Blog / Scritti segnalati dal blog | 16 Febbraio 2016

Søren Kierkegaard / Il matrimonio? E’ divino.

Egidio Saracino amministratore del gruppo fb Parlare di famiglia senza gridare ci invita a leggere questo testo del filosofo S.Kierkegaard, tratto da un suo scritto intitolato “Considerazioni varie sul matrimonio”:

 

La vita etica si caratterizza per la sua storicità (essa è calata nel tempo); per la centralità che in essa assume la scelta (cioè la decisione di intraprendere una strada specifica nella vita e di consolidare giorno per giorno tale decisione); per la quotidianità (chi sceglie la vita etica non cerca il momento eccezionale, ma dà valore anche alle vicende più insignificanti). Kierkegaard usa il termine «ripresa» per indicare questa riaffermazione delle scelte passate, con un atto che si rinnova momen­to per momento nella libertà e nella serietà, e che trova nell’amore coniugale la propria raffigurazione più effi­cace: «la ripresa è una sposa amata di cui non accade mai di stancarsi, perché ci si stanca soltanto del nuovo, mai del vecchio e la presenza delle cose a cui si è abi­tuati rende felici» (La ripresa, Edizioni di Comunità, Milano 1963, p. 23). Nel passo che segue, tratto da uno scritto intitolato Considerazioni varie sul matri­monio, Kierkegaard sottolinea alcuni tratti della vita coniugale che ben riassumono le caratteri­stiche proprie dello stadio etico, mostrando come questi tratti si addolciscano nella quoti­diana felicità degli sposi e nella serenità con la quale rinnovano ogni giorno la scelta del loro amore.

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Così è il matrimonio. È divino, poiché l’amore è il miracolo; è terreno, poiché l’amore è il mito più profondo della natura. L’amore è la ragione insondabile che si nasconde nell’oscu­rità, ma la decisione è il vincitore che, come Orfeo, porta l’amore alla luce del giorno; poiché la decisione è la forma autentica dell’amore, la sua spiegazione autentica, e per questo il matrimonio è santo e benedetto da Dio.  Ha un carattere sociale, poiché è in virtù del matrimonio che gli innamorati appartengono allo Stato, alla patria e partecipano della cosa pubblica.  È poetico e ineffabile al pari dell’amore, ma è la decisione il traduttore scrupo­loso che volge l’esaltazione in realtà, e questo traduttore agisce con indicibile precisione. La voce dell’amore «somiglia alla voce delle fate che si leva dalle grotte nelle notti d’estate», ma la decisione ha la serietà della perseveranza che risuona anche nel fuggevole e nel caduco. Il passo dell’amore è leggero come quello della danza sui prati, ma la decisione sostiene il dan­zatore stanco, finché la danza ricomincia.

Così è il matrimonio; contento come un bambino, e tuttavia austero, perché ha costantemen­te il miracolo davanti agli occhi; modesto e appartato, e tuttavia abitato dalla solennità. Come rimane chiusa durante il servizio divino la porta del commerciante, quella del matri­monio lo è sempre, poiché lì il servizio divino si celebra costantemente. È preoccupato, ma di una preoccupazione che non è spregevole, giacché poggia sulla comprensione e sull’immede­simazione con tutto il profondo dolore dell’esistenza; chi non conosce questa preoccupazio­ne non è un’anima bella. È serio, e tuttavia addolcito dal gioco, poiché non voler far tutto è un pessimo gioco, ma fare del proprio meglio e tuttavia capire che è sempre poco, troppo poco, niente rispetto a quel che desidera l’amore e quello a cui la decisione aspira, è un gioco felice. È umile e tuttavia ardito, di un ardimento che si trova solo nel matrimonio, poiché fatto della forza dell’uomo e della debolezza della donna e ringiovanito dalla spensieratezza del bambino. È fedele, e davvero, se non fosse fedele il matrimonio, dove trovarla, allora, la fedeltà! È tranquillo, pacificato, consolidato nell’esistenza, nessun pericolo è un vero pericolo, ma solo un’inquietudine. È frugale, ma sa anche largheggiare, e sa essere bello in condizioni di ristrettezza, così come sa essere non meno bello nell’abbondanza. È appagato, e tuttavia pieno di aspettative; gli innamorati bastano a se stessi, e tuttavia sono al mondo solo per gli altri. È quotidianità, certo, che cosa è più quotidiano del matrimonio? È cosa assolutamente temporale, e tuttavia la rimembranza dell’eternità sta in ascolto e non dimentica nulla.

.(S.A. Kierkegaard, Considerazioni varie sul matrimonio. In risposta a delle obiezioni da parte di un marito, trad. it. di A.M. Segala, in Stadi sul cammino della vita, a cura di L. Koch, Rizzoli, Milano 2001, pp. 226, 228)

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