Blog | 10 Maggio 2012

IL SOLO CON CUI SONO ME STESSA. [data originale: 27.IV.2012]

Mio papà è morto il 25 marzo 2007, mia mamma il 2 febbraio 2008.
Come racconto in Come Gesù “in un giorno dell’estate che mia madre passò da vedova parlammo quietamente abitando entrambi la terra dei mansueti. E lei mi disse «del papà non mi manca il suo modo di camminare, o quello che diceva o faceva. Anzi, se è per quello quasi quasi sto meglio. A me manca proprio lui» (p. 56).
Mi sembrava un modo insuperabile per esprimere con semplicità cosa volesse dire amarsi, ma forse in questi giorni ho incontrato una signora che credo mi abbia fatto fare un passo avanti. Ha una cinquantina d’anni, è sposata da venticinque, e non ha figli. Questa signora, che abita in Italia, ha il marito che lavora in Cile. Ci è dovuto andare per la crisi. Ha fatto un periodo di un annetto, tornando a casa ogni due mesi. Ora fa un secondo anno con la stessa modalità e non si sa quanto andrà avanti così. Purtroppo la signora lavora in Italia e quindi non può raggiungerlo. Non può raggiungerlo neppure per pochi giorni perché il lavoro del marito lo fa spostare per il Cile in maniera abbastanza imprevedibile, quindi possono solo parlare via skype.
Qualche giorno fa, a un certo punto, le ho chiesto come andava la vita senza il marito. Mi ha detto: “ci sono aspetti positivi, avevo paura che da sola non sarei riuscita a fare tante cose: intendo dire cose materiali, organizzative; e invece ho imparato che riesco a essere autonoma, ma questo non è il punto. Il punto è che lui è l’unica persona con cui riesco a essere veramente me stessa”.
Mi ha ricordato la verità della frase di mia mamma  su mio papà: “non mi mancano le sue cose, i suoi gesti, mi manca lui” però questa mi sembra un passo avanti. La signora ha detto “è l’unica persona con cui riesco a essere veramente me stessa”, nel senso assoluto del termine. L’ha detta mentre risciacquava un piatto, sopra pensiero, non era con le gambe accavallate in un salotto, per questo era vera.
Va intesa così – poi ne ho parlato con lei – va proprio intesa così. Riesce a essere sé stessa solo con la persona che ama. Senza nascondersi nessuno dei difetti del marito, che pure conosce a menadito.
Io da sola – dice – non riesco a vivere. Non riesco neppure a sopportarmi. Riesco a sopportare me stessa con i miei difetti, solo se c’è lui che lo fa con me.
Allora sono me stessa. E mi sembra addirittura di essere migliore.

111 risposte a “IL SOLO CON CUI SONO ME STESSA. [data originale: 27.IV.2012]”

  1. Vera ha detto:

    E’ un caso stupendo di unità… i due divennero una cosa sola! l’uno completa l’altra.

  2. Mauro Leonardi ha detto:

    100, 50 anni fa gli italiani emigravano in america, in germania, dal sud al nord italia. Erano intervalli di tempo lunghissimi punteggiati solo da qualche rara lettera e dalle rimesse, quando non venivano rubate. Attorno alle madri, che rimanevano a casa, si stringeva l’intero paesino. Adesso l’america sono la cina, il cile, l’australia, il dubai e skype, iphone e mail danno la sensazione della vicinanza. Ma chi rimane è solo e chi parte è solo. Prima non emigrare significava far morire di fame che si amava, adesso rimanere significa disoccupazione perdita di dignità di fronte a sé stessi. Oggi come allora queste situazioni che parlano di fedeltà, chiedono cosa sia l’amore, fino a che punto valga la pena tirare la corda.
    Questa nuova discussione riporta a unità le ultime che ci hanno occupato fin qui.
    Il viaggio nello spazio è metafora del viaggio nel tempo.
    Un ragazza che voglia chiedersi se l’uomo con cui sta è quello giusto, quello con cui passare tutta la vita, può usare “è il solo con cui sono me stessa” come criterio per non sbagliare?
    E si può dire la stessa cosa di un matrimonio?
    O di una scelta vocazionale di celibato?

  3. Paola ha detto:

    “è il solo con cui sono me stessa”
    a me la definizione non convince
    ma devo pensare perché

  4. Lidia ha detto:

    Don Mauro giuro che poi commenterò meglio e in tema ma…me la lascia dire una cosa? ‘ste situazioni parlano di DISPERAZIONE tutta italiana, che per fare qualcosa di serio bisogna emigrare (come io penso dovrò fare). Tristezza infinita. Vabbè parentesi aperta e chiusa.
    Quanto al solo con lui sono me stessa, è molto bello, ma anche molto molto triste.
    Perché se quella persona muore, o non ti vuole (più), o non la trovi mai…che fai? Non sarai mai te stesso, tranne quando sei da solo? Io so che sicuramente questo è un mio problema (penso sempre con paura alla solitudine, o all’abbandono, e questo è male, l’amore non dovrebbe portare con sé queste paure, e sto male pensando a tutti coloro che si sentono soli al mondo) ma un pochino è anche la realtà….se c’è solo una persona che ti fa essere te stesso, tolta quella tu…chi sei?
    Non so, a me sembra un po’ angosciante l’idea di “da sola non riesco a sopportarmi”. Anche se riconosco che è molto, molto vera, e nel buono dice che l’altro mi ama così come sono, anche coi miei difetti. Però una tale dipendenza psicologica mi fa anche un po’ paura…

  5. Suzanne ha detto:

    Questa è proprio bella!

  6. dubbiosa ha detto:

    quando ci si sposa si è convinti che quella sia la persona giusta con cui dividere la vita e con la quale sei “te stesso”. Allora si prende un impegno, si promette a Dio che si rimarrà uniti, ma se dopo 20 o 30 anni passati insieme ci si accorge di essere cambiati, perché la vita ci sottopone a tante prove, e l’altro diventa la persona con cui “non riesci più a essere te stesso” allora che si fa? La promessa fatta tanti anni prima che valore assume??

  7. Senza nome ha detto:

    Dubbiosa,il tuo intervento mi spinge proprio a dire la mia, IN DIFESA di quanti non si ritrovano in questa bellissima definizione di matrimonio riuscito(sono me stessa solo con lui)
    I motivi? Possono essere tanti ed equamente distribuiti tra lui e lei…può lui aver nascosto qualcosa o qualcuno, può lei aver avuto atteggiamenti troppo possessivi e sbagliati,soprattutto nei primi tempi, quando facilmente, può aver pensato che il suo lui, le avrebbe potuto dare felicità assoluta o dedizione assoluta, può aver giocato l’immaturità delle motivazioni di partenza(quanti arrivano al matrimonio per i più svariati motivi, magari non sbagliati, ma troppo troppo incompleti e inadeguati a reggere il passar del tempo?) può uno dei 2 essere maturato in modo diverso o persino…aver incontrato Dio!
    Anche questo può essere un motivo di “distanza” non indifferente; perchè magari uno si sente inferiore all’altro, non “sopporta” che lei-lui si dedichi con tanta passione ad un Altro ( che è facile vedere come un intruso!) o comunque abbia interessi e pensieri e attività che “in fondo, che c’entrano con noi due? che ritorno c’è per la famiglia in queste cose?”(e vallo a spiegare!)
    Non sto facendo un’analisi generale, ma parlo per diretta esperienza e racconto un episodio , giusto per chiarire; dunque, cercavo di spiegare gli argomenti di sopra al marito, ma mi accorgevo di non trovar le parole adatte per creare problematiche esistenziali nel partner(spesso uno è bravissimo, ma non si pone problemi, si limita a essere politicamente corretto, lavorare, mangiare e bere ,gli sembra di fare tutto il massimo e in modo inappuntabile e anzi, se qualcuno fa qualcosa di altro o è in tensione o in sforzo per altre cose…avrà la testa fresca!…)
    Mi capita una fortuna insperata:nella mia città, un incontro con D’Avenia, autore che riesce a parlare a quelli che, (almeno all’apparenza) sembrano i più refrattari a grandi problematiche, i giovani! Con molta fatica organizzo tutto,bambini piccoli sistemati etc…ovviamente la serata è bellissima (e io mi passerò poi la notte a riflettere e a piangere su tante cose che non ho capito prima!mentre il marito dormirà di piombo!) …ma il tragico è il subito dopo, quando ho cercato un pò di commentare…e la risposta è stata” tutta qui la serata? io speravo mi portassi in un locale! vuoi mettere una buona spaghettata?”
    Devo dire che non ho risposto ( a parte che l’appetito in quel momento era andato a fare un giro su Marte!)…
    Insomma…posso forse dire che “non sono me stessa senza di lui”?CERTAMENTE NO!
    Abbiamo interessi e modi di vedere agli antipodi!!!Allora che senso ha il mio matrimonio? beh…io credo lo stesso nella bellezza del mio matrimonio,ho qualcuno vicino e posso cercar di renderlo felice, cercando di andar un pò incontro alle sue esigenze, rinunciando in parte ai miei desideri,posso cercare le piccole cose buone(che anche lui fa!!) e capisco che se voglio crescere nella pazienza o nell’umiltà e tante altre cose…, il mio matrimonio è come una miniera!
    E poi so che anche se manca la comprensione umana, c’è Qualcuno che sempre mi capisce e un santo scrive” Non ti dia pena essere niente( direi, in questo caso, avere niente) perchè così è Gesù che dovrà darti tutto”….poi però leggo “solo con lui sono me stessa” e un pò di tristezza umana fa capolino…pazienza…tutto si può offrire…

  8. MariaVolta ha detto:

    anche io ho un marito ” emigrante”, …non si e’ ne tristi ne’ disperate,
    all’inizio e’ proprio bello riprendersi tutto il proprio tempo per se stessi , poi ti accorgi ( e te ne accorgi dopo che lui non e’ presente da un po!) “che e’ proprio lui quello con cui sei tutta sempre te stessa perche lui ti capisce fino in fondo sempre anche se ci sono disaccordi…..
    che come sono con lui non sono con nessun altro”.
    di lontananza non si muore assolutamente , non e’ la morte del coniuge….e poi veramente con skype oggi si fa tanto….
    non e’ dipendenza psicologica e che capisci e sai che il mio meglio e’ quello.
    Ho molte amiche , una professione molto interessante,tanti interessi e ne sono felice perche’ posso dedicare a loro molto piu’ tempo…..ma non e’ la stessa cosa..il surrogato del marito o della moglie non esistono….!

