MIO n.16/Un prete per chiacchierare – Ogni cosa a suo tempo
Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, ogni settimana, viene devoluto da don Mauro a sostegno di persone in difficoltà che richiedono il suo aiuto
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Salve, don Mauro. Cosa pensi della scelta di Bruno Vespa di portare in tv il figlio di Salvatore Riina? Non sarebbe il caso che su taluni personaggi i riflettori restassero sempre spenti?
Calogero, Messina
Calogero Salve.
La questione non può essere risolta con affermazioni di principio. Ci sono state importanti interviste a personaggi di spicco del crimine. Penso per esempio all’intervista di Enzo Biagi a Giovanni Buscetta. La storia la fanno gli uomini e questo vale anche per la storia che finisce in cronaca nera. Ma, c’è un “ma”. Anzi più di uno, secondo me. Ci vuole il momento giusto. Il momento storico e personale. Un paese e le vittime devono essere pronti. Ci vuole la persona giusta. Per professionalità, competenze umane e tecniche e storiche e giuridiche. Ci vuole il luogo giusto che non può essere un salotto televisivo tra il serio e il faceto. C’erano tutte queste condizioni? Io non credo. Anch’io, ho fortissimi dubbi. Pensa solo al fatto che la Mafia è tutt’altro che finita: ben diverso sarebbe intervistare ora Renato Curcio – il fondatore delle Brigate Rosse – o trent’anni fa, poco dopo il delitto Moro.
Caro don Mauro, mi può chiarire una volta per tutte se dopo Amoris Laetitia, il nuovo documento scritto dal Papa, è cambiato qualcosa a proposito della comunione a separati e divorziati risposati? Grazie.
Annibale, Castellaneta (Taranto)
Nel viaggio in aereo di ritorno da Lesbo per la consueta conferenza stampa un giornalista ha rivolto al Sommo Pontefice una domanda molto simile alla tua, cioè se sia o no cambiato qualcosa per i divorziati risposati rispetto all’accesso ai Sacramenti. “Posso dire di sì – ha risposto il Papa – ma sarebbe una risposta troppo piccola”. E ha detto che per arrivare a una risposta completa – cioè “non piccola” – è raccomandabile leggere la presentazione del documento fatta dall’attuale cardinale di Vienna. Il Papa nella risposta, che ti consiglio di andare a leggere perché la trovi facilmente con Google, ha anche aggiunto che secondo lui i media danno troppo importanza a questa faccenda della comunione, per cui non vorrei cadere nell’errore che il Papa rimprovera. Forse, Annibale, chiederti di leggere l’intero documento e in più l’introduzione è chiederti troppo: ma sono sicuro che se parli con il tuo parroco ti saprà aiutare. Soprattutto non rimarrà sui principi e sulle teorie ma arriverà alla tua vita vera, quella che è alla presenza di Dio.
Buongiorno, don Mauro. Ho visto al telegiornale la storia delle famiglie di profughi che Papa Francesco ha portato in Italia dopo il suo viaggio a Lesbo. Ma così facendo, non è stato fatto un torto a tutti gli altri rimasti sull’isola greca?
Francesco, Rieti
Francesco buongiorno.
Quello che imparo da questo Papa è la normalità dei gesti, la quotidianità della fede, l’amore fatto volto, i discorsi che si fanno parola, dialogo. Lui, quando parla, toglie velocemente di mezzo fogli e microfoni, va a braccio e tende il braccio. Subito, ogni volta che vedo il Papa fare e dire e poi fare di nuovo, mi viene una domanda: e io che faccio?
Se io, don Mauro, mi trovassi davanti ad una folla bisognosa di aiuto immediato e potessi portare via con me solo dodici persone, cosa farei? Le lascerei lì perché non posso salvarle tutte? Io credo che salverei le prime dodici che posso portare con me, quelle che hanno i documenti a posto. A noi Dio chiede di fare il possibile, e solo il possibile, perché solo il possibile è quello che possiamo fare. Lui lo fa da Francesco e noi facciamolo con quello che siamo.