Roberta Siciliano – Il rosso e il nero, di Stendhal

Il rosso e il nero è un romanzo realistico che mette in evidenza la struttura sociale della Francia prima della Rivoluzione del 1830 (borghesia-nobiltà; gesuiti-giansenisti).

Questo romanzo è uno dei pochi che meritano di essere chiamati tali, uno di quelli in cui ti immergi non soltanto in una storia ma in storie diverse, in personalità diverse, assumendo di volta in volta fisionomie, nomi, caratteri, diversi occhi dai quali proiettare la realtà che si vuole rappresentare.

Se da una parte sono molti i momenti che portano alla riflessione, lo sono ancora di più i personaggi con una psicologia ben definita, personaggi che non si limitano a far da sfondo ma che vivono insieme alle loro parole e ai loro gesti.
Soffermandomi sui gesti, sulle azioni, sulla psicologia, non posso fare a meno di dire che il personaggio che ho ammirato in tutte le sue prospettive, è Julien Sorel.

Stendhal ci dà un’analisi psicologica quasi maniacale di questo personaggio.

Julien rappresenta la voglia di emergere, l’ambizione soffocata dalla casta sociale cui appartiene e credo, a maggior ragione, che non abbia il pregio di riuscire simpatico alla maggior parte dei lettori.
Nel corso del romanzo egli oscilla fra il suo desiderio di aderire al motto napoleonico “siate realisti, perseguite l’impossibile” e la sua ipocrisia di facciata che al contrario aderisce al motto gesuitico “sentire è ubbidire”.
Il volto di Julien assume volutamente i segni di un’ipocrisia che già accentuata nella prima parte del romanzo, diventerà in seguito parte integrante del suo modo di pensare.
Egli è in perenne lotta fra la sua passione rivoluzionaria e la sua volontà di affermarsi in una società dominata dalle regole della Restaurazione ma è proprio grazie a questa sua ambivalenza che è pienamente figlio della sua epoca, un’epoca divisa fra un passato dominato dagli appassionati ideali eroici e un presente domato dalla noia, dalla disillusione, dalla corruzione e dall’ipocrisia.

“Il conte Altamira mi raccontava che , il giorno prima del supplizio, Danton diceva con la sua grossa voce : è strano il verbo “ghigliottinare” non si può coniugarlo in tutti i tempi; si può dire “io sarò ghigliottinato, tu sarai ghigliottinato”, ma non si dice “io sono stato ghigliottinato”.

Ne consiglio senza dubbio la lettura!

 

Roberta Siciliano è nata a Milano il 05/06/1991 e vive a Soverato (provincia di CZ) ed è studentessa di Medicina e Chirurgia presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro. Amante della lettura ha creato nel 2010 la pagina Facebook Voce del verbo leggere