  9. paolina ha detto:

    Difficile resistere alla tentazione di intervenire su un tema così bello! però posso solo partire dalla mia esperienza personale in base alla quale il tempo migliore della giornata è quello che trascorro con lui, che è lui da tanti anni 11 di fidanzamento e 15 di matrimonio!quanto all’essere se stessi solo insieme è qualcosa che comincio a sentire mio ma non l’avrei sottoscritto i primi anni di matrimonio e tanto meno all’insorgere delle prime difficoltà quando l’alterità dell’altro mi sembrava semplicemente un modo di essere sbagliato, poi con una prima maturità è venuta la presunzione della coppia perfetta che si accetta con tutti i difetti poi col tempo, con l’età sta arrivando la consapevolezza che l’altro è veramente profondamente tale e lo sarà per sempre e questo ogni tanto allontana ma più spesso nel farmi sentire amata così come sono da chi è veramente diverso da me mi da la prova concreta che si può essere amati da altri oltre che da stessi, è questo che mi permette di essere me stessa…un po’confusa? scusate

  10. Vera ha detto:

    @padre Mauro… sicuramente sa già come la penso, che il criterio di valutazione di un buon matrimonio sia .. se sono me stessa con lui, sia sbagliato . Io posso stare bene con una persona per tantissime motivazioni e avere anche delle cose in comune anche, ma se non metto Dio a custodia del mio cuore e quindi Dio a custodia della mia unione con l’altro e non ne faccio guida di cammino reciproco, difficilmente resisterà un matrimonio alle intemperie della vita, tutto si verterà in male anche ciò che parte bene. Anche per la scelta al celibato è la stessa cosa, Dio è il centro della mia vita da lui parto e a lui arrivo, lui la motivazione delle mie scelte, lui Colui che muoverà i fili della mia storia che a lui affiderò sempre.Lui colui che crea comunione, che mi fa dono per l’altro/a, Lui come collante e forza dell’amore.

  11. Vera ha detto:

    mi è saltato qualche tasto spero si capisca lo stesso chiedo scusa

  12. la sciagurata rispose ha detto:

    don mauro, il tema è bello, ma sto blog sta prendendo una piega femminile che non mi piace e mi fa sentire sempre più etraneo nononstante l’entusiasmo degli inizi.

    “è il solo con cui sono me stessa” ecco, se una donna mi dicesse così, ne cercherei un’altra. Viaaa!
    Si perchè in questa frase, se scelta come criterio di valutazione del buon partito, si nasconde la necessità dell’altro per essere se stessi.
    Eh no! o tu bimba cara cerchi di trovare la tua strada per essere te stessa e impari a convivere con la tua solitudine e insopportazione di te, e magari impari anche ad amarla, o ti eviterò alla velocità della luce. Se non sei te stessa con te, perchè devi tirarmi dentro nei tuoi casini esistenziali? non si risolveranno mai così, ed io sarò una pezza che ura il tempo che dura una pezza.

  13. la sciagurata rispose ha detto:

    a dir la verità non mi piace la frase “è il solo con cui sono me stessa” anche se riferita al marito.

    Capisco il tema di cui lei ha parlato a lungo e riassunto nella frase “è importante per me che tu esista”, ma la sensazione è che se una persona afferma “è il solo con cui sono me stessa” ci sia un qualche baco nella relazionalità.
    In senso assoluto credo che non ci sia nessuno con cui si possa dire “è il solo con cui sono me stessa” o meglio, si può affermare solo per Dio. Perchè anche nei rapporti di intimità più intima, di condivisione più condivisa che si trovano nell’amore e nell’amicizia non si è se stessi grazie ad un altro.
    Mi piace di più la frase di sua madre: mi manca proprio lui. Quest’aggiunta della lavapiatti non chiarisce il pensiero di sua madre anzi, mostra una patologia dell’essere uomo e forse soprattuto donna, che è quella di cercare fuori l’essenza di noi stessi che solo dentro possiamo trovare.

  14. Salve e grazie per i commenti.

    Un chiarimento. quando io parlo di teologia mi riferisco all’informatica. Se voi leggete un meraviglioso libro di Jean Guitton (Dieu et la Science, Dio e la Scienza), vedrete che termina chiedendosi più o meno: “che nome moderno si può dare al Verbo, cioè al Logos, se non software” Lo lessi circa 20 anni fà, su consiglio del mio amico teologo e ve lo consiglio.

    Io partirei dal Logos per dire: “Noi siamo pienamente noi stessi solo davanti a Gesù Cristo/Logos”. Lui è il Maestro ed il Modello per ogni vita ben riuscita.

    C’è poi la realtà della Chiesa corpo mistico (don Mauro, correggimi perchè quì rischio di dire stupidaggini), dove parti del Cristo si rispecchiano. Per esempio, a me piace scrivere teologia e devo fare bene e vivere a fondo questo mio compito, altrimenti sono come l’ossicino della mano slogata, che ha cercato di scappare. Io però sono un cristiano, l’essere teologo è una componente fondamentale ma non onniesaustiva della mia identità. Per cui trovo nei miei simili parti di questa bellezza, che riflettono parti dei miei interessi.

    Ed allora mi sento pienamente me stesso come responsabile delle Casse Parrocchiali, quando parlo con Maurizio, che sa molto di finanza.

    Ed allora mi sento pienamente me stesso, in quanto siciliano, quando parlo con Maria Maddalena, che è una siciliana passionaria.

    Con padre Giacomo quando parliamo di teologia.

    Con Alessio (che è fratello di Mozart ed amico di Polifemo) quando parliamo di caccia e di falconeria.

    Con Fernando Zamora quando parliamo di James Joyce, il mio amore segreto in letteratura.
    Etc.

    Insomma, come Curato di Campagna posso dirvi che da giovane ho avuto due grandi amori. Una donna matura, la Teresona d’Avila ed una filosofa tedesca, di cui hanno fatto il film “La Settima Stanza”.

    Ogni stanza è diffeomorfa (faccio il teologo sadico), cioè molto molto simile a quella di qualcun altro, ma la settima, quella che tiene insieme tutte le altre e nella quale risiede la mia identità più profonda, quella è “Come Gesù”.

    In teologia si gioca molto, per motivi commerciali (vendita libri) sulle coppie che scoppiano o non scoppiano (come quelli di google). Ma il mercato è il mercato e qualche piccola bugietta dobbiamo pure lasciarla dire a chi vende libri di teologia.

    Ora copritemi di insulti.

    un cristiano

  15. Dory ha detto:

    “Lui è il solo con cui sono me stessa”…” si comincia ad amare quandosi accetta la propria solitudine”;” nessuno, nemmeno lui (il marito): sono frasi molto diverse, dette qui nel blog, ma che parlano tutte d’amore, d’amore vero. Ed è questo il motivo perchè l’amore è una energia dinamica? Perchè unisce unità e alterità…Questo connubio è difficile da combinare nella nostra vita…A volte sembra di sì: allora se sei fidanzato, sei convinto di aver trovato proprio la tua metà; se sei sposato vivi quegli attimi inebrianti in cui veramente ti senti uno anche se sei in due (ed è questo il bello) per esempio quando guardi tuo figlio e scopri che è un’altra persona che qui e là porta le impronte fisiche e caratteriale di te e di lui…E di un celibe che sulla terra, coi limiti di un uomo e di una donna, cerca di testimoniare la Grazia del Corpo risorto sulla terra in comunione con Gesù…Poi sorgono le differenze, le difficoltà…A volte uniscono, a volte dividono, a volte ti portano a non capirti, a volte ancora portano a comprendere che lui e lui e non è te ed è bello così. Ho ripensato allora al vangelo in cui Gesù dice che se ne andrà e che questo è un bene perchè solo così potrò venire il “Consolatore”: mi è venuto in mente che spesso proprio quando una persona de ne va (perchè parte o perchè manca,o perchè si prendono strade differenti…) se ne apprezza tutto il valore. Ti accorgi veramente che quella persona era tanto per TE. Ma che non deve essere TUTTO. persino Gesù non doveva essere tutto…Solo così poteva risorgere. Solo così poteva venire il Consolatore. solo così noi potevamo divenire Figli. e solo così, ognuno di noi con la propria vocazione, potrà dire nella vita eterna: “solo con lui SONO (PER SEMPRE)me stessa/ me stesso”

  16. fefral ha detto:

    SCIAGURATAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!
    Sei tornatoooooo!
    Che bello, mi sei mancato, ti pensavo proprio oggi, volevo trovarti su skype ma non so che nome hai su skype, come sciagu non c’eri, come rispose neppure…
    …. in questo blog sei il solo con cui riesco a essere me stessa!
    Tua Frufrù :-)

    (ovviamente sfotto… se non si era capito)

  17. Mauro Leonardi ha detto:

    @sciguarata
    ti sei perso tre almeno tre mesi di blog. Se scorri le ultime discussioni trovi diversi uomini che scrivono abitualmente: Annibale, Vincenzo, sbit, Gian Paolo Colò, Antonio, Matteo Della Noce, Christianus Aquilensis, un cristiano, e altri.
    Dai, adesso che hai detto che l’uva è acerba, apprezza che ce la caviamo bene anche senza di te.
    Io pregavo per il tuo… profit

  18. Mauro Leonardi ha detto:

    Contestualizzo.
    La signora protagonista dell’episodio non fa la lavapiatti. Lavava i piatti mentre parlava con me perché è un’amica di famiglia e mi ospitava a casa sua con altre persone. Vive in una splendida città italiana del nord in una splendida casa e fa uno splendido lavoro. Cioè un lavoro per il quale gira moltissimo il mondo (ma a causa dell’ itinerare del marito non lo può andare a trovare…) e guadagna molti soldi. Non ha crisi depressive, ha molte amiche e vive fedele al marito perché vuole farlo (non so se si capisce…). Ha una casa in montagna e una bella macchina.
    Ha un carattere forte, anche troppo, tanto da apparire a tratti burbera.
    E’ anche molto cattolica. Ma non in maniera bigotta.
    Diceva quello che diceva perché è molto innamorata del marito, cioè il senso era assolutamente al positivo.

