Blog – La lezione di Simone Biles
Oltre che per i trionfi sportivi, l’estate del 2021 sarà ricordata anche per il ritiro di Simone Biles dalle Olimpiadi. Le sue dichiarazioni hanno lasciato una profonda cicatrice in tutti noi. Credo che la sua forza stia tutta in quelle parole pronunciate a luglio: “io sono più dei miei ori”. Ciascuno di noi vale più delle cose che fa, degli scopi che realizza, degli obiettivi che raggiunge.
Per una strana associazione di idee, le parole dell’atleta statunitense mi sono tornate in mente leggendo l’intervento di Papa Francesco del 16 settembre scorso quando ha commentato quel decreto di giugno con il quale (sintetizzo) rende ineleggibili fondatori e presidenti dei movimenti dopo dieci anni. Il pontefice parla di una tentazione del potere che si presenta in modo diverso da come siamo soliti pensarla. È un attaccamento al potere che nasce dalla paura. “Ci presentiamo agli altri – ha detto – come gli unici interpreti del carisma”. Solo io, solo chi dico io, sa qual è la strada per raggiungere il risultato: ecco in sintesi il pensiero di chi non vuole accettare il turn over nel governo ecclesiale.
È più facile vedere il rischio di sacrificare la propria vita al successo olimpico che al “successo” della santità. Ma il vangelo, attraverso la vicenda dei farisei, ci insegna che proprio il secondo può essere più pericoloso: “guai a voi farisei – dice Gesù – che amate i primi posti nelle sinagoghe” (Lc 11,43). Riconoscere che la propria vita vale più del primo posto sul podio è più facile che riconoscere il rischio del primo posto nella sinagoga. Non lo dimentichiamo