26 luglio – Anna e Gioacchino
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”». Mt 13, 24-30
L’antico testamento, la storia d’amore tra il popolo eletto e Dio è una storia con momenti di luce e di comunione altissima, ma anche con tante ombre e tradimenti: c’è il paradiso terrestre e c’è la caduta, c’è il diluvio universale e l’arca dell’alleanza; ci sono i dieci comandamenti e il vitello d’oro. Nello stesso albero genealogico di Gesù troviamo esempi d’umanità e bontà altissima, ma anche persone di peccatori. Dio che si è fatto carne si è voluto immergere nel mondo reale, senza frontiere tra bene e male e con la porta sempre aperta alla Misericordia. Ecco perché la parabola del figliol prodigo non ha un finale: perché il fratello piccolo si è pentito ed è di nuovo nell’abbraccio del padre e per il figlio grande rimane aperta la porta affinchè abbia tempo e modo di convertirsi e cambiare il proprio cuore. Così proprio dal popolo eletto che ha riservato a Dio gioie e delusioni, nascono Anna e Gioacchino e da loro Maria, meraviglioso e purissimo fiore in cui si è incarnata la Carità senza fine che da sempre desidera dare all’umanità il proprio Volto a sua immagine e somiglianza.
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