Articoli / Blog | 31 Marzo 2016

MIO n.12/Un prete per chiacchierare

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa volta, verrà devoluto a una bambina figlia di ragazza madre
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Ciao, don Mauro. A quanti anni hai scoperto di avere la vocazione? E a che età sei diventato prete?
Luca, Formigine (Modena)

Buon giorno Luca, sono stato ordinato sacerdote a san Pietro da Giovanni Paolo II nel 1988, perciò avevo 29 anni: ero laureato in Economia e avevo fatto il militare: ho avuto una strada un po’ diversa dalla solita. Mi capita di trovare su youtube persone che raccontano come hanno deciso di essere prete o monaca. Io invece, davvero, non ho nulla di particolare da raccontare: un po’ come accade per molte persone che non sanno dire con precisione perché hanno fatto un lavoro o un altro. Magari qualcuno dice: io fin da sempre volevo fare il medico; qualche altro dice: un giorno ho visto il mare e ho deciso di fare il marinaio. Per la grande maggioranza delle persone però non è così: le grandi decisioni avvengono attraverso piccole decisioni quotidiane a motivo di piccoli passi. Io, pertanto, rifuggo dal pensare che ci sia stato un momento particolare o una persona specifica. Sono convinto che non basti una vita intera per comprendere e compiere la propria vocazione.

Salve, don Mauro. Per come si sta evolvendo il mondo, con un concetto di famiglia che ormai cambia giorno per giorno, come dobbiamo intendere ora il comandamento “Onora il padre e la madre?”
Carla, Turi (Bari)

Come ha ben detto Roberto Benigni in TV, il quarto comandamento è l’unico che nell’enunciato prevede anche una ricompensa sulla terra. A chi rispetta il padre e la madre, Dio promette una vita felice e piena qui. Ecco l’enunciato completo: «Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio » (Es 20,12). Già solo questo, dovrebbe sottolinearci l’importanza di quarto comandamento. È il primo dopo i primi tre che riguardano direttamente Dio. Significa che dopo Dio ci sono i nostri genitori, il loro rapporto con loro e, in senso ampio, per i nostri familiari. Bisogna tener presente però che un rapporto di profondo rispetto e onore per coloro che sono le nostre radici, che sono state sostegno e nutrimento delle nostre vite, non significa chiudere gli occhi su eventuali errori che possano aver compiuto: questo comandamento non è monodirezionale. Non è un richiamo solo al figlio perché sia un buon figlio ma anche ai genitori perché siano dei buoni genitori. È un dovere e obbligo grave per entrambi. Riguarda il figlio, che deve amare e rispettare coloro che gli hanno dato la vita, perché non c’è dono più grande che possiamo ricevere e nessuno se lo può dare da solo. Ma riguarda anche l’obbligo tanto grave quanto piacevole e costruttivo proprio dei genitori: il loro impegno per essere autorevoli, cioè capaci di fare, amare, desiderare non per il ruolo ma per l’importanza strutturale della relazione con il figlio. Questo vale anche per qualsiasi evoluzione possa avvenire in futuro.

Caro don Mauro, vedo sul tuo profilo Facebook che inviti i fedeli a lasciare le proprie intenzioni per le Messe che celebri. Mi spieghi come le utilizzi?
Michelina, Messina

Salve Michelina.

Io non utilizzo le intenzioni di preghiera ma semmai, se a te piace questo termine, ti posso dire che mi lascio utilizzare da esse. Le leggo e quello scorrere la home di Facebook o di Twitter o del mio blog è già pregare. Lascio che le intenzioni di preghiera mi colmino pensieri e cuore poi, quando celebro, cerco di fare in modo che siano le parole della Messa e il sentimento di amore che ci metto, a fare sì che quei post divengano preghiera.