  19. Polifemo ha detto:

    Vabbé don Ma’, ma questa è Paoletta nostra!

  20. Mauro Leonardi ha detto:

    No quella – se non sbaglio – ha cinque figli, questa non ne ha.

  21. fefral ha detto:

    sarà assolutamente positiva ma quella frase lascia perplessa anche me. Solo che ora sono ancora emozionata per il ritorno di sciagu, no, non è vero, ho solo un gran sonno e non ce la faccio proprio.
    Comunque ‘sto blog pullula di donne con una vita splendida, scusate ma di matte esaurite stressate qua dentro ci sto solo io?
    Notte!

  22. MM. ha detto:

    Io trovo spettacolarmente vera la frase “il solo con cui sono me stessa”! e non ci vedo nessun problema di dipendenza psicologica o stranezza relazionale..mi sembra la cosa di cui abbiamo tutti un gran bisogno! Che sia Dio od un uomo! Ancora meglio, succede che Dio ci metta accanto persone che hanno il dono di guardarci con quello sguardo di benevolenza (proprio di Dio) che ci fa proprio sentire noi stessi, anzi migliori! Magari non sarà mio marito o il mio fidanzato..e allora? magari è il mio migliore amico o una persona che mi ama così tanto e che io amo così tanto da darmi anche l’amore con cui posso amare me stessa e sì!anche amare i miei difetti “solo se c’è lui che lo fa con me”! Bellissimo! altro che dipendenza psicologica, questo è amore!
    Buonanotte a tutti!

  23. fefral ha detto:

    la cosa che mi lascia perplessa è la parola “solo”. Per quanto si tratti del marito, non si può pensare di riuscire ad essere se stesse solo con una persona al mondo. C’è qualcosa che non va.
    E’ vero che quando si ha la fortuna di trovare qualcuno che ci ama per quello che siamo riusciamo a scoprire chi siamo e a volerci un po’ bene anche noi. E allora, sciagurata, se tu trovi una donna che ti dice “solo con te riesco ad essere me stessa” prima di scappare cerca di farle capire che una volta che ha scoperto se stessa può provare ad esserlo con chiunque.
    La dipendenza psicologica, MM, si ha proprio quando manca questa apertura verso fuori. Se io sono me stessa solo con una persona vuol dire che non mi possiedo. Se io scopro me stessa grazie all’amore di qualcuno e non riesco ad esserlo quando questo qualcuno non c’è vivrò sempre di luce riflessa.
    Diverso è, come sottolinea sciagurata, la frase della mamma di don Mauro: mi manca proprio lui.
    Questo è amore, quando dell’altro amiamo non quell’aspetto o quell’altro, non quel difetto o quel pregio, ma lui, proprio lui.
    E ripeto, quel “solo” non mi piace.

  24. fefral ha detto:

    io riesco ad essere me stessa solo con le persone che amo. Ma non solo con mio marito. E se non riesco ad essere me stessa vuol dire che non mi sento amata. Se fosse solo mio marito avrei i 3/4 della mia vita (quella che non trascorro con lui) davvero tristi, per tutto quel tempo fingerei di essere un’altra, mmi sentirei inadeguata, sbagliata, insopportabile…no, qualcosa non va.
    Allora, se ci fermiamo a quanto è scritto nel post (sicuramente nella vita splendida di questa donna splendida in una città splendida ecc… sarà diverso, ma fermiamoci a quanto scritto) ‘sta donna non è che sia poi un granchè fortunata.

  25. Paola ha detto:

    Non mi riconosci più!

  26. Paola ha detto:

    Io direi del mio amore questo.

    E’ l’unico con cui sperimento il picco della passione e il baratro della tensione. Come mi diverto con lui, non mi diverto con nessun altro. Come litigo con lui, e sono un po’ rissosa lo ammetto, non litigo con nessun altro. Quanto mi fa soffrire lui, non mi fa soffrire null’altro. Ogni incontro con lui è una scoperta, con i rischi e le gioie della ricerca. C’è tantissimo che voglio vivere con lui e che non ho ancora vissuto. C’è tantissimo che non ho ancora capito di lui e voglio vivere i prossimi giorni per scoprirlo. So che posso essere la luce della sua vita, ma anche il fulmine che lo acceca. Sono stata pensata per lui dall’eternità; i miei talenti sono doni per rendere la sua vita più bella; ma quando lui se ne dimentica, glielo ricordo io, a modo mio.

    E’ il mio amore.

  27. Paola ha detto:

    5, confermo!

  28. Tres ha detto:

    Io oscillo durante la giornata tra le tre definizioni, mi posso mettere in fila con te?

  29. Dory ha detto:

    Vengo anch’io: facciamo la serie italiana di desperate housewives????

  30. Tres ha detto:

    A me mio marito manca pure quando c’è. A me mio marito a volte sembra la persona più distante pure se stiamo nello stesso letto. A me a volte mio marito mi “costringe” ad essere un’altra me stessa perchè se no non arriviamo vivi a fine giornata. A volte no. Con mio marito tiro fuori il meglio e il peggio, ma in fin dei conti lui mi aveva chiesto di essere sua moglie, non il suo tutto, e io ho detto si, ti prendo come marito, non come il mio tutto. E lui è mio marito e questo mi commuove e me lo fa aspettare anche se arriva solo lui e non “tutto” quello che vorrei.

  31. Tres ha detto:

    Quello che dice MM mi è piaciuto e anche quello che dice la mamma di Don Mauro e la Sig.ra lontana dal marito. Non le leggo come parole che legano o limitano. Trovo che possano provare delle vere “dipendenze” d’amore le persone libere. La dipendenza relazionale è relazione, non tutta la relazione, ma una parte bella secondo me. Quando dico che una persona che va via si porta via una parte di me, io intendo che si porta via quella parte di me che usciva solo con lei e mi mancherà quella parte di lei che si realizzava solo con me. Non c’è ricordo, mezzo elettronico con schermo digitale, telefonata, lettera, “ti saluta tanto e ti pensa”, che possa ridarmi quel lui, quella io, che siamo solo insieme, di persona. Ecco perchè è cosi vero quel “mi manca proprio lui”, quel “solo con lui sono me stessa”.

  32. Paola ha detto:

    Sono d’accordo con @sciagurata. Non si può donare ciò che non si possiede.

    Devo sapere chi sono io per amare l’altro. O almeno intuirlo. E io sono in tutto quello che vivo, non solo nella relazione con il marito.

    E allora se, come dice don Mauro, io sono il sogno di Dio su di me, il solo con cui scopro me stessa, e quindi sono me stessa, è Dio.

    Poi posso amare marito, figli, lavoro, amici, il pezzo di mondo che è lo scenario del sogno di Dio su di me.

    Anche perché se quando finisce lo scenario di questo mondo, paiono – se non ho capito male – scomparire le mogli e i mariti, è bene che noi siamo noi a prescindere dal coniuge!!!

    Vi convince?

  33. Dory ha detto:

    “A me mio marito manca pure quando c’è”…meravigliosa poesia quotidiana di un amore senza misura!!!

  34. Lidia ha detto:

    Non so, io penso che amare qualcuno sia amare che quell’altro possa essere se stesso con me, non che io lo faccia essere tale.
    Ma forse è questione di cavilli.
    Cmq ho detto anche io che la frase mi pare molto bella. Solo, sarà per problemi miei, ma non posso fare a meno di pensare con immensa tristezza a tutti coloro che una persona così la vorrebbero avere e non ce l’hanno, ne conosco vari e non so mai che dire.
    Cmq: penso che sì, una persona con cui ti senti accettato (e spinto a migliorare, ma soprattutto accettato) direi che può essere un buon criterio per la scelta della persona giusta. ma mi pare che la situazione di una coppia che sta insieme da 50 anni e due fidanzati sia diversa.

  35. Tres ha detto:

    No Lidia non è questione di cavilli, quello che hai detto è molto vero, come è vero un po’tutto quello che ci diciamo sul matrimonio e affini ma, secondo me, è proprio che “matrimonio e affini” contengono e occupano tutta una vita e quindi ci si trova un po’ di tutto, e il fidanzamento è pure un po’fidarsi, se no si chiamava “accertamento”. Sei proprio brava. Ciao

  36. Polifemo ha detto:

    Ma dove la dice don Ma’ sta cosa?

  37. Mauro Leonardi ha detto:

    Questo commento è stato eliminato dall’autore.

  38. Mauro Leonardi ha detto:

    @Tutti
    Ok, comincio a ritrovarmi.
    Detto un po’ brutalmente, credo che il tono dei vari commenti dipenda dalla felicità delle relazioni che ciascuno sta vivendo.
    Se “il solo con cui riesco a essere me stessa” intende dire una vita abbarbicata, simbiotica, di chi non è al 100% di sé se è da solo, allora ha ragione Sciagurata. Ma la vita relazionale non è questo. La vita relazionale è che me + te, cioè 100 + 100, non fa 200 ma fa qualcosa di nuovo: idrogeno + ossigeno danno acqua, non un nuovo gas che si chiama “ossódrono”. Io, quando sono in un relazione vera, autentica, con un’altra persona, faccio un’esperienza nuova di me. Ovviamente la faccio anche dell’altra persona, ma la caratteristica su cui si soffermava la signora quel giorno senza rendersene conto era la novità della sua vita, qualcosa di sé “in più”, nuovo, che c’è solo se io sono con l’altro o con gli altri. Stan Laurel era un bravo attore anche da solo, ma divenne famoso in tutto il mondo e divenne uno dei più bravi attori comici di sempre quando cominciò a recitare con Oliver Hardy facendo Stanlio & Olio. Faccio questo esempio proprio perché voglio emanciparmi dal discorso marito/moglie: ciò che conta è la relazione. In “relazione” io sono veramente me stesso perché sono “più che me stesso”, infinitamente di più. E non importa che sia mia moglie, mio marito, un amico, il comico con cui lavoro, il mio direttore spirituale, e così via.
    La signora – quando è da sola – crede di non essere più sé stessa perché è “solo sé stessa”.
    Grazie a tutti!

