Articoli / Blog | 16 Giugno 2016

MIO n. 23/ Un prete per chiacchierare – Il Papa e le scomuniche

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana, andrà a un uomo disoccupato e separato
__________________________
Gentile don Mauro, in base ai recenti fatti di cronaca registrati a Cassino, vorrei sapere in quali casi è attualmente prevista la scomunica?
Lorenzo, Crescentino (Vercelli)
 
La scomunica è un castigo che non può essere rimesso da un prete normale ma che abbisogna dell’intervento del vescovo o, addirittura, del Papa. A parte alcune questioni che, in pratica, riguardano solo i sacerdoti, si può dire che l’unica scomunica esistente è quella per le donne che abortiscono e per chi le favorisce. La tua domanda mette il dito nella piaga: perché chi abortisce è scomunicato e il pedofilo no? Io aggiungo, perché neppure lo è il mafioso? Due anni fa, a Sibari, il Papa disse che andavano scomunicati gli appartenenti alla ‘ndrangheta ma poi non accadde nulla. Io da allora sto cercando di alzare la voce per far notare la palese assimmetria: o si puniscono con la scomunica anche il mafioso e il pedofilo, o è necessario togliere la scomunica a chi abortisce. Questa disparità mi sembra profondamente ingiusta. Se lo condividi, mi aiuti a diffondere questo mio convincimento?

Caro don Mauro, fuor di polemica desideravo porle il seguente quesito. Gesù è nato povero ed ha condotto una vita di povertà. Perché, allora, la Chiesa ha accumulato, nel corso dei secoli, notevoli ricchezze? Conosco benissimo le opere di beneficenza che la Chiesa compie nel mondo, e se le ho posto questa domanda è anche per poter rispondere a quelle persone che attaccano la Chiesa su questo.
Mirella, Vasto (Chieti)

Salve Mirella. Hai detto bene: Gesù è nato povero. Una povertà che non era mancanza dell’essenziale ma che era la dignitosa vita di chi vive del proprio lavoro. La povertà di Cristo è la povertà di chi gode dei beni materiali che possiede ma non li ama, non ne è schiavo. Si serve delle proprie “ricchezze” ma non le serve, anzi ne è un padrone generoso anche per gli altri.
Chi può dirsi libero dal piacere di possedere, di accumulare, di ostentare?
La ricchezza dovrebbe essere vissuta come una responsabilità.
La Chiesa è fatta di uomini alla cui coscienza sono poste queste domande esattamente e ancor di più di noi. Il Papa ha energicamente redarguito in più occasioni i sacerdoti, i religiosi che scandalizzano con le loro ricchezze.
Le migliori risposte che possiamo dare a chi attacca la Chiesa è ricordarci sempre che noi siamo Chiesa. Viviamo sobriamente e mettendo in comune, al servizio altrui, i nostri beni? Rispondiamo con le nostre vite e chiediamo scusa per i grandi scandali.
 
Carissimo don Mauro, in questo periodo di crisi economica molte persone tentano la fortuna per riuscire a vincere a superenalotto, lotto, gratta e vinci, ecc… Questo comportamento può costituire peccato?
Maddalena, Erice (Trapani)

Il gioco d’azzardo in ogni sua forma è sempre pericoloso. Non parlo del pokerino tra amici ma di quei pericolosi giochi da tabaccheria o bar che succhiano monete e non solo, prosciugando stipendi e pensioni. Idem per tutto il gioco d’azzardo on line. Se all’inizio si può parlare di peccato perché si sottraggono soldi alla famiglia e comunque si dilapidano somme spesso notevoli, poi sopraggiunge spesso una forma di malattia, patologica, di dipendenza dal gioco. Lì non c’è neanche più la volontà e la capacità di rendersi conto del male che ci si procura. È un peccato non tanto per motivi strettamente canonici ma perché succhia via la vita delle persone.

_______
Il compenso per questo numero viene regalato a un uomo disoccupato e separato