MIO n. 19/ Un prete per chiacchierare – Aborto? No, con un però.
Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana, viene devoluto da don Mauro all’organizzazione di una partita di calcio a favore di un bambino rimasto orfano di padre.
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Caro don Mauro, ho visto caroselli di tifosi per le strade del mio paese festeggiare lo scudetto della Juventus. Tra di loro alcune persone che conosco e che hanno difficoltà a sbarcare il lunario. Come fanno a esultare per gente come i calciatori che guadagnano in un mese quello che loro non vedranno in una vita intera? Sandro, Prignano sul Secchia (Modena)
Salve Sandro, forse si potrebbe dire come gli antichi romani: panem et circenses. Penso che ci sia una parte bambina in ciascuno di noi che rimane affascinata dal gioco, dalla teatralità del calcio sommata alla bravura e alla perizia dei calciatori. In Italia, poi, il gioco del pallone ha degli annessi e culturali che hanno del rituale sacro. Il fatto che i calciatori guadagnino cifre astronomiche sembra contrastare molto con la realtà dell’italiano medio. Ma se l’italiano medio, con la sua passione calcistica tiene in piedi questo mercato, significa che lo vuole.
Gentile don Mauro, per la prima comunione di mio figlio il parroco ha fatto indossare a tutti i bambini un saio bianco. Terminata la funzione, specie per le bimbe, sembrava di essere a una sfilata d’alta moda. Sono a dir poco disgustato.
Mariolino, Porto Torres (Sassari)
Mariolino buon giorno. Da alcuni anni qui a Roma si è ovviato in alcune parrocchie, ai problemi della “moda” ritornando al saio anche per le bambine. Unico lusso concesso tra i capelli, dove è tutto un fiorire di coroncine, fiori, strass, cascate di pizzi e merletti. Che dire? Se guardo le foto antiche della mia famiglia, quelle in bianco e nero, fatte appoggiate ad una colonnina con lo sfondo finto, nello studio del fotografo, trovo bambini in pantaloncini corti, giacca e cravatta e fascia bianca al braccio. Le bambine delle piccole spose con il velo trattenuto da una fascia di raso alto sulla fronte. Anche allora si spendevano piccole fortune per essere belle quel giorno. Il punto è cosa abbiamo nel cuore piuttosto di che cosa abbiamo addosso. Da dove nasce quel desiderio di essere belle come piccole spose? Dal fatto di celebrare con la bellezza e la ricchezza delle stoffe, la bellezza e la ricchezza del sacramento che la bambina riceve? Allora è una cosa molto bella. Se invece è uno sfoggio di ricchezze tutto incentrato sul successivo pranzo simil-nozze al ristorante, allora la risposta è facile. No. Hai ragione a non approvare. Forse si potrebbe lasciare ai genitori la scelta, aiutando la famiglia nei due anni di catechismo ad appassionarsi più al sacramento che al festeggiamento del sacramento. In questo dobbiamo crescere tutti: parrocchia e famiglie.
Carissimo don Mauro, qual è esattamente la posizione della Chiesa rispetto all’aborto? Ci sono casi in cui può essere praticato?
Rosalinda, Roseto degli Abruzzi (Teramo)
L’aborto non può mai essere praticato. Ma la questione con l’essere umano non è mai così netta. Si può o non si può, non è mai stata una risposta che ha fermato chi voleva fare o non fare una certa cosa. La Chiesa è madre e come madre dice al figlio i suoi “no” e i suoi “si” e poi è lì, sempre e per sempre, ad amare, ad accogliere, a perdonare, a stare, a correggere, a parlare e ad ascoltare. Sempre unita ai suoi figli. Sempre. La madre è misericordia. La Chiesa è misericordia. Non mi piace parlare, in generale, di “posizione” della Chiesa, come se la Chiesa avesse delle opinioni su questioni di vita varia. La Chiesa ha una sola posizione, quella di servire come una madre serve la sua famiglia.