Blog / Renato Pierri | 21 Ottobre 2016

Le Lettere di Renato Pierri – Veronica Panarello, e la libertà di scegliere se essere come Caino o come Abele

“Assassinio Loris Stival: quando l’assassino è uno di noi”, questo il titolo di un articolo apparso su L’Huffington Post, a firma del prete e scrittore Mauro Leonardi. Mauro è un amico e quindi spero non s’offenderà se definisco l’articolo oltremodo ingenuo. Ne trascrivo alcune righe, sebbene già il titolo sintetizzi il contenuto. “Il mio smartphone è intasato di link di gente che vuole spiegarmi i motivi psicologici e sociologici per cui è accaduto quello che è accaduto: ma sono convinto sia solo un modo per allontanarla da noi, per dire che lei è diversa da noi. Ma non è vero. Altrimenti non avrebbe senso una simile condanna: il fatto è che la somiglianza con lei… è una verità terribile e durissima da raccontarsi. Dai tempi di Caino e Abele, è davvero difficile dire a se stessi che ciascuno di noi può essere entrambi sia Caino che Abele: e non avviene per un destino cieco, non come esito finale di un’arancia meccanica, ma perché ciascuno di noi è libero e può decidere di essere entrambi”.

Caro Mauro, che le persone buone e le persone crudeli, quelle sane e quelle malate, le oneste e le disoneste si somiglino, appartenendo tutte alla razza umana, è pacifico. Ed è anche vero che ciascuno di noi può essere Caino o Abele, ma il fatto di essere l’uno o l’altro, solo in minima parte (proprio minima!) è da attribuirsi alla nostra libertà. Di norma sin da bambini si comincia ad essere un po’ Caino o un po’ Abele. Guarda gli alunni a scuola: c’è quello dolce che non farebbe male ad una mosca e c’è quello aggressivo pronto a fare il piccolo bullo. Scelgono già da piccoli? Si diventa Caino o Abele in minima parte per nostra scelta. Immagina che la mamma del piccolo Loris appena nata fosse entrata nella tua casa, allevata da tua madre e da tuo padre, secondo te, sarebbe diventata assassina di suo figlio? Tutto può accadere, ovviamente, tutto può accadere, ma è ben difficile che una persona allevata amorevolmente, che cresce in un ambiente sano, tranquillo, che ha la possibilità di studiare, che non ha disturbi caratteriali, “scelga” di diventare Caino. E’ ben difficile. Le tua osservazione, poi: “D’altra parte, ripeto, se Veronica Panarello non fosse stata libera non avrebbe potuto prendere 30 anni”, non mi sembra giusta. Il fatto di essere “capaci di intendere e di volere” non significa che abbiamo avuto nella vita, sin da bambini, la piena libertà di scegliere come essere, se diventare Caino o Abele.

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