Andrea Grillo – Seppellire i morti
Seppellire i morti sembra una cosa antica, una roba da paese del sud del mondo perché da noi, le nostre morti, i nostri lutti, sono ormai delegati ad agenzie specializzate. Noi i nostri morti non li tocchiamo quasi più. Abbiamo perso la ritualità della morte. Così dovrebbe essere ma non ci prendiamo più cura della morte dell’altro, mentre Dio si prende cura della nostra morte.
Seppellire i mrti parla di questo: è un’esperienza radicale di misericordia perché parlare di morte è parlare di vita. Noi l’abbiamo rimosso ma così abbiamo mutilato la vita.
Prendersi cura del corpo del defunto era un modo per non strapparlo alla nostra vita e per non strapparci via da lui.
Quando le chiese custodivano i nostri morti, questo ci aiutava a gestire la sparizione del nostro caro. Celebrare Dio, a Messa, voleva dire farlo accanto a loro, con loro, sepolti lì.
I funerali stessi hanno una dimensione comunitaria. Non sono pubblici o privati, come diciamo oggi, ma sono di tutti, di tutta la comunità di cui il defunto faceva parte.
Oggi, l’opera di misericordia “Seppellire i morti” consiste nel ritrovare le parole della morte e del lutto.
Abbiamo bisogno di “delicate soglie espressive e simboliche”.
Non occupandoci più dei morti, non sappiamo più vivere la morte.
La morte ha bisogno di tradizione: ars moriendi, ars celebrandi, loquendi e sentiendi.
Dobbiamo riscoprire quelle forme corporee che sono la materia, la vita, di questa fondamentale opera di misericordia. La “bella morte” è come la “vita bella”: è morire con, vivere con. Mai soli. Nemmeno nella morte.
Ecco l’importanza, allora, della ritualità nel morire. Della famiglia che accorre, delle case che si aprono.
Un piccolo libro molto bello e intenso che ci ricorda una cosa molto semplice: “Nel nascere e nel morire non possiamo essere autosufficienti, ma abbiamo bisogno della misericordia di altri”.
Qui il link a Seppellire i morti, di Andrea Grillo, EMI 2016