Articoli / Blog | 09 Giugno 2016

MIO n. 22/ Un prete per chiacchierare – Quei mendicanti moderni

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana, andrà a un vedovo, disoccupato, che ha un figlio anch’egli disoccupato
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Caro don Mauro, l’altro giorno ho incrociato un mendicante per strada. Poteva avere una sessantina d’anni, era seduto a terra su un marciapiede. Quando stavo per tirare fuori dei soldi da dargli sento lo squillo di un cellulare e lui, il mendicante, tira fuori uno degli ultimi modelli di cellulari. Non sapendo con chi ho a che fare d’ora in poi mi asterrò dal fare beneficenza a chicchessia.
Moreno, Milano

Moreno ti capisco però devo aggiungere che oggi credo la povertà sia un po’ cambiata. Non esiste più il senza tetto “storico”. Oggi c’è una nuova povertà che è quella che cerco d’illuminare con il piccolo compenso della rubrica che diamo ogni settimana in offerta. Penso alla gente che fino all’altro ieri conduceva una vita normale e che adesso si ritrova a dormire in macchina, se è riuscita a tenere la macchina. Quando diamo i soldi ad uno sconosciuto corriamo il rischio di buttarli ma non dandoli corriamo il rischio di non aver aiutato qualcuno che viveva da indigente e, col telefonino (magari regalato) voleva cercare lavoro e aveva bisogno di lasciare almeno un numero di cellulare perché il recapito, purtroppo, non ce l’aveva più. Hai mai ascoltato la canzone di Enzo Jannacci “Son s’cioppa’a”? A me sembra molto vera e profonda e dice meglio di me quello che ho cercato di trasmetterti con le mie parole. Ciao

Gentile don Mauro, scusa se scendo nel personale, ma vorrei sapere qualcosa in più di te: hai ancora i genitori, fratelli… insomma… per chiacchierare un po’, come dice il titolo di questa tua seguitissima rubrica.
Laura, Fano (PU)

Buon giorno Laura. Ho due sorelle e un fratello, tutti sposati. I miei genitori sono morti da pochi anni a poca distanza uno dall’altra, mio padre di malattia e, purtroppo, mia mamma per un incendio casalingo. Sono originario di Como ma da tanti anni vivo a Roma. Da ragazzo ho frequentato il liceo scientifico e poi mi sono laureato in Economia e Commercio. Ho dei bei nipoti alcuni già grandi: le più piccole sono le figlie di mio fratello. Grazie, in effetti per chiacchierare conoscersi di più è la cosa migliore da farsi. Sul mio blog, nella categoria Chi sono può trovare più particolari.

Carissimo don, ti scrivo per chiederti un consiglio. Con l’estate alle porte, come tuti gli anni, i miei bambini frequenteranno il campo estivo dell’oratorio. Lo scorso anno però a mio figlio è sparito il cellulare così come ad altri bambini. Ma l’oratorio non dovrebbe essere uno dei posti più sicuri?
Mimma, Crotone

Salve Mimma, non so se l’oratorio dovrebbe essere uno dei posti più sicuri; sicuramente dovrebbe essere un posto in cui da un furto nasce l’occasione per parlare di legalità, di invidia, di rispetto, di non rubare, di imparare a chiedere, a dare, a prestare, a condividere insomma cose e vita. Ma per condividere e imparare le virtù necessarie a vivere bene e a vivere bene insieme, bisogna stare insieme. E quando metti insieme tanti uomini o tanti piccoli uomini, esce fuori la nostra umanità che è fatta così: con luci e ombre. Quindi, certo, in oratorio i furti non dovrebbero accadere come non dovrebbero accadere le maldicenze, le esclusioni, le viltà, di cui invece noi esseri umani siamo capaci. Da un oratorio mi aspetto, però, che tutto ciò che è male diventi un’occasione di bene. Cosa è successo dopo quel primo furto? C’è stato un momento di confronto e di riflessione tra i ragazzi? Se si allora forse è successo qualcosa di buono. Fare cose buone è l’unico modo per neutralizzare le cose fatte male.