  39. Paola ha detto:

    Nell’ultimo numero di studi cattolici.

  40. Vera ha detto:

    @ Mauro, perchè non sentirsi se stessi sempre? vivendo la quotidianità nelle relazioni comuni con le diverse persone che mi affiancano e che incontro durante la giornata? che cosa mi impedisce di essere diversa fuori da certi ambiti o persone? Non mi sono mai posta questa domanda, perchè vivo semplicemente e nella verità i miei rapporti con gli altri. il suo aiuto per capire meglio.

  41. Mauro Leonardi ha detto:

    Quanto ho scritto io non è in contrasto con quanto dici tu, anzi. Il mio intervento mirava proprio a far saltare l’idea che “l’unica relazione” fosse il matrimonio. Noi non possiamo essere noi stessi se non essendo in relazione con qualcuno o con alcuni. Poi, i tipi di relazione sono infiniti.

  42. MM. ha detto:

    A me la signora di cui si parla piace un sacco.. e pure quello che ha scritto don Mauro: In “relazione” io sono veramente me stesso perché sono “più che me stesso”, infinitamente di più.

    E penso che tutti abbiamo sempre bisogno di qualcun altro, anche chi pensa “basto a me stesso!”..niente di più triste che pensare di bastare a se stessi.

    Ma se io “sono” tutte le mie relazioni, questo non vuol dire che non so chi sono o che non mi possiedo..giusto?

  43. La sciagurata rispose ha detto:

    Frufrù solo me stesso riesce a essere se stesso quando sei tu. O son forse io?

  44. La sciagurata rispose ha detto:

    Comunque la storia della signora che lava i piatti non finisce dove si è interrotto don mauro..
    Perché il marito in chile ha un incidente d’auto e muore.. E lei si risposa.

  45. Polifemo ha detto:

    Perché nun rimani? Cioè scusa in che senso, je volevo de dì. Era l’artro giorno, il 25 aprile, artro che liberazione. Io ero tornato a casa a riportà er pupetto, e Rosa se n’esce co ‘sta uscita. Cioè scusa? Je domando. “Ma rimani, no. Su, basta litigà e fa cazzate”.
    Scusa don Ma’, scusate amici der blog, scusa Paoletta che spero che l’amica tua nova Carlotta mo’ te lo dice, io nun ve l’ho detto subito peché nun ce credevo. Ho fatto passà quarche giorno. Vabbé già de Cesare, l’avvocato colla forfora, nun vavevo detto gnente, ma quello è da mo’ che è affanculo. Vabbé co’ Rosa je davo poco, addì tanto, pecché è proprio no sfigato. Però nun sapevo proprio come ch’annava a finì.
    E cuando Rosa m’ha detto così, me so’ fiondato. A rimané in casa, vojo dì. Però nun ce capivo proprio gnente ma ieri un po’ boffonchiando mi moje m’ha spiegato ch’è successo.
    Dunque. Rosa era proprio ‘ncazzata e questo se sapeva. Ma che je successo, ch’è cambiata? me dicevo…. e ieri m’ha detto che sull’aurelia ha visto un tizio. Mo’ oggi ce so passato e nun l’ho trovato, però io ho capito.
    Cuanno che prennete l’aurelia a entrà verso dentro, ce stà quer punto cor semafero che poi la strada scenne, no? Ecco, lì ce steva uno – ce sta ogni tanto – che nun te chiede proprio i sordi. Porello sta lì, tutto su in pulito – cioè cerca de sembra’ normale… – e s’avvcina a le machine con uno straccetto pe’ pulitte i fari de la machina. S’avvicina piano piano pe’ nun scassà er cazzo, te li pulisce e, se tu nun je dai gnente, lui va via che te dà ragione. E’ triste disperato però je s’abbasseno le orecchie e dice ma che, me dai i sordi a me che so’ propio no sfigato? Ma tietteli pe’ te che fai bene… Cioè… fa na tristezza infinita. Cioè, mo’ io ve lo racconto così, ma a Rosa sta cosa l’ha proprio corpita. Steva co la machina e er pupetto sopra, e quello je s’avvicina e fa tutta la mafrina, e Rosa che fà? Pensa a me, m’ha detto. (Nun ja dato un cazzo, porello…). Ha detto: quello è Polifemo tra ‘n po’ se vado avanti così a mollallo. E s’è commossa da piagne. (Questo nun me l’ha detto, ma ho capito che na lacrima jè scesa).
    E infatti don Ma’, te devo dì che stava proprio a diventà dura. Ormai a magnà nun mettevo più manco la tovaja. Na’ birra e ‘n panino con la tele. Il letto na vorta a la settimana, la barba solo cuanno ch’annavo a pija er pupetto. Io finivo proprio come quello, pe’ questo je volevo dà qualcosa oggi. Colla castità – poi – un casino de l’artro monno. Ma nun solo co’ internet. Vabbé cazzate propio grosse nun ne ho fatte ma c’è sta la pischella der supermercato che me guarda languida – cioè a me me pare… – e ciò na voja de scopammela… Poi va da sé che nun l’ho fatto però don Ma’ te poi immagina i casini da solo (vabbé nun te li immaginà, va). E mo’ co’ Rosa…. è proprio bello! n’artra cosa. E’ proprio vero coll’amore er sesso è n’artra cosa e nun se po’ chiamà scopà.
    Scusa, lo so che nun dovevo intasà er blog che sta cosa l’ho messa su tutte le discussioni, ma – oh! – vojo divve grazie a tutte e a tutti che me siete stati vicino e nun vojo mancà nessuno!
    Grazie!
    Ciao.
    Siete belli tutti!

  46. Dory ha detto:

    Polifemo…Non sai quanto sono felice per te, per il pupo, per Rosa. Per la VOSTRA famiglia. Ci hai fatto divertire. Ci hai fatto piangere, ci hai fatto “incavolare”, ti sei fatto pure “ammonire” da Don Ma’ come lo chiami tu…E ora ci fai commuovere con il racconto di questa donna straordinaria, Rosa, che negli occhi tristi e nella disgrazia di un uomo a lei sconosciuto ( tu dici che non gli ha data niente…tu chiami niente uno sguardo e delle lacrime di compassione per gente abituata ad essere “invisibile”???) ha visto te, ha visto voi, il futuro.. Stalle sempre accanto ora Polifè…Non fare cavolate. Non le fare più…Già per quel poco che ho letto te lo posso dire: Rosa è una grande donna. E tu…Non devi essere così male se lei t’ha scelto e ora t’ha ripreso! Ricorda soprattutto il tuo pupetto che ami tanto!!! Ricorda che da te imparerà a essere Uomo: è il capolavoro che sta lì ogni giorno a dire quanto vi amate tu e Rosa anche quando le cose non gireranno sempre bene: ma ora è giusto che ti godi, che vi godiate questo momento di favola!. Noi, penso proprio di poter dire tutti noi, faremo il tifo per voi, pregheremo per voi! Bravo Polifemo!!!

  47. Tres ha detto:

    @Polifemo,grazie.(E pure a Rosa e il Pupetto)

  48. Mauro Leonardi ha detto:

    @Fefral, Paola
    A proposito di Paolo che “seduce” il marito, mi veniva in mente un signora che conobbi anni fa che faceva un discorso molto simile. Era una donna molto bella, ricca, sui 40, di successo professionale e con figli. All’inizio avevo pensato che si comportasse così perché temeva che il marito – uomo potente, ricco, intelligente, circondato da belle donne….- la tradisse e invece poi ho scoperto che la paura di tradire era la sua, cioè di lei. Era una sorta di azione “preventiva” che faceva nei propri confronti.
    Che ne pensate?

  49. Mauro Leonardi ha detto:

    Paolo è Paola…

  50. fefral ha detto:

    penso quello che diceva sciagurata… sedurre sa un po’ di partita persa

  51. Paola ha detto:

    don Mauro scrive: “ho scoperto che la paura di tradire era la sua, cioè di lei. Era una sorta di azione “preventiva” che faceva nei propri confronti”.

    E’ una bella chiave di lettura, effettivamente.

    Forse il marito l’amava davvero questa donna. Ma aveva la testa, il marito, in troppe cose visto che come dice don Mauro lui era un “uomo potente, ricco, intelligente, circondato da belle donne” (ma non ci dice se era bello e giovane o vecchio e brutto???).

    Ma lei, allora forse, sentiva lo sguardo d’amore di altri che la facevano sentire profondamente bella, ossia profondamente amata. Forse loro amavano non tutti i pezzi di lei, non la bellezza e il successo, ma il tutto di lei. Allora lei, ma forse ha ragione l’amichetta mia Fefral che la partita è persa, lei (la bella e ricca e di successo che poi con tutto questo che ci si fa se non ci si sente amati) lei che amava solo il marito, che voleva essere felice solo con lui, che voleva quello sguardo d’amore che altri le davano e magari lui meno – lui che a questo punto narrativo spero essere bello e ricco altrimenti cambio finale o mando lei dallo psicanalista – lei faceva di tutto per attrarlo a sè. Lei lo seduceva. In via preventiva per non tradire.

    Che ne pensate?

  52. fefral ha detto:

    embè, questa è tutta un’altra storia no?
    Ma comunque mi pare che si stia giocando con le regole sbagliate. Perchè il trucco per vincere la partita è perdere… perdersi… darsi.
    Una donna è sola fino a quando non accetta di esserlo, diceva la mamma di don Mauro.
    Ho imparato a mie spese (nella teoria perchè nella pratica ci ricasco tutte le volte) che quando sto a rimirarmi l’ombelico aspettandomi che arrivi qualcuno a dirmi “ma come è bello, come è affascinante” finisco per non sentirmi amata, desiderata. Mi sento sola, incompresa, triste. E allora il giochino della seduzione, che può essere replicato all’infinito e non solo in amore ma in ogni tipo di relazione, offre una soluzione spiccia e a basso costo per colmare il vuoto di cui mi sento piena.
    Però il fatto è che poi non dura.
    Attirare a me l’attenzione altrui (che sia il marito, o un amico, il capo, oppure anche il prete) può soddisfarmi nel breve (un bel cucchiaio di nutella ha più o meno lo stesso effetto) ma nel medio-lungo termine non dura.
    Non è quella la partita da giocare in amore.

