Blog / Renato Pierri | 25 Agosto 2018

Le Lettere di Renato Pierri – Perché correre il rischio di avere una vita infelice?

Nel romanzo “La ragazza delle arance” (TEA, Milano) di Jostein Gaarder, Jan Olav, nella lettera che scrive prima di morire, chiede al figlio Georg: “Avresti solo saputo che, se avessi scelto di venire al mondo un giorno, quando i tempi fossero stati maturi, allora un giorno avresti anche dovuto staccarti da esso e lasciare tutto dietro di te… Cosa avresti scelto, Georg, se ci fosse dunque stata una potenza superiore che ti avesse lasciato questa scelta… ? (pag. 161). “Credi che Cenerentola avrebbe accettato di vivere al castello come principessa, se avesse saputo che poteva partecipare al gioco solo per una settimana scarsa? Come credi sarebbe stato per lei tornare indietro, agli attizzatoi, alla matrigna cattiva e alle brutte sorellastre?” (pag. 163). Georg risponde al padre: “Sono strasicuro che avrei scelto di vivere la mia vita sulla terra anche se solo per un «breve momento»” (pag. 190).

Come non andare col pensiero al “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere”? Lo avrà avuto in mente Jostein Gaarder, insegnante di filosofia, scrivendo il suo romanzo? Il passeggere non chiede al venditore se sceglierebbe di venire al mondo, ma se sceglierebbe di tornare a vivere la stessa vita, “con tutti i piaceri e i dispiaceri passati”. E il venditore d’almanacchi: “Cotesto non vorrei”.

Dice, il passeggere: “Se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce”.

Io non sono sicuro che avrei scelto di vivere la mia vita sulla terra. La potenza superiore avrebbe dovuto ragguagliarmi bene su come avrei trascorso il “breve momento”. Perché correre il rischio di avere una vita infelice? Quando si soffre molto, i momenti si allungano, diventano eterni. Meglio evitare.

Renato Pierri