Blog – Futuro e passato. Per essere santi, ci vuole il presente vigile
La memoria è un atteggiamento verso il proprio passato – bello o brutto non importa-; la speranza è il medesimo giusto atteggiamento, ma rivolto al futuro. “Memoria” e “speranza” non sono due parole che vogliono dire solo prima e dopo, passato e futuro, ma sono due parole che indicano un certo tipo di relazione col passato e col futuro: sono il rapporto nutriente che hanno con l’oggi, con l’adesso, col presente. “Essere custodi della memoria significa qualcosa di più che ricordare e fare tesoro delle grazie del passato. Significa trarne le risorse spirituali per affrontare con lungimiranza e determinazione le speranze, le promesse e le sfide del futuro” (Papa Francesco).
Dio è eterno presente e se noi vogliamo camminare nelle sue orme dobbiamo vivere a sua immagine in un presente vigile. Senza malinconie per il passato o blocchi per ferite ricevute, e senza fughe in avanti. Sì, invece, a memoria e speranza che diventano progettualità. Un presente che cammina su sé stesso con lo sguardo indietro, non è un presente che serve, perché la nostalgia e il blocco sulle ferite non sono memoria. “Guardare al passato senza ascoltare la chiamata di Dio alla conversione nel presente non ci aiuterà a proseguire il cammino; al contrario frenerà o addirittura arresterà il nostro progresso spirituale”. Lo disse Papa Francesco ai vescovi coreani nel suo viaggio dell’agosto 2014. Ce lo scordiamo che la realtà è il presente? che la memoria è viva se è vissuta e non rimpianta? Quante volte nella mia vita singola ed ecclesiale si alza il lamento della memoria come bel tempo andato? Quando eravamo pochi, quando eravamo poveri, quando eravamo pieni di buono spirito. Quando “eravamo”, insomma. Il passato – anche quello dei martiri che, per la chiesa, è una roba che meglio di così non si può – non va né idealizzato né “trionfalizzato” ma va saldato, cucito, a quello che siamo e che saremo. Avete mai visto ricamare? L’ordito che sparisce sotto la trama? L’ordito, che se non è ben teso, non regge il filo e il disegno non viene? Avete mai visto un ricamo alla fine? Si vede solo il disegno, quello che era nell’immaginazione della ricamatrice. Il disegno è la speranza, il progetto. E l’ordito non si vede più. Mai vista una ricamatrice piangere e recriminare sull’ordito che non si vede più, sui rocchetti, sulle matassine di filo che non ci sono più. Non avrebbe senso. Lei è contenta per il disegno, che la mano ha seguito a memoria. Ecco, la speranza è il presente da farsi, attento, vigile. Un ordito ben teso, la memoria ben fissa in mano. Una memoria viva fissa nella nostra memoria di oggi, memoria nel presente. Un ordito pronto a reggere un disegno, che per ora è ancora nella matassina, nella mano, nella mente, della ricamatrice. Una memoria che non è rimpianto di quanto grande è stato il passato eroico di una chiesa che, se cadesse in simile errore, da viva diventerebbe presto vivacchiante. Un ordito teso, una memoria viva, presente, pronta per essere ricamata e reggere il peso del filo, della mano, del disegno. Capace di scoprire che il presente vigile è il tempo della santità.