Articoli / Blog | 17 Marzo 2016

MIO n. 10 / Un prete per chiacchierare – Pena di morte? Mai più

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa volta, verrà devoluto per comprare le medicine a un bambino di 4 anni, il cui padre italiano e la madre rumena sono entrambi disoccupati.
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Caro don Mauro, leggo con interesse la sua rubrica sulla nuova rivista Mio e le chiedo: non le sembra necessario mettere in evidenza i problemi non condivisibili tra Islam, cattolicesimo e religione ebraica allo scopo di eliminarli gradualmente e realizzare un’ autentica convivenza fraterna? Bruno Gonnelli (Grosseto)

Caro Bruno, nella sua lettera – che ho riassunto – fa un elenco di Sure che andrebbero cancellate da parte della comunità islamica e fornisce anche un’indicazione riguardante alcune pagine dell’Antico Testamento che andrebbero totalmente riviste.
Sono persuaso che per convivere – vale per le religioni ma anche per le persone – sia necessario sottolineare ed evidenziare le cose che ci uniscono piuttosto di quelle che ci dividono.
Chiedere di cancellare un testo che gli uomini credono sacro perché Dio glielo ha rivelato, non è il modo migliore per iniziare una relazione pacifica. Significa iniziare da quello che non va, che va levato, cambiato. Sicuramente ci sono a livello di rappresentanza di tutte e tre le grandi religione monoteistiche dei tentativi comuni di vivere e convivere ma io voglio chiedermi cosa possiamo fare io o lei, umili persone qualsiasi che non possono mettersi al livello di quegli esperti. Lei fa notare come molte Sure contenute nel Corano siano invece molto violente e quasi di vendetta, come conciliare le due cose? Credo che spetti all’uomo singolo, al credente singolo di entrambe le religioni, essere misericordioso e far vedere, far conoscere, attraverso la propria vita, il volto misericordioso di Dio. Per questo il Papa dice che la pace è una fatto artigianale. Credo che il Signore chieda a noi cristiani di rendere visibile con le nostre vite quanto diciamo, e cioè che per noi cristiani il nome di Dio è Misericordia. La ringrazio della bella lettera e mi scuso della necessaria sintesi che ho dovuto operare.

Caro don Mauro,
sono allibito, disorientato, costernato, nel sentire che anche Mattarella, dopo il Papa, è contrario alla pena di morte. Secondo loro anche il più feroce assassino dovrebbe essere riabilitato e gli andrebbe concessa la dignità. Ma questi personaggi si rendono conto che il loro comportamento è un incentivo a commettere delitti? Nessuno vuole la pena di morte e io auguro loro di non essere nel mirino di qualche assassino.
Eugenio Calvino (Roma)

Eugenio, buon giorno.
Purtroppo non ci sono conferme che la pena di morte riduca il tasso di delitti nei paesi in cui è applicata; invece è certo che nei processi accade un buon tasso di errori giudiziari, e in questo caso, come ben si capisce, sono errori irrimediabili. Basterebbe questo, anche un solo innocente morto, per dire di no alla pena di morte. Anche per questo motivo io credo che ogni uomo abbia diritto ad un credito di fiducia. Per questo quindi sono per una società che crede nella riabilitazione. Credo comunque che ogni uomo ucciso, e i loro familiari e la società tutta abbiano diritto ad una “retribuzione”, cioè ad avere giustizia per quanto loro accaduto. Ma questa retribuzione non deve essere la pena morte. Uccidere il colpevole calma la rabbia e il senso di impotenza ma toglie la vita, cioè compie un atto violento attraverso folgorazione, impiccagione, asfissia, decapitazione, lapidazione, fucilazione o iniezione letale, e ci fa compiere un assassinio legalizzato. La violenza non si è mai fermata né con la violenza né con la paura della violenza. Un frutto buono può nascere da una pianta cattiva se curata bene: invece mai nulla può nascere da una pianta tagliata via.