Blog / Renato Pierri | 27 Novembre 2018

Le Lettere di Renato Pierri – Il peccato di Adamo ed Eva (o di Eva e Adamo?). E se la raccontassi a modo mio, celiando un po’?

“Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio allorché passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo fuggì con la moglie dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Allora il Signore Dio chiamò l’uomo e gli domandò: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino, e ho avuto paura, perché io sono nudo, e mi sono nascosto”. Riprese: “Chi ti ha indicato che eri nudo? Hai dunque mangiato dell’albero del quale ti avevo comandato di non mangiare?” (Gn 3, 8 – 11).

Intervenne Eva, incavolatissima senza darlo a vedere al suo Signore: “Scusa Signore, posso dirti due parole?”. “Certo figlia mia”. “Intanto, non prendertela con mio marito, la colpa è tutta mia e di quel serpente della malora. Sia ben chiaro, mio Signore, questo non deve passare per il peccato di Adamo, ma soprattutto per il peccato di Eva. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. E poi tu Signore, scusa se mi permetto, hai le tue belle responsabilità”. “E quali, di grazia, figlia mia?”. “Intanto, visto che ti piace tanto passeggiare nel nostro bel giardino, non potevi passare quando la maledetta bestia mi stava tentando?”. “Ma, sai, figliola, io volevo vedere come ti saresti comportata”. “Ah, va be’, stavi a guardare anziché intervenire per salvare la tua cara figlia?”. “E quali altre responsabilità avrei figlia cara?”. “Scusa, ma come ti è venuto in mente di piantare quell’albero nel giardino? Che bisogno c’era? Noi eravamo liberi e felici, potevamo magiare i frutti di mille altri alberi, oppure non mangiarli, dormire dove ci piaceva e quando ci piaceva, fare all’amore quando ci piaceva, saltare, cantare, danzare, ridere e scherzare, ma da quando ci hai parlato di quell’albero, abbiamo perso la pace e la tranquillità. Sempre col pensiero a quell’albero, sempre col pensiero a quei frutti, li mangiamo, non li mangiamo, e se ne assaggiassimo appena un pezzettino? Magari non ci farà crepare… Insomma, un vero tormento!”. “E va bene – rispose il Signore mentre passeggiava su e giù – che altro hai da dirmi?”. “Ho un’altra cosa da rimproverarti, mio Signore: pazienza per l’albero, ma la più astuta di tutte le fiere della steppa, il serpente maledetto, che ce l’hai messo a fare nel nostro bel giardino?”.

Rispose il Signore: “Va bene, capisco, in fondo la tentazione era forte, e la colpa è anche della bestiaccia, magari se non vi avessi detto nulla, manco avreste fatto caso a quell’albero, va bene, dai, poiché sono immensamente buono, per questa volta vi perdono. Andate e d’ora in poi non peccate più. E tu serpentaccio, pussa via!”.

Peccato non sia andata così, un vero peccato!

Renato Pierri