Articoli / Blog | 10 Agosto 2017

FarodiRoma – Migranti. Vergognarsi davanti al “vucumpra”

A Vietri (Salerno) un cingalese vende in spiaggia i suoi pinguini gonfiabili, quelli che non vanno mai giù. È una scena che trovi in quasi tutti i litorali italiani. Il venditore ambulante – quasi sempre extracomunitario, in questo caso arrivato dallo Sri Lanka – arriva tra i bagnanti e con gesto plateale getta in aria il pinguino. Questi galleggiano, arrivano a riva e scatenano i bambini che li vanno a prendere e chiedono ai genitori di comprare il giocattolo nuovo.

A Vietri sul Mare, però, l’altro giorno, accade una cosa vergognosa. Anche lì i bimbi circondano il venditore e uno di loro passa al papà il pinguino chiedendo il regalo ma il papà, che sta galleggiando in mare, non ha nessuna intenzione di spendere i tre euro richiesti e nasconde il pinguino sotto di sé, sott’acqua. L’ambulante, stravolto dal caldo non se ne avvede e se ne va. O forse invece se ne accorge ma finge di no perché, in ogni caso, cosa potrebbe fare? Una denuncia ai carabinieri? Immaginiamo la scena: il brigadiere arriva, interroga il cingalese che racconta il furto, ma tutti i papà che hanno riso di lui fino a quel momento, negherebbero, direbbero che loro il pinguino l’hanno pagato. Loro, gli italiani bianchi sono persone oneste, non si sognerebbero mai di non pagare tre euro per un pinguino gonfiabile. E invece magari il cingalese qualche documento a posto non ce l’ha. Magari gli manca qualche pezzo di carta. E allora magari accompagnano lui in caserma e chissà poi cosa succede. Quindi, meglio fingere di non accorgersi del furto. Il venditore ambulante se ne va. I papà ridono di lui e si fanno belli davanti ai figli consegnandogli il frutto, non del loro lavoro ma del loro furto. Un bagnante però – Pippo Zarrella – racconta tutto su facebook e lo sdegno diventa virale: è grazie a facebook che io sono qui a raccontarlo. Perché il badante indiano (prezioso, indispensabile) di un signore, me lo racconta e aggiunge “prete, è questo il tuo paese”?

Vergogna, ira. Dico no, grido no: voglio gridare di no. Per questo scrivo. Comportamento imperdonabile, gravissimo. Non solo per il motivo subito evidente – cioè per il razzismo – ma perché il padre che dovrebbe dare il buon esempio ai figli insegna loro a sfruttare il povero migrante. Bimbo mio guarda papà e impara. Nella vita solo i fessi faticano, e tuo papà – ricordalo – fesso non è. Ti ricordi i discorsi che facciamo a casa sulla gente dei barconi che toglie lavoro agli italiani? Ricordi quando mamma ti dice di chiudere bene casa che con tutta la gente strana che oggi come oggi gira per strada, ormai non c’è più da stare tranquilli? Ecco, adesso guarda e impara come si trattano, come si fa venire voglia loro di tornare a casa loro, come gli facciamo vedere quanto siamo civili, gli facciamo venir voglia noi di imparare da noi il nostro il codice etico, di imparare e di capire perché l’Europa è avanti rispetto al terzo mondo e come mai sono loro a venire in Italia e non noi ad andare da loro.

Questo cingalese crede che per guadagnarsi da vivere si debba andare avanti e indietro sulla spiaggia tutto il giorno a vendere pinguini perché ancora crede che per vivere si deve faticare ma oggi gli insegniamo che in Italia le cose non funzionano così.

Quanto mi piacerebbe che a questi signori qualcuno spiegasse che la furbizia non è un talento e non è una dote ma è una vergogna. Perché anche se al momento arrivi primo, in verità arrivi sempre ultimo. Sei sempre l’ultimo. Ultimo in dignità e ultimo in intelligenza. Perché hai guadagnato tre euro ma hai perso o un uomo o un figlio. Perché se tuo figlio è disonesto come te gli impedisci di diventare uomo. E se invece è onesto, gli impedisci di essere figlio.

Qui il racconto originale di Pippo Zarrella

Tratto da FarodiRoma