Aurelio Romano
Blog / Lettere | 18 Novembre 2012

Lettere – Il sentimentalismo, cammino garantito verso un’infelicità pazzesca



Leggo spesso frasette tratte da alcune pagine di aforismi, e che sono l’esaltazione del puro sentimento, l’umiliazione della ragione e della volontà.
 Dalle reazioni entusiaste che queste frasi suscitano, deduco che il sentimentalismo attira.

 Vedo due tipi diversi di apologia del sentimento, e di parallelo disprezzo dell’intelligenza e della volontà:
a) il sentimento come essenza dell’amore.
 Ho letto tempo fa: «come spieghi l’amore? l’amore non si spiega, si sente»
b) il sentimento come guida delle azioni.
Una cosa va fatta quando “senti” che va bene, riflettere è tempo perso, valutare con calma i fatti è roba per gente col cuore arido, che non “sente”.

Ritengo che il sentimentalismo, che in certa misura si collega al Romanticismo ottocentesco, sia altamente dannoso per le nostre vite: un vero distruttore di felicità.

Ho presente alcune persone che sono state abbandonate dal coniuge, quasi dalla mattina alla sera. 
La loro dolce metà, che fino a un certo punto aveva “sentito” forti emozioni per loro, in un tempo anche veloce ha cominciato a “sentire” intensamente le stesse cose per il biondo trainer della palestra o per la nuova infermiera del medico di famiglia.
E siccome l’amore non si spiega, ma si sente, il malcapitato, la malcapitata, restavano soli, innamorati senza più corrispondenza, disperati, svuotati, in un abisso di dolore. 

Ho notato che queste frasette, pubblicate da Tizio o da Caia, sono poi accolte entusiasticamente dagli uomini.
 Ma gli uomini farebbero bene a entusiasmarsi meno. Loro sono vittime del fenomeno tanto quanto le donne. E ho visto più di una volta, personalmente, uomini distrutti per un abbandono: non ho mai visto così da vicino l’infelicità.


A quelli che vanno in sollucchero per un’iperbole sentimentale, come potremo far capire su quale china si sono posti?
 Forse potremmo dir loro che tutta la realtà è profondamente razionale, come ad esempio viene confermato dalle scienze. 
Potremmo dire che l’elemento base dell’amore umano maturo è la volontà, come si può vedere quando i nostri bebè piangono tutte le notti e noi non li mettiamo in freezer per riaprirlo dopo quattordici anni, come diceva scherzando un mio compagno di liceo. 
Su questa base, non ci si può svegliare una mattina e accorgersi che non si ama più il proprio coniuge. Lo devi volere, non puoi dire «mi è capitata questa cosa». 
Detto questo, ammettiamo senza problemi che il sentimento è un elemento normalmente presente nell’amore, ma che può anche avere lunghi periodi di oscuramento. 
Il sentimento è ovviamente una cosa bella e buona, ma non deve diventare il nostro piccolo despota.
Anche in coppie molto affiatate il sentimento ha i suoi alti e bassi.
D’altra parte non bisogna neanche cadere nell’estremo opposto: non c’è il sentimento, echissenefrega? Penso che questo potrebbe accadere ad alcune coppie con molti anni di matrimonio.
C’è da lavorare su una cosa del genere. Bisognerà parlarsi, tirare fuori qualche decennale rospetto, fare un viaggio da soli, capire quali sono le cose che si hanno in mente (progetti, aspirazioni) e che possono essere cambiate negli anni. 
Il sentimento torna.
Ovviamente il sentimento a 60 anni è diverso che a 20.
E’ forse meno esplosivo, fa meno casino, è meno appariscente all’esterno, ma è più radicato, più stabile, più forte: come l’amore stesso.

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