Articoli / Blog | 05 Gennaio 2017

Il Pasquino – Preti pedofili: tolleranza zero e qualche domanda

Il 28 dicembre, giorno dei santi innocenti, Papa Francesco scrive ai vescovi di tutto il mondo una lettera in cui chiede loro il massimo rigore – la tolleranza zero – rispetto ai preti pedofili. Rileggo questa lettera del vescovo di Roma mentre si rincorrono le notizie a proposito dell’ultimo scandalo sessuale legato a un mio fratello sacerdote: don Andrea Contin.
Il Papa aveva scritto qualche giorno fa: “voglio che rinnoviamo tutto il nostro impegno affinché queste atrocità non accadano più tra di noi. Troviamo il coraggio necessario per promuovere tutti i mezzi necessari e proteggere in tutto la vita dei nostri bambini perché tali crimini non si ripetano più. Facciamo nostra chiaramente e lealmente la consegna “tolleranza zero” in questo ambito.” Parole chiare. Parole chiare. Tolleranza zero. Atrocità. Crimini. Sono parole pesanti non solo per il loro significato pesante. Forse non esistono parole abbastanza pesanti per dire lo schifo e lo scandalo di un atto del genere. Sono parole pesanti per le lacrime che le bagnano.
È giusto che il Papa pianga: quando il Papa scrive che la Chiesa piange sono convinto che parli anche delle proprie lacrime: lacrime di padre di quei bambini e di fratello di quei sacerdoti. Un cuore ferito da due dolori grandi, molto grandi: padre e fratello.
Ma la Chiesa piangente dovrebbe bagnarsi anche delle nostre lacrime.
I propositi fermi e forti di Papa Francesco, dovrebbero essere anche i nostri.
Mai più. Mai più. Perdono. Perdono. Giustizia. Giustizia. Verità. Verità. Misericordia. Misericordia. Tutto ripetuto due volte e poi ancora e ancora. Come le lacrime che scendono in coppia. Due a due e poi ancora e ancora. I Santi Innocenti non sono un atroce ricordo di un passato lontanissimo ma quei bambini sono ancora tra noi e anche Erode purtroppo. Ma possiamo fermare tutto questo inondandolo di lacrime e verità. E dobbiamo farci anche delle domande. Non sulla bellezza del celibato e della verginità se davvero liberamente scelti per amore di Cristo, ma sulla decisione di legare in modo assoluto il sacerdozio al celibato. Per secoli la Chiesa aveva scelto i propri preti tra chi aveva già deciso di vivere il celibato a prescindere dal sacerdozio: ma, ad un certo punto, è avvenuto il contrario. Da allora chi vuole essere prete deve anche scegliere il celibato. Ci si possono fare delle domande su questo modo di vivere? Questa scelta obbligata, accanto all’altra per cui un sacerdote può, in pratica, dal punto di vista del lavoro, “fare solo il prete”, può spingere chi riceve il sacramento dell’ordine ad un equilibrio esistenziale a volte davvero difficile da mantenere? Domande. Domande.
Perché per arrivare alla verità vera è necessario, a volte, farsi prima la domanda vera.

Tratto da Il Pasquino

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