Articoli / Blog | 12 Maggio 2016

MIO n.18/Un prete per chiacchierare – Quando serve il castigo

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana, viene devoluto da don Mauro a sostegno di un anziano, solo, che non ha isoldi per acquistare le medicine
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Gentile don Mauro, hai letto di quelle tre ragazzine sospese da scuola per aver ripreso e fatto circolare un video della loro compagna di classe in preda a una crisi epilettica? Pensi che la sospensione sia una misura sufficiente per riportarle sulla retta via?
Michela, Manfredonia (Foggia)

Una punizione viene recepita come tale solo se ritengo autorevole e importante nella mia vita, colui che me la somministra. Se un padre è amato basta solo un suo sguardo duro, per riportare il figlio all’ordine. Per rispondere alla tua domanda quindi, dovrei sapere se per quelle ragazze la scuola è un mondo in cui è bello stare e che abitano con piacere, tanto da non volerne essere escluse. Bisognerebbe sapere se per quelle ragazze il preside è oltre che rappresentante dell’autorità, anche autorevole, stimato, importante. E quindi se un suo provvedimento ha valore per loro. Se non è così la sospensione scivolerà via

Caro don Mauro, come è possibile perdonare chi ha fatto del male, abusato e ucciso la piccola Fortuna a Napoli? E coloro che hanno taciuto non sono altrettanto colpevoli?
Mario, Gioia del Colle (Bari)

A guardar bene, non è possibile. A guardar bene, per noi perdonare è impossibile. Se siamo sinceri, dobbiamo dire che non riusciamo a perdonare quasi nulla e quel poco che perdoniamo lo perdoniamo solo alle persone che amiamo più di noi stessi. Penso alle madri e ai figli. Neanche Gesù perdonò mai da solo. Sulla croce chiese al Padre di perdonare chi lo crocefiggeva. Dal nostro cuore tradito, dalla nostra vita violata, dai nostri cari uccisi, dalla nostra buona fama violata, da tutto quello che ci ferisce e ci uccide, nasce in noi solo, prima un grido di dolore, e la richiesta di giustizia dopo.
Ora, davanti ad una bambina violentata ripetutamente e scaraventata da un terrazzo, c’è qualcosa che posso fare. Fermarmi. Guardare tutto questo dolore. Dargli un nome. Chiamare vittima colei che è vittima. Chiamare carnefice colui che lo è e aspettare. Aspettare che la rabbia trovi il suo spazio, il dolore il suo sfogo, la giustizia il suo corso. Poi chiedere a Dio di perdonare Lui ogni colpevole. Non dobbiamo aver fretta di scordare, di rimuovere, di perdonare per mandar via il dolore e allontanare il male. Si ama nel tempo e nel tempo si perdona. Ma mai da soli e mai subito. .

Egregio don Leonardi, vorrei sapere meglio cosa si intende per libero arbitrio.
(Lino, Crotone)

Salve Lino. La questione del Libro Arbitrio è la questione della libertà dell’uomo. Se Dio conosce il futuro, cioè sa già cosa farò, come può l’uomo essere davvero libero? Quella del Libero Arbitrio è stata un questione molto dibattuta nei secoli passati e ad essa non si è trovata una risposta del tutto soddisfacente. Io dico solo che, nel modo in cui io ho posto la domanda – se Dio sa già… -, Dio appare semplicemente come un altro uomo, anche se con più poteri di un uomo qualsiasi. È chiaro che, tra uomini, al crescere della libertà di un uomo diminuisce la libertà degli altri. Ma, con Dio, non è così perché la libertà di Dio non è finita come quella umana, ma è una libertà infinita. Per cui, l’incontro di una libertà finita con una infinita non può che dare una crescita di libertà, non una diminuzione. E noi possiamo sperimentare tutti i giorni di avere libertà. Una libertà limitata, ma, nel piccolo, una vera libertà.