  53. Paola ha detto:

    Fefral, darling, non capisco che vuoi dire! Perdersi? Ma tra le braccia di chi? Il marito ricco o qualcun altro?
    Perchè la tipa bella mi pare persa per il marito se a 40 anni ancora lo seduce.
    Ma don Mauro fa capire che lei lo seduce in via preventiva. Che vorrà dire? E poi chissà come è andata a finire. Stanno ancora insieme?

  54. fefral ha detto:

    no, Paola, perdere sé stessi, dimenticarsi di sé, donare sé stessi pensando solo all’altro, al suo bene, a renderlo felice. Non a quanto ci ama, quanto siamo in grado di tenerlo stretto a noi.
    Quindi se la tipa invece di pensare a sedurre il marito si mette ad amarlo finirà per rendere più felice lui e pure sè stessa (e avrà meno bisogno di nutella… quindi le va bene pure per la linea)

    Ma devo scappare, ho una festa di bambini

  55. Lidia ha detto:

    Boh…io penso che o il marito era un tipo un bel po’ freddo, o che la moglie avrebbe voluto un rapporto diverso, essere corteggiata, mentre il marito la dava per scontata. Sostanzialmente sono d’accordo con Paola. Ma forse invece di sedurlo avrebbe dovuto parlarci, spiegargli che si sentiva trascurata…però Fefral dice che è inutile dire ad un uomo come vorresti essere amata, tanto quello non lo capisce o lo prende come un insulto personale. A me pare una situazione mezza disperata, se a 40 e dopo cinque figli deve sedurre continuamente il marito per rimediare uno straccio di attenzione e non essere tentata di tradire. E se sedurre non paga
    e parlare non paga…
    Poi c’è l’opzione che la donna in questione voglia sedurre per soddisfare la sete di potere, ma non credo…
    Cmq dipende che significa sedurre? Affascinarlo? Fargli venire voglia di andare a letto con lei? Fargli dire “mia moglie è la moglie migliore del mondo!”? Ma sembrano un po’ surrogati…cioè, se una vuole complimenti in più, basta chiederlo,s e l’altro davvero ti ama, va bene. Ma se è livello più profondo, “ti seduco perché altrimenti mi sembra che non mi ami” a me pare che l’amore (almeno da una delle due parti) sia finito da un bel pezzo. Un matrimonio basato sulla continua seduzione io non lo vorrei, lo vedo come un voler riacquistare a forza ciò che dovrebbe essere donato spontaneamente..
    Ma se per seduzione si intende rinnovare l’incanto del fidanzamento (se incanto era), allora è diverso…una serata romantica, una bella cenetta ben preparata, che la moglie sia sempre ben vestita e che il marito le regali fiori anche dopo anni di matrimonio lo trovo giusto. Ma non direi che è seduzione, questa…in realtà sono le naturali conseguenze di amarsi: ti amo e ti regalo un fiore, ti amo e ti cucino qlcs di buono.
    A me la storia della seduzione sa di paura, tanta, tanta paura. E non mi piace, tutta questa paura, no no no. Ma magari il parere di persone sposate vale di più…

  56. Paola ha detto:

    Lidia, ma chi ti dice che la tipa ha 5 figli?

  57. Anonymous ha detto:

    Secondo me la donna è un po’ troi….

  58. fefral ha detto:

    No Lidia, non è una situazione disperata. Può succedere che a un certo punto nel matrimonio si abbia paura di fallire. Di essere tradita o di tradire. Di mollare la presa. Di scappare. Di rinunciare.
    Ed è normale che succeda dopo un po’ di anni di matrimonio. Dopo qualche figlio. Anche se tutto va bene all’apparenza.
    La scelta di sedurre il marito per non correre il rischio di essere sedotta da altri uomini può avere un senso nel breve. Può essere il gancio a cui ci si attacca prima di riprendere in mano il senso della propria vita, della propria scelta coniugale.
    Ma bisogna poi fare un passo avanti. E scegliere una fedeltà nuova, e rinnovare il patto matrimoniale andando a fondo e scavando bene.
    Perchè quello che scrive Tolkien e che Antonio cita nell’altra pagina del blog, che cioè ogni matrimonio è un errore lo penso anche io. Ma è la nostra libertà a fare la differenza.
    La libertà di dare la vita. Di vivere il dono di sé fino alle estreme conseguenze.
    Il matrimonio non è una strada facile. E per questo non mi piace paragonarlo a una favola. L’happy end non esiste nel matrimonio. Se non alla fine di tutto.

  59. Lidia ha detto:

    ah è vero c’è scritto “con figli”, chissà perché ho letto “cinque” scherzi del cervello stanco :)cmq il numero non è una gran differenza.

  60. Lidia ha detto:

    sì io dicevo è disperata se è tutto il matrimonio, da lungo tempo, che è diventato così: ti seduco perché sennò ti tradisco. Cmq appunto non sappiamo di che genere di seduzione parlasse la signora…

  61. Paola ha detto:

    Il mondo ha bisogno di donne. Donne che abbiano il coraggio di usare il loro potere.

    Il mondo ha bisogno di donne.
    Dio crea il mondo e lo dona ad Adamo; ma Adamo non ce la fa da solo, e arriva Eva.
    Gesù salva il mondo, sconfigge la morte e ridona la speranza all’umanità (perché la speranza è al vertice l’happyend, se passate l’autocitazione) ma chiede l’aiuto ad una donna, Maria; Lui ha bisogno del suo ventre.

    Donne che abbiano il coraggio di usare il loro potere.
    Eva usa il suo potere e spinge Adamo a mangiare la mela; Maria usa il suo potere e dice ai servi a Cana “Fate quello che lui vi dirà” e Gesù cede al potere di Maria.

    Cosa sarebbe stato di noi se Eva e Maria non avessero avuto il coraggio di usare il loro potere?

    Trovo miserabile l’idea della mera spontaneità nelle relazioni, del rispetto della libertà dell’altro. Le donne hanno un potere enorme e sceglierlo di non usarlo e già un modo di esercitare il potere.

    Sicché la mia interpretazione della tipa 40enne ricca e di successo è questa.

    Lei è una donna ricca di bellezza e di successo familiare e professionale ma soprattutto è ricca d’amore per il Suo Gesù. E nel marito vede la via più tangibile per rendere gioia al Suo Gesù. E usa il suo potere, la sua bellezza, i suoi talenti professionali, la sua fertilità, per riempire di gioia la vita del marito. E il loro letto è l’altare.

    Insomma, nessuno si scandalizza che Cenerentola abbia utilizzato il vestito color del cielo e le scarpette di cristallo per attirare il principe. Lei, Cenerentola, donna di speranza, credeva all’happyend. Ha sedotto il principe, è vero. Ha usato il suo potere (rectius quello della Fata Smemorina, la Madre del cielo): ma ha reso il principe e anche il Re (il Padre del principe) davvero felice.

    Ultima cosa: @Lidia l’happy end, la speranza, c’è sempre! A prescindere dal fatto che io o tu o gli altri preghino per Cenerentola! Perché altrimenti questo Dio non è un Padre, ma un padrone che si commuove solo dalle richieste o dalla quantità di richieste dei suoi servi; o, con un linguaggio a me più facile, un giudice che ha bisogno di una class action!

    A questo punto però don Mauro, che sembra di conoscere bene la donna in questione, deve svelarci perché lui, don Mauro, pensa che lei, la tipa bella, usi “in via preventiva” questo potere. Perché questo dato solo lui lo sa!

  62. Antonio ha detto:

    Chiamate il 118

  63. Paola ha detto:

    e dai, Antonio, non sei carino se scrivi così!!!
    Che cosa non ti convince?

  64. Antonio ha detto:

    D’accordo … forse è più giusto chiamare il 113 … mi sembra che siamo molto vicini al reato di “circonvenzione di incapace”.

  65. Paola ha detto:

    ma che c’entra????

    La circonvenzione di incapace è un delitto previsto e punito dall’art.643 del codice penale. Consiste nell’abusare dei bisogni, passioni o dell’inesperienza di persona minore o in stato d’infermità o deficienza psichica, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto. Completa la fattispecie la circostanza per cui la condotta dell’incapace deve consistere in un atto dannoso per sé o per altri

    chi sarebbe il “deficiente psicologico” di cui io starei abusando?

    Dai, davvero, dimmi invece cosa ne pensi!

  66. Antonio ha detto:

    Stai abusando del principe.
    Penso che il mondo abbia bisogno di uomini e di donne. In teoria lo pensi anche tu … in pratica no … almeno questo sembra a me.
    “Trovo miserabile l’idea della mera spontaneità nelle relazioni, del rispetto della libertà dell’altro. Le donne hanno un potere enorme e sceglierlo di non usarlo e già un modo di esercitare il potere”. Ma veramente la pensi così? Veramente vedi nell’altro un cagnolino da ammaestrare. Anche nel marito? Ma che se ne fa una donna di un uomo così?

  67. fefral ha detto:

    “Le donne hanno un potere enorme e sceglierlo di non usarlo e già un modo di esercitare il potere”
    @Paola. No, non sono d’accordo
    Scegliere di non usarlo è la più grande prova d’amore di una donna nei confronti del suo uomo e pure degli altri.
    Scegliere di non usarlo significa scegliere tra amare e possedere.
    Sei sicura che Maria con Suo figlio ha usato gli stessi mezzi di Eva?
    A me pare proprio di no.
    Maria informa suo figlio di una situazione. Suo figlio le risponde. Una qualunque persona da quella risposta avrebbe capito che Gesù non avrebbe fatto nulla. Ma Maria no, va dai servi e dice loro di fare quello che Lui avrebbe detto loro. Maria ama Gesù, e lo conosce. E già sa cosa Lui ha scelto. Non l’ha convinto. Non l’ha fregato come Eva ha fregato Adamo. Semplicemente sa chi è suo figlio.

