Blog / Renato Pierri | 26 Maggio 2017

Le Lettere di Renato Pierri – Clausura

Gesù non amava gli spazi chiusi Leggo sul blog “Come Gesù” un articolo di Guido Mocellin, tratto da Avvenire. Il giornalista e saggista scrive: “Il fatto che, a causa di Facebook, il monastero di clausura di Santa Chiara di Oristano sia finito su Vanity Fair, con tutto ciò che, da Thackeray fino al Qoèlet, tale testata evoca, potrebbe arricchire i dossier di chi, ogni volta che un “nuovo” media si affaccia sulla scena della comunicazione, è pregiudizialmente sospettoso verso le contaminazioni che si possono stabilire tra esso e le realtà ecclesiali. A me invece tornano in mente il celeberrimo radiodocumentario “Clausura”, che Sergio Zavoli realizzò nel 1958 intervistando una carmelitana scalza nel monastero di Bologna (seguì la versione televisiva), e il film-documentario del 2005 “Il grande silenzio”, girato da Philip Gröning tra i monaci della Grande Chartreuse, nei pressi di Grenoble. Quante persone si saranno avvicinate grazie a loro a questa vocazione esigente?… apprezzo che un monastero, piccolo perché ci vivono oggi dieci monache e prezioso perché antico scrigno di fede e di preghiera, si sia aperto al pubblico, tramite una mostra fotografica, una pagina Facebook per ora concentrata nel promuovere la mostra, un sito-blog e gli altri connessi arnesi digitali.”.

Che cosa significa “avvicinarsi a questa vocazione esigente”? Voler diventare monaca di clausura? Se il significato è questo, la risposta alla domanda è: pochissime persone, forse nessuna, o forse solo qualche ragazza reclutata “da altri Paesi con l’unico scopo di evitare la chiusura del monastero, a causa della ridotta presenza di monache”. Le parole tra virgolette sono di Papa Francesco. Le vocazioni, infatti, sono in forte calo. Forse Guido Mocellin intendeva solo dire che tante persone si sono interessate a questa vocazione esigente? Ad ogni modo è significativo il fatto che per far avvicinare qualcuno alla “vocazione esigente” ci sia bisogno che le monache di clausura siano un po’ meno di clausura, che la “chiusura” sia un po’ meno chiusura, significativo il fatto che l’apertura giovi alla clausura.

Io credo che i monasteri si svuotino anche perché ci si rende sempre più conto che fede e preghiera nella strada danno più frutti della fede e della preghiera in un monastero. Del resto Gesù non trascorse quaranta giorni in una caverna, ma nel deserto, non amava gli spazi chiusi ma gli spazi aperti, le strade, i campi, il cielo.

Renato Pierri

IlPasquino
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