Blog / Renato Pierri | 11 Novembre 2016

Lettere di Renato Pierri – Cambiamo l’Atto di dolore? No, cambiamo il significato…

 

Interessanti le seguenti parole del prete e scrittore Mauro Leonardi sul suo blog “Come Gesù”: «Nelle polemiche attorno al caso Cavalcoli si è non poche volte menzionato “L’atto di dolore” per difendere il domenicano: perché ce la si prende con lui dal momento che lo stesso concetto, quello dei “castighi meritati”, viene espresso nell’atto di dolore e lo ripetiamo quando ci confessiamo? Ora, quelli che dicono così non sanno forse che esistono molte persone nella Chiesa che vorrebbero che l’atto di dolore “tradizionale” – in realtà inventato nel XVII secolo – venisse cambiato. Addirittura tale operazione è stata portata a compimento dal Concilio Vaticano II in maniera ufficiale, nell’edizione tipica latina, ma, misteriosamente, in italiano, è rimasta la vecchia formulazione». Il sacerdote poi riporta la spiegazione che diede don Silvano Sirboni su Famiglia Cristiana del 17 febbraio 2018. Ne trascrivo poche righe: «Dio non ha bisogno e non ama castigare. Compiendo il male ci castighiamo da noi stessi… L’Atto di dolore è un testo la cui formulazione risale alla fine del XVII secolo. Risente di quel particolare contesto culturale che tendeva a omologare Dio ai monarchi assoluti». Nella sostanza don Sirboni spiega che le parole dell’Atto di dolore, che ancora si recitano: “Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi”, sono sbagliate, giacché Dio non castiga nessuno. Spiegazione chiara e semplice. E molti hanno capito che Dio non manda qua e là sulla terra punizioni a nessuno. Ma la cosa divertente è che alcuni non vogliono ammettere d’aver pronunciato per una vita e di continuare a pronunciare parole sbagliate, e allora si arrampicano sugli specchi. “Ma no, io intendevo un’altra cosa, io davo un altro significato alla frase, io parlavo dei castighi che mi sono dato da solo allontanandomi da Dio”. Oppure: “Ma no, ma no, castigo non vuole dire punizione, ha un altro significato…“. Insomma: quelle parole esprimono un concetto sbagliato? Allora, anziché cambiare le parole, cambiamo il significato delle parole. Ma c’è anche chi non si rassegna e in qualche modo dà ragione a padre Cavalcoli: “Il castigo è una manna dal cielo, fa bene, salva”. E infatti basta guardarsi intorno per vedere quanti castighi cadono dal cielo su efferati assassini, mafiosi, corrotti, dittatori sanguinari, stupratori, torturatori, mercanti d’armi e via di seguito. E le persone buone e oneste? Senza castighi, ovviamente. Sempre sane, felici e contente.

Veronica Tussi

 

Politicamentecorretto;

Il Pasquino