Blog / Libri recensiti dal blog | 27 Novembre 2016

Roberto Allegri – Io sono fango

“La pietà molto spesso resta solo un pensiero che non diventa gesto. Nasce e muore nel cuore”. È una delle prime frasi del romanzo che colpiscono, forse perchè è esperienza comune e personale avere cuori generosi e mani sterili. “Se ne occuperà Jetro”.
Il I capitolo finisce come finisce come finiscono tanti nostri moti di generosità o di vergogna per il nostro egoismo: ci penserà qualcun altro a fare quello che noi non vogliamo fare perché essere generosi è bello ma che lo siano gli altri.
Questo libro è un romanzo nuovo ma non è nuova è la storia che racconta.
Chi vuole leggere il libro è meglio si fermi qui perché non è possibile parlare di questo libro senza svelarne la storia.
C’è un uomo che ha sperperato tutto, rinnegato tutto e tutti, ed è finito coi porci. La sua vita ha ora un nome nuovo che si è dato da solo: Fango.
Fango è il Figliol Prodigo. Sarà perché abbiamo tutti dentro qualcosa di quell’uomo, quella parabole è la meno metaforica di tutte. È quasi una foto direi; quasi uno specchio. Se la leggi, ti ci riconosci.
Quest’uomo cammina e cammina e cerca e cerca. Cerca cibo, riparo, lavoro e cerca espiazione.
Piano piano inizia a fermarsi, a ritrovare forze e coraggio e dignità.
A lui accade quello che accade spesso quando ti senti rinascere: quando ricominci a stare bene cominciano a riaffiorare i ricordi di quando eri bambino. Sensazioni, profumi, immagini di piccole gioie che sanno di casa, di famiglia. Perché è lì, nella casa, nella famiglia, che c’è ogni radice di felicità e serenità e perdono.
Il libro parla di cose piccole, l’A B C della dignità.
“Entrò in casa e si cambiò. Quando uscì nuovamente, lo fece a testa alta.” Si ritrova la dignità da puliti, lavati, vestiti decentemente. Sembra proprio che lo schema di questo libro siano le opere di misericordia. Vestire gli ignudi. Dare da mangiare. Dare da bere. Molto belle sono anche le parole usate per descrivere il rapporto con gli animali. Il rispetto o è per tutte le creature e per tutto il creato o non esiste.
Grazie a questo libro mi sembra di aver capito meglio che la redenzione non inizia quando cominciamo a vedere la luce ma quando arriviamo nel punto più basso e buio della nostra vita. “Fango stava arrivando alla sorgente della tristezza, quella che stava incisa nei suoi lineamenti”.
Il libro sottolinea come non sia il cuore di carne ciò che mette in pericolo la nostra vita , ma un cuore di pietra. “…Quante virtù sono contenute in un sorso d’acqua fresca! Non lo avrei più dimenticato”. Forse è per questo che Gesù ci ricorda di fare, di dare, anche se è poco. Perché in ogni dono c’è Lui e Lui è sempre tutto. Fango alla fine torna figlio, cioè torna alla vita. Perché se non sei figlio, non sei più uomo. “Non sono più tuo figlio”, dicevo in silenzio. “Non sono più nemmeno un uomo. Sono solamente un essere di fango”.

Roberto Allegri, Io sono fango, San Paolo