Blog / Renato Pierri | 16 Gennaio 2019

Le Lettere di Renato Pierri – Qualche consiglio a chi scrive lettere ai giornali

Delle lettere mie pubblicate su giornali e riviste ho perso il conto. Duemila forse? Sicuramente non di meno. La prima fu pubblicata il 21 maggio 1999, dal quotidiano Liberazione, che ora non esiste più. La maggior parte recano in calce il mio nome, altre sono firmate da collaboratori immaginari, che pure, tranne uno che non posso eliminare, non esistono più. Deceduti, nel senso che ho eliminato gli indirizzi dal mio computer. Fantasmi esistenti ancora su internet. E’ facile comprendere il motivo del ricorso agli pseudonimi e quindi non starò a spiegarlo per l’ennesima volta, anche perché non è di questo che volevo parlare. Da espertissimo autore di lettere ai giornali, volevo dare qualche consiglio a coloro che desiderano veder pubblicate le proprie. Una cosa importante da tenere presente innanzitutto, gentili autori, è la concisione. Questa eviterà che il giornalista che cura la rubrica, vedendo un testo troppo lungo, passi subito oltre senza neppure leggere. Accade, accade… Ed eviterà anche che ci restiate male qualora il giornalista faccia pesanti tagli e magari elimini proprio i passi cui più tenevate. Pure questo accade. Altra cosa essenziale: scrivere cose originali, non ripetute da altri, e che siano di pubblico interesse, come questa letterina, ad esempio. Ovviamente dovete evitare errori, giacché il giornalista può avere la pazienza di correggerne uno che sfugge, ma non dieci.

Riguardo al ricorso agli pseudonimi, se decidete di usarli state molto attenti, non fate come il sottoscritto che ha parlato dei suoi collaboratori immaginari, ci ha scherzato su e del segreto si è impadronito Pulcinella. Alcuni giornalisti odiano gli pseudonimi, ne fanno una questione personale, se la legano al dito. Altra cosa da evitare: non criticate mai il giornalista addetto alla rubrica. Alcuni sono molto permalosi. Permalosissimi. Infine: non ve la prendete se vedete la vostra lettera manipolata, tagliata, trasformata. Può accadere che qualche giornalista poco rispettoso lo faccia, non immaginando che l’autore preferirebbe anzi non vederla pubblicata la sua letterina.

Renato Pierri