  68. fefral ha detto:

    @Antonio, “che se ne fa una donna di un uomo così?” Soddisfa la sua vanità e colma le proprie insicurezze

  69. Paola ha detto:

    ma che cagnolino! no, non ho scritto così. ho uno stile di scrittura da pazzarella – ma mi capirai che non ho dormito la notte perché Ilaria ha avuto la febbre a 39.7 e leggo fotocopie di diritto dei mercati finanziari da giorni – e hai ragione a replicare e davvero ti ringrazio!

    ma se vedi così mi sono espressa

    “E nel marito vede la via più tangibile per rendere gioia al Suo Gesù”

    Scusa ma Maria a Cana, secondo te, non esercita in certo senso un potere per il bene degli sposi? insomma, Gesù le risponde qualcosa tipo: che devo fare con te donna (ora don mauro mi lincia perché la citazione sarà errata!). Insomma lei, Maria, se ne poteva stare statica, ad aspettare che gli sposi se la sbrigassero ma invece lei chiede e ottiene dal Gesù per il bene,

    Sicché se la donna bella e ricca capisce che la sua via per il cielo è il marito e cerca il modo, per vivere il suo matrimonio usando, vabbè non il potere, cambio parola altrimenti chiami il 113, i suoi talenti per rendere più bella la vita di lui, non ti sembra una meraviglia? un anticipo di paradiso in due?

    se invece e al contrario lei se ne sta passiva in nome della spontaneità dei rapporti e della libertà del principe, mi sembrerebbe, un po’ tristarella la vita a palazzo …

    però, ripensandoci, forse sto’ principe qualcosa potrebbe fare pure lui…

    non so dirti, caro Antonio, ma mi sembra, ma mi potrei sbagliare, che le donne, con tutto il rispetto per la mamma di don Mauro, non sono felici finchè non si mettono in testa di fare felice il marito. in questo vedo un potere; il potere di fare felice l’altro. e allora di perdere la vita, come dice Fefral, per far felice l’altro. però questo comporta un certo dinamismo nella vita della dona, o no??

    ps: ho riso da matta alla tua risposta: chiamate il 118!!!

  70. Paola ha detto:

    ciao fefral!

    il potere era lo stesso

    il fine opposto.

  71. Paola ha detto:

    scusa ma allora ti sembra meglio che lui, il ricco e potente, arriva a casa, magari testa tra le nuvole, e lei la bella e ricca lo lascia tra i suoi pensieri e semmai chiama la sua amica fefral e si fa due chattate sul blog?
    dai spiegami se ti sembra meglio. ma è perché voglio capire, ti assicuro, non perché sono sicura della mia tesi.
    cioè secondo me lei è una vittima. se lei molla, se lei non trova un po’ di energia, il matrimonio va a rotoli. o no?

  72. fefral ha detto:

    Non sono d’accordo, Paola, neanche un po’

  73. Antonio ha detto:

    Mi fa piacere che tu abbia riso … perché io volevo farti sorridere. Grazie per non esserti offesa :-)

  74. Paola ha detto:

    dai ma spesso si oppongono eva e maria
    insomma mi spaventano un po’ le donne che aspettano. aspettano che arrivi la felicità dell’altro. io, ma forse sbaglio, penso che la felicità dell’altro dipenda molto da come io posso renderlo felice. e allora cerco di fare qualcosa.
    ma magari è una cazzata

  75. Paola ha detto:

    però non mi dici se la teoria riveduta e corretta della donna ti convince?

  76. fefral ha detto:

    La felicità dell’altro dipende da come tu puoi renderlo felice, quello può anche andarmi bene, fino a un certo punto però. Non sei tu che puoi decidere qual è il bene per l’altro. E non puoi spingere una persona a essere felice perchè tu vuoi così. Se non sei disposta a vedere vanificati i tuoi sforzi di rendere felice qualcuno allora stai agendo per te stessa. E allora non stai amando fino in fondo.
    Attesa non significa immobilismo.
    Rispetto della libertà altrui non implica disinteresse.

    E non dirmi che Eva e Maria si comportano allo stesso modo e cambia solo il fine, proprio non mi sta bene.

  77. Paola ha detto:

    gli sforzi della povera 40nne mi sembrano un po’ vanificati effettivamente. hai ragione. dopo 40 anni. che fatica. ma chi glielo fa fare allora? mollasse tutto, no? insomma della serie: se si incontrano, bene. altrimenti meglio. tanto lei è bella e ricca. si dovrebbe rilassare e pensare un po’ a sè. forse non è una santa. è una cretina! tutta sta’ storia che il marito è la via per Gesù? ma allora ribaltiamo la prospettiva: se l’uomo deve amare la moglie, come Gesù la chiesa, si desse da fare sto’ principe! l’immobile forse è lui!! ora mi è più chiaro.

    certo don Mauro ci potrebbe aiutare!!! perché la bella agisce in via preventiva???

  78. Antonio ha detto:

    @Paola. Ma perché chiami passività il rispetto della libertà altrui. Richiede grande fatica. Il famoso “padre misericordioso” è passivo?
    La donna deve usare tutti i suoi talenti: in questo è uguale all’uomo … nessuno pensa il contrario e certamente non lo penso io. Da qualche parte ho raccontato la storia di un vecchietto che, per difendersi dai lamenti della moglie, si rifugiava in un garage. Ecco mi sembra che gli uomini abbiano la tentazione del garage, che si accontentino di regnare nei garage (in un mondo fatto di oggetti o di concetti, ognuno ha il suo garage, che sia più semplice da governare della vita reale) … e il modo di fare di certe donne li incoraggia in questa loro cattiva inclinazione.
    E le donne? Le donne qualche volta si perdono nei loro affetti perchè guardano il mondo troppo da vicino.
    “Che i nostri affetti non uccidano noi, né muoiano essi”. E’ la frase di John Donne che apre “I quattro amori” di C.S. Lewis. Per tener fede a questo programma, nei casi della vita, servono uomini e donne.

  79. Paola ha detto:

    però nel racconto di don Mauro la moglie non si lamenta. seduce il marito.

    “Che i nostri affetti non uccidano noi, né muoiano essi”: come si fa?

  80. fefral ha detto:

    ma ‘sta donna si è mai chiesta cosa rende felice il marito?
    Cosa intendiamo per sedurre?

  81. fefral ha detto:

    no paola, io ho ho detto che gli sforzi sono stati vani. Ma che la disposizione di chi ama deve essere anche quella di amare senza avere risultati. Ma forse stiamo ragionando su piani diversi.

  82. Antonio ha detto:

    Sì, scusa, non era un discorso collegato al racconto.
    Come si fa mi chiedi? Elevando la qualità delle nostre relazioni interpersonali, usando la libertà che abbiamo (Camus diceva che “la libertà è una possibilità di essere migliori” … quindi viva la libertà) per impiegare al meglio i nostri talenti, sorridendo … e pregando: fortunatamente non tutto è in mano nostra.

  83. Mauro Leonardi ha detto:

    @Paola
    Purtroppo non so come aiutarti. La frase: “…. all’inizio avevo pensato che si comportasse così perché temeva che il marito la tradisse e invece poi ho scoperto che la paura di tradire era la sua, cioè di lei. Era una sorta di azione ‘preventiva’ che faceva nei propri confronti” non è frutto di una mia interpretazione ma sono parole sue, di lei, dell’interessata, se non ricordo male quasi testuali: quindi bisognerebbe chiederlo a lei.
    Diciamo che nella mia vita qualcosa del genere succede anche a me, e forse per questo me le ricordo. Quando mi sento molto solo e bisognoso di molto affetto mi sono accorto che, in prima battuta, cerco di essere gentile e affettuoso con chi vorrei lo fosse con me. Quindi forse anche lei lo faceva per quello.
    Se vuoi Paola ti dico che con i miei amici però non funziona, magari invece tra marito e moglie sì.
    Questo però dovreste dirmelo voi.

  84. Lidia ha detto:

    Io penso che Paola, fefral e Antonio ragionino con linguaggi totalmente opposti, intendendo cose diverse.
    per questo penso che questa discussione sia totalmente campata per aria, scusate: non sappiamo cosa significa “sedurre”. Insomma, la signora lo seduce nel senso sessuale, o romantico, o semplicemente si attiva per renderlo felice, che magari a volte significherà lasciarlo andare a calcetto e a volte significherà mostrarsi interessata ad andare a letto con lui invece di guardare la TV in santa pace? Insomma la seduzione, cos’è? in termine tecinico, sedurre è affascinare (con una sfumatura di attrazione sessuale, ma non per forza: anche Dio “seduce” il Suo popolo, cioè lo attira a sé). Allora se per sedurre intendiamo “rinnovare l’amore” (in termini di attrazione fisica, di intesa, di romanticismo, di atti gentili e complimenti), ok. Se intendiamo per seduzione “ti devo sedurre quotidianamente altrimenti tu non vieni più a letto con me o non mi regali più un fiore e non mi ti fili a meno che io non ti seduca” mi pare una partita giocata da un solo giocatore, e lo trovo tristissimo.

  85. fefral ha detto:

    sedurre significa appunto quello che dici, cioè attirare a sè. E questo non è amore tra pari. Tra creature questo voler attrarre a sè è egoismo. Non è amore. Per questo non mi piace usare la parola seduzione in un rapporto di amore, o di amicizia.
    La seduzione, voler attrarre a me qualcuno, fosse anche il proprio marito, significa volerlo per me, per soddisfare me stessa, per il mio egoismo.
    Cambiamo parola se vogliamo intendere qualcos’altro.

  86. fefral ha detto:

    se lui arriva a casa testa fra le nuvole e piena di pensieri e lei lo stressa con le sue paranoie non credo che ne venga nulla di buono…. ma magari sbaglio, poi ogni uomo è diverso.

