducia, fiducia che poi ha tradito. La Gendarmeria, nei confronti di Milone, davvero ha operato in maniera limpida secondo la corretta prassi investigativa? Qualche conoscente bene informato cui racconto le inquietudini dell’uomo della strada, mi dice che la Gendarmeria è stata correttissima e che qualcuno la sta attaccando in maniera scientifica, “chirurgica”. Come è avvenuto quando è stata diffusa la notizia di uno sgombero dalle “brusche modalità” dei senzatetto dal colonnato del Bernini da parte dei gendarmi, e invece era solo un’indispensabile iniziativa necessaria per ripulire la piazza da rifiuti organici e sporcizie varie. E poi, aggiunge, dove sono le notizie che sarebbero trapelate contro Milone e che lo hanno indignato al punto da giustificare la successiva rottura da parte sua, del patto di riservatezza? Nessun giornale, nessun blog, le ha pubblicate, dove sono? Giusto. Annuisco. Sì, è così. E vorrei anche chiedere – ma la domanda mi rimane in gola – se è vero che Milone, nominato direttamente dal Papa a un incarico delicatissimo, però non ha potuto avere con lui almeno un tentativo di chiarimento. Anche duro. Ma diretto. Franco. Con parresìa, come disse nell’ottobre 2014 all’apertura del Sinodo straordinario sulla Famiglia. Cioè, secondo quel modo di essere fatto di trasparenza e di semplicità evangelica che Bergoglio trasmette continuamente nei suoi gesti e con le sue parole. Perché questa vicenda, a noi gente qualsiasi, fa giungere tutt’altro. Perché così, un figlio che sbaglia non si sente più figlio e il Vaticano ci fa una brutta figura. Ma il Vaticano non è la Chiesa. E questo lo sappiamo tutti.

Mauro Leonardi

 

     

Pag. 21 – 22 del num. 40 di GENTE