Palabra – El huevo frito y la santidad
Ho collaborato con la rivista spagnola Palabra in altre occasioni, l’ultima volta il 13 marzo scorso. Questo è un articolo pubblicato per il numero di aprile. A fondo pagina la versione in spagnolo. En la parte inferior de la página, la versión en español
L’uovo fritto e la santità
Con “Exsultate e Gaudete” la Chiesa, da ospedale da campo, diventa la cucina di MasterChef. Siamo tutti chiamati ad essere cuochi pentastellati. Siamo tutti chiamati a cucinare straordinariamente bene il nostro uovo all’occhio di bue, il più difficile dei piatti facili, quello che rivela se hai davvero la stoffa dello chef o sei solo un dilettante. L’uovo al tegamino è la vera metafora della santità. “Una signora va al mercato a fare la spesa, incontra una vicina e inizia a parlare, e vengono le critiche. Ma questa donna dice dentro di sé: “No, non parlerò male di nessuno”. Questo è un passo verso la santità. Poi, a casa, suo figlio le chiede di parlare delle sue fantasie e, anche se è stanca, si siede accanto a lui e ascolta con pazienza e affetto. Ecco un’altra offerta che santifica” (Exsultate et Gaudete n° 16).
L’avevano già detto tanti santi, un Concilio lo aveva proclamato, ora Francesco vi pone il sigillo definitivo: la santità esce dalle sagrestie e getta l’ancora tra pentole e fornelli. La santità, come il cucinare bene, è un’esperienza semplice, profonda, in cui la minuzia è curata con attenzione non per soldi ma per amore. Una volta i sapienti erano i filosofi, oggi sono i cuochi: ecco perché vediamo molti personaggi televisivi non più dietro le scrivanie ma tra i fornelli. Tempo fa uno di loro, non ricordo chi, diceva in TV che chi cucina bene restituisce alla gente il tempo perduto, quello dilapidato lungo la giornata. Altro che Marcel Proust. Chi cucina non fa nulla da sé: ha bisogno del negozio, di chi coltiva, di chi elabora la ricetta, di chi prepara tavola e poi serve. Come Gesù testimonia il Padre facendo tutto ciò che il Padre vuole, così anche il cuoco crea un piatto che testimonia il lavoro di tanti. Il santo sa di non essere buono lui, ma di testimoniare la bontà di Dio nella