
28 giugno – Maria ci insegna
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Lc 2, 41/51
Perché la chiesa annovera questo tra gli episodio “gaudiosi”? Che c’è da gioire? Un ragazzino si perde, i genitori non se ne rendono conto, lo cercano dappertutto, sono angosciati sulla sua sorte, alla fine lo ritrovano ma ricevono dal bambino una risposta dura da accettare e che infatti non comprendono. Cosa c’è da gioire? Maria ce lo insegna: lei “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. Gioia è pregare e comprendere che in questo evento c’è la gioia del dono perché nel momento in cui Maria e Giuseppe perdono Gesù, lo perdono perché egli cominci a rivelarsi per quello che è, il figlio di Dio che è per la salvezza dell’umanità. Ma questo lo si comprende solo nella preghiera.
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