  87. Lidia ha detto:

    @ Paola, io penso tu abbia dei problemi nel capire quello che io scrivo. Probabilmente per colpa mia.
    Io non ho mai detto che la speranza non c’è, o l’happy ending (se non altro nell’aldilà, e spesso già di qua) non ci sia. Dico che se a uno tu gli dici “Bello, anche se la tua vita fa schifo sappi che c’è l’happy ending e smettila di crogiolarti nel dolore” nel migliore dei casi ti manda a quel Paese e nel peggiore si va a suicidare. A me l’hanno detto e ripetuto e al suicidio non sono arrivata ma allo starci male sì.
    Penso sia inutile continuare così su questa discussione, parliamo due lingue totalmente diverse. Io parlo dall’esperienza personale, tu parli di concetti astratti (paperelle, favole ed happy endings), penso sia questo il problema. O entrambe parliamo per concetti astratti o entrambi parliamo “in carne ed ossa”.
    In carne ed ossa a Roma una ragazza di 19 anni sana, solare, senza particolari problemi, si è suicidata qualche mese fa dopo aver sentito un ciclo di Catechesi (bellissime, ci vado anche io) sul senso della vita, su Dio, sulla speranza. lei ha detto “bella ho sbagliato tutto nella vita” e si è buttata dalle scale.
    Ecco tutto, spero sia più chiaro adesso il mio concetto. Anche quel prete parlava di happy ending, di Dio che ti ama e dell’aldilà dove saremo tutti felici. peccato che non sia servito.

  88. fefral ha detto:

    allora io la storia l’ho capita così (la traduco a parole mie, ok?)
    Lui non c’è mai. Lei non c’è mai.
    Lui ha una vita piena di relazioni. Lei pure.
    Lui conosce anche tante donne belle. Lei incontra uomini affascinanti che la fanno sentire donna. Non ci va a letto, e neppure cede alle lusinghe di un flirt innocente. Però, si dice, cacchio allora gli uomini se ne accorgono che sono figa, possibile che mio marito non ci faccia più così caso?

    E così comincia il gioco: per non cornificare mio marito faccio la fascinosa con lui.

    Ma vedete che nasce tutto da qualcosa di bacato?
    Da una insoddisfazione di lei?
    Da lei che si guarda l’ombelico?

    Ora, è normale che succeda. E’ normale che succeda a 40 anni, e con qualche figlio. E’ normale che una donna anche sposata con un figo ricco e potente subisca il fascino di altri uomini che la fanno sentire al centro della loro attenzione.
    Però questa cosa va chiamata col suo nome: insicurezza, carenza d’affetto, paura di restare sola, paura di fare una cazzata…. quello che sia, ma va chiamata per nome. E il nome giusto non è amore. Perchè l’amore è altro.
    Quando diamo il nome giusto alle cose allora possiamo parlarne e cercare delle soluzioni. Altrimenti sono tutte pippe mentali (e scusate se parlo come polifemo ma non stiamo raccontando favolette)

  89. Paola ha detto:

    Super! Fefral, mi piace molto la tua diagnosi. Io non c’ero arrivata.

    Allora suggerirei questo alla tipa: Juan Arias (giornalista e scrittore spagnolo) dice
    “L’insoddisfazione è la strada attraverso la quale Dio sta giungendo inaspettato”.

    Bella e ricca, vivi la tua insoddisfazione, vivitela fino in fondo. Troverai Dio. E allora saprai amare tuo marito.

  90. Paola ha detto:

    Dai, Lidia, non litighiamo! Un punto fermo c’è: bisogna vivere di speranza. L’altro punto pure c’è: se la mia amica sta nella merda, dei pipponi (ormai sono fefralizzata a vita) non se ne fa nulla. E’ meglio che mi metto a scavare la merda che lei ha accanto per farla respirare.
    Va bene Lidia? Pace sul’happyend? E’ un mio limite, lo so; ma adoro le favole. Ma giuro non le tiro più fuori. Almeno per un po’.

    A proposito di favole. Torno ora da un luogo da favola, dove erano radunate tante famiglie di giovani sacerdoti, appena ordinati. Che donne ho visto! Che mamme e sorelle di quei sacerdoti! Che sguardi d’amore avevano nei volti. Alla tipa bella le farebbe bene respirare un po’ di quell’aria.

  91. fefral ha detto:

    @Paola, dopo quella storia dei complimenti faccio fatica a capire se parliamo sul serio o per sfottere.
    Comunque mi piace quello che hai scritto: “Bella e ricca, vivi la tua insoddisfazione, vivitela fino in fondo. Troverai Dio. E allora saprai amare tuo marito”

  92. Tres ha detto:

    Quello che mi viene in mente, più leggo qui e più ascolto fuori, che quello che ho imparato dal matrimonio da quel pomeriggio in cui mi infilavo il vestito da sposa in camera di mia madre ad oggi, è che bisogna avere molto rispetto non solo delle persone ma anche del loro matrimonio, trattare il matrimonio come un terzo elemento. Forse la vera differenza tra convivenza e matrimonio non è da ricercare nelle diverse capacità di amare e decisioni di vita al riguardo ma nel semplice fatto che in due che si sposano c’è in più il matrimonio. Non si può pensare di aver capito un matrimonio solo guardando quello che sono, che dicono, che fanno le singole persone. Penso alle mie piante sul terrazzo: alcune sono prodighe di fiori e foglie e verzure varie ma se le tiri su hanno un panetto piccolissimo di radici, tutta la loro “piantitudine” è nello sfarzo esteriore. Alcune erbacce non vengono via mai, ad uno stelo stenterello corrisponde un trionfo di radici. Se la sfarzosa pianta dicesse all’erbaccia di fiorire, di credere nei grandi petali e nei colori delle farfalle che si poserebbero su di lei se solo facesse lo sforzo di fiorire, sbaglierebbe. Idem l’erbaccia, se pensasse che l’altra ha una vita facile non sapendo che si regge su radici stentarelle ed una semplice ventata la potrebbe buttare giù. A volte una macchina (passando ad un altro esempio in questi primi week end fuori porta) va piano e lenta non perché non sappia che è bello correre con i capelli al vento verso la meta ma perché sa di essere in riserva, ed allora è molto prudente e saggia, visto che anche lei vuole arrivare alla meta, ad andare piano e senza tanti gadget che succhiano la poca benzina. Sperare non è sempre un’avanzata gloriosa verso la luce, agire non è sempre “un fare” . Buon lunedì.

  93. Paola ha detto:

    Fefral, davvero sono sincera. Nè tu nè io abbiamo tempo da perdere sul blog. Cerchiamo di capire, farci capire, chieder aiuto. E per noi, e per le tante visualizzazioni che ci sono e che non hanno coraggio di scrivere, è una bella opportunità. Io, poi, personalmente, non riesco ad essere falsa neppure con i miei nemici dichiarati e, seppur in maniera imprudente e forse eccessiva, preferisco le guerre alle ritirate.

    Un sassolino mi è rimasto nella scarpa dopo i vivaci scambi di opinioni dei giorni scorsi. E tra amiche bisogna imparare, con garbo, a tirarli fuori.

    Gesù resuscita Lazzaro, che era morto e quindi una situazione di dolore immenso per le sorelle Marta e Maria. Come dire, una croce grossa e inevitabile per Marta e Maria che Gesù viene a portare per loro. Ma lo stesso Gesù trasforma l’acqua in vino per gli sposi che immagino essere giovani, belli, contornati dall’affetto dei genitori, degli amici, con prospettive di vita da “favola”. Ma Lui, tramite Lei, si occupa del vino, di qualcosa che davvero se vista con gli occhi di chi porta una croce oggettivamente grossa e inevitabile potrebbe far davvero innervosire.

    Così vorrei riflettere con voi. Gesù porta per noi le croci, le grandi e le piccole. Dobbiamo essere open-minded nel blog; ascoltare e dare parola nel blog a Marta e Maria (a chi porta croce grosse davvero) ma anche agli sposi di Cana (a chi cerca un po’ di vino nella sua vita da favola). E poi dobbiamo tutti sforzarci di credere che Marta e Maria non meno che gli sposi di Cana abbiano incontrato Gesù, nelle loro croci grandi o piccole e nella loro vita bella o meno bella. Perché Gesù è interessato al manager di NY e alla contadina del Congo. Affinché così e qui tutti possano capire, un po’ di più, come entra Gesù nella loro vita.

    @Tres @Lidia: urge una discussione sulla speranza perché intuisco che a noi manca qualche elemento! E ci giriamo intorno ma non ci capiamo molto! Don Mauro, sono certa, dal cappello magico, saprà trovare un tema di discussione, un documento, o altro che ci aiuti a capire cos’è la speranza.

    Buon lunedì!

  94. Tres ha detto:

    @Paola, scusa, sempre pronta ad imparare, ma io di speranza ci vivo, forse c’ho lo stile depresso, ma è solo lo stile. Io mi sento serena e accogliente verso chi la pensa alla Marta, alla Maria e alla Cana. Se poi ogni tanto qualcuna alza i toni, forse ci stava bene e forse no, però avanti serene tutte, mi sembra. Tra parentesi, a Cana ci passiamo tutti, in ruoli diversi, ma tutti. Io credo che chi ci legga veda Gesù sia quando legge il Suo nome in un commento sia quando Lo legge tra le righe e viceversa non lo vede pur leggendoLo. Ma forse non ho capito che sassi ti fanno male. Ciao.

  95. Paola ha detto:

    Tres, d’accordissimo! La mia osservazione era questa: siamo in un momento drammatico di crisi, economico finanziaria relazionale ma non solo. Come si può vivere di speranza? e come si può dire a qualcuno, che magari legge, che si può ancora sperare nonostante tutto. E se poi teleologicamente la speranza è una virtù, mi piacerebbe capire come io posso crescere in questa virtù, stando con i piedi in questa crisi e con la testa in cielo. Senza dire, come ho fatto io, frasi che suonano male (come l’happy end).
    Non ti piacerebbe Tres come discussione?

  96. fefral ha detto:

    @Paola, scusa, non ho capito il sassolino…
    Gesù si occupa del vino e di lazzaro, cioè Gesù è interessato ad ogni aspetto della nostra vita, su quello sono d’accordo con te.

  97. Tres ha detto:

    @Paola io penso che noi non dobbiamo preoccuparci di trasmettere qualcosa a chi ci legge. Io e te abbiamo iniziato non capendoci in un’altra discussione. Poi non ci siamo più “incrociate” per un po’. Poi abbiamo fatto qualche domanda una all’altra e così conosciamo qualcosa in più dell’altra. Poi, continuiamo, ognuna con il suo stile, a dire e commentare quello che la discussione porta. Ora abbiamo riniziato a “parlarci”. E questo succede un po’ con tutti e tra tutti. Beh questo secondo me è speranza applicata (non teleologica, mi rendo conto), ma speranza. Perchè qui ci sono persone che cercano di capirsi e interrogarsi su temi quotidiani e che si prendono pure delle piccole sgridate, giuste, da ragazze più giovani e che, da quando gli hanno detto che perdono tempo, scrivono ancora di più. Sono stati toccati talmente tanti temi, e ognuno ci ha messo un po’ dei suoi piedi in crisi e della sua testa in cielo, che credo veramente che quello che tu desideri lo stai già facendo e noi (compresi quelli che leggono e poi commentano nella vita faccia a faccia) con te. Grazie della risposta Paola. Buon lavoro.

  98. Antonio ha detto:

    Non so se state notando che tutte le discussioni stanno diventando un’unica discussione …
    @Paola … parliamo di Speranza: che bell’argomento!
    Per parlare di speranza bisogna parlare di fede … un pochino. Noi siamo credenti … ma in cosa crediamo, in primo luogo? Nel fatto che Dio è Dio … e anche nel fatto che noi siamo sue creature. Tutto discende da questo atto di fede.
    In cosa speriamo? Essenzialmente speriamo che Dio sappia quel che fa creando ogni uomo. Se crediamo veramente in tutto questo … allora il mondo, le persone … diventano soggetti interessanti.
    Mi ricordo i miei viaggi in metropolitana quando ero studente … alcuni amici mi parlavano di chiamata universale alla santità e io mi divertivo a osservare le persone che mi facevano più antipatia, più ribrezzo, attorno a me. E mi dicevo: anche lui è chiamato alla santità? Possibile?
    Diciamoci la verità: ci piace il mondo in cui stiamo o invece lavoriamo, segretamente, per costruirne uno artificiale – basato sui nostri desideri, sui nostri gusti – selezionando chi merita di farne parte? Non ci trasformiamo così in creatori invece di accettare di essere creature?
    Il rispetto nei confronti del prossimo nasce da questa osservazione: l’altro c’è perché Dio lo ha voluto. Quindi lo accetto nel suo essere … ma questo ancora non basta. Dio lo ha voluto per me … e quindi io il mio prossimo, soprattutto il mio prossimo più prossimo, non devo solo accettarlo: devo averne bisogno! Rispettare l’altro significa averne bisogno.
    Non devo trasformare nessuno, né un marito, né una moglie, né un amico … in qualcosa di diverso da ciò che è per la semplice ragione che io non conosco il motivo della sua esistenza: so solo che il motivo c’è … e lo so perché ho fede in Dio. E so anche che se lui è ciò che deve essere ne ricaveremo tutti un gran bene. Ma deve volerlo anche lui.
    E io? Lo posso aiutare? Lo posso spolverare … perché vivendo ci si sporca un po’. E posso anche desiderare che lui faccia lo stesso con me.
    Mesi fa ho ascoltato su Internet una conferenza che John Wooden, un famosissimo allenatore americano di basket morto di recente, tenne negli USA nel 2000 (o giù di lì). Ecco il link … così potrai ascoltarla anche tu, se vorrai.
    Il tema della conferenza era: “La vittoria e il successo”. Tra le tante cose belle che disse, mi colpì il motto che utilizzava per spiegare ai suoi atleti l’importanza di allenarsi bene. Il motto era: “the journey is better than the inn” … ossia “il viaggio è meglio della meta”. Diceva che la frase era di Cervantes e che lui l’aveva appresa da suo padre. 
    Il viaggio è meglio della meta … penso che sia proprio così. Non siamo capaci, noi uomini, di porci mete in grado di renderci realmente felici. E questo accade perché i nostri desideri sono limitati.  Allora è meglio mettersi in viaggio, un po’ alla cieca ma tenendo per mano Gesù, come fanno i bambini piccoli con i genitori. Questo viaggio ci servirà a crescere nelle virtù e soprattutto ampliare i nostri desideri. Il finale sarà una sorpresa … perché la meta del nostro viaggio non l’abbiamo scelta noi.

  99. Paola ha detto:

    Bello! Grazie (anche da parte di mio marito).

  100. mariavolta ha detto:

    Il viaggio e’ piu’ bello della meta ma quando il viaggio diventa duro difficile e hai bisogno di tutte le forze possibile,pensare che devi arrivare ad una bella Meta ti aiuta,
    a me serve ricordarmelo.

  101. Antonio ha detto:

    @mariavolta: Hai ragione … però qualche volta tendiamo a dimenticare che il Paradiso non può essere per noi un “desiderio” come gli altri (o forse “migliore” degli altri), perchè non lo conosciamo: possiamo desiderare solo ciò che conosciamo.
    Ti ricordi di Gesù che rassicurava gli apostoli dicendo “E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Tommaso diede quella risposta molto umana: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” … si voleva organizzare, povero figlio, preparare i bagagli, salutare gli amici, prenotare i biglietti per il viaggio. E Gesù che gli risponde “Io sono la via” … cioè prendimi per mano, abbi fiducia in me, abbi fiducia del tuo presente, delle tue lacrime e delle tue gioie … desidera pure, ma io supererò i tuoi desideri.
    Mia figlia da piccola, prima di partire per un viaggio, non mi chiedeva mai “papà, dove andiamo?” … tutto quello che voleva era stare con me. Sapeva che, dovunque l’avessi condotta, sarebbe stata felice perchè io sarei rimasto con lei … lei era già in Paradiso, perchè stava con me e con sua madre.

  102. vincenzo martucci ha detto:

    Vedo che ci sono anche quelli che apprezzano il fatto di avere una persona con cui sentirsi sè stessi. Posto che, se volessimo essere fiscali, continuiamo ad essere noi stessi anche quando fingiamo, vorrei, comunque, spostare l’argomento su un altro aspetto che mi pare più interessante approfondire.
    Trovare “una sola” persona con cui ci sentiamo liberi di vivere e di esprimerci senza alcuna riserva (ecco quale penso possa essere il senso di quella frase) potrebbe, indubbiamente, essere anche qualcosa di positivo…ma non tiene conto di una realtà, drammaticamente negativa che è implicita in tale considerazione: esiste un intero genere umano di cui non abbiamo motivo di fidarci pienamente!!!…Ecco dove individuo la “bruttura” di quella bella e poetica affermazione!

  103. Domenica ha detto:

    Non riesco a seguire il blog, solo ogni tanto riesco a leggere qualcosa. Il mio non è un intervento su di un argomento specifico; è solo una considerazione su quello che salta agli occhi ad una persona che come me si “affaccia” ogni tanto qui.
    Polifemo, a volte usi un linguaggio un linguaggio non troppo “canonico”, ma dici quello che in altre forme direi anche io. Paola, leggere quello che scrivi, mi infastidisce. Non perché dici cose diverse da quelle che penso io, ma perché mi sembra che quello che scrivi sia preso da un libro di fiabe e non abbia nessuna attinenza con la realtà. Come puoi dire certe cose, tipo “ io, mio marito e il bicchiere di vino….?” La vita non è un film; o ci mettiamo nei panni degli altri e allora proviamo a consigliare o stiamo nei nostri che sono comunque panni da “poveracci”. Siamo tutti dei poveracci, nessuno ha la ricetta per la vita felice. Per essere credibili bisogna dire la verità e la credibilità esce fuori anche da poche righe scritte su di un blog.
    Insomma Paola, sembri uscita da un vecchio libro di Harmony…la gente fa fatica ad arrivare a fine mese per comprarsi da mangiare. La gente fa fatica a vivere perché non ha nessuno che li aiuta, la gente urla a Dio quando è disperata, la gente va dallo psichiatra proprio perché non vuole tentare il suicidio. “ Io, mio marito e il bicchiere di vino” è quello che auguro a tutti e a me stessa, ma non è certo la soluzione. Incominciamo a trovare un bravo psichiatra e già è qualcosa.

  104. Domenica ha detto:

    E beviamo un bicchiere di birra, costa meno del bicchiere di vino….

  105. vincenzo martucci ha detto:

    Beh Domenica, se però una persona riesce a raggiungere la serenità anche solo col marito e un bicchiere di vino più che una che esce dal vecchio libro di Harmony mi sembrerebbe una che sa accontentarsi nel vivere (e probabilmente anche in modo più intenso di quanto altri possano immaginare!) le cose semplici…potrebbe essere anche il “segreto” di cui molti non sanno avvalersi e per questo vanno dallo psichiatra, non trovi? Comunque, di questi tempi, con Monti che ci sta spennando, condivido il tuo suggerimento sul bicchiere di birra…non so Paola, però…

  106. vincenzo martucci ha detto:

    Beh Domenica, se però una persona riesce a raggiungere la serenità anche solo col marito e un bicchiere di vino più che una che esce dal vecchio libro di Harmony mi sembrerebbe una che sa accontentarsi nel vivere (e probabilmente anche in modo più intenso di quanto altri possano immaginare!) le cose semplici…potrebbe essere anche il “segreto” di cui molti non sanno avvalersi e per questo vanno dallo psichiatra, non trovi? Comunque, di questi tempi, con Monti che ci sta spennando, condivido il tuo suggerimento sul bicchiere di birra…non so Paola, però…

  107. vincenzo martucci ha detto:

    Don Mauro c’è stato un problema di pubblicazione! Ti prego, però, di cancellare il “doppione” perchè, permalosi come sono, potrebbero pensare che sia un modo arrogante di voler imporre “con insistenza” la mia opinione!

  108. Domenica ha detto:

    Concordo, per alcune persone può essere così. Occhio però a non parlare di cibo ad un bimbo che muore di fame…non so come possa reagire.

  109. Mauro Leonardi ha detto:

    Vincenzo, per una volta lascio il doppione: voglio che sia chiaro che non cancello mai il commento di nessuno

  110. vincenzo martucci ha detto:

    Mauro, confessa che lo fai perchè, sotto sotto, non ti dispiace affatto che mi considerino arrogante! Ciao

  111. Mauro Leonardi ha detto:

    @Vincenzo
    E’ successa la stessa cosa a Tres l’altro ieri nell’altra discussione e le ho lasciato il doppione. Comunque non mi sembri affatto arrogante. Sei determinato, è questa è una cosa molto bella.