La Lettera di una Mamma fiduciosa – Perché, se tornassi indietro, non vaccinerei mio figlio
Dopo gli interventi di Roberta Siciliano (qui un esempio) mi ha scritto su Facebook una mamma che mi ha chiesto di poter raccontare al blog la sua storia. Il suo nickname è Mamma fiduciosa
Carissimo Don Mauro,
c’era una volta pochi mesi fa un bambino che, insieme alla sua mamma, saliva le scale che lo portavano all’ambulatorio vaccinale di un ospedale di provincia come tanti altri bambini della sua età. Era una calda mattina d’estate quando la dottoressa iniettava il vaccino del meningococco nella gambetta che non voleva stare ferma, tra i soliti cinque minuti di pianti di un bimbo di 1 anno spaventato, ma pronto in un lampo a tornare alla sua solarità di sempre. Sono passati 15 giorni “di normalità” per poi iniziare a scoprire che anche per un frugoletto così piccolo può esistere l’inferno. Una caduta, un’altra, in modo sempre più frequente e pericoloso… l’equilibrio vacilla, un piede torce verso l’interno.
Cosa devono fare due genitori nel vedere il loro bimbo così? Spaventati per questa novità vanno dal pediatra e di concerto con lui dal fisiatra… per scoprire che probabilmente le cadute sono la conseguenza proprio di quel vaccino iniettato da poco più di un mese. Di lì l’inizio di un piccolo grande calvario in una struttura di livello superiore dove, invece di fare quella risonanza dovuta per verificare l’infiammazione cerebellare (probabile causa nelle cadute e delle reazioni rabbiose del piccolo) lo avviano ad una diagnosi funzionale fatta frettolosamente e con un distacco emotivo che ricorda più un laboratorio per topolini che un reparto pediatrico.
Perché un bimbo cade così e reagisce così? Perché una famiglia non gli dà stimoli sufficienti che altri al di fuori darebbero sicuramente meglio. E la terapia? Avviarlo ad una socializzazione esterna alla casa il più presto possibile. Ai genitori viene detto che verrà avviata la segnalazione per evento avverso da vaccino e che il percorso neuropsichiatria nella ASL di appartenenza sarà un dovere “assoluto”… e così il cammino continua… scoprendo a distanza di poco meno di un anno che la segnalazione non è mai stata fatta, che il piedino permane storto, che un bambino che non riesce a far esplodere il sole che ha dentro aspetta (forse dopo l’estate) una valutazione psicomotoria su una diagnosi incontestabile… e intanto con l’aiuto di quella mamma e quel papà (per i medici incapaci di dargli stimoli) impara nuovamente a non cadere e a sorridere delle piccole cose di tutti i giorni.
E come per ogni favola che si rispetti “vissero tutti insieme felici e contenti” (o almeno la speranza cristiana ci fa sognare che questo finale sia ancora possibile).
Una storia di altri tempi? no… la storia di oggi della mia famiglia, di una famiglia normale in cui mamma e papà vivono la quotidianità di sposi, genitori e lavoratori, cercando di essere testimoni con la loro vita di quella fede ricevuta e che per noi è irrinunciabile, nonostante tutto.
Quello che colma il cuore di amarezza e vedere che i vaccini (cui non siamo stati mai contrari per principio) sono un mondo incontestabile, tanto da non porsi alcun dubbio, da non verificare lo stato reale delle cose, da etichettare un bimbo con una facilità disumana pur di non scalfire quel muro di certezze che la campagna vaccinale sta imponendo sulla testa dei genitori della nostra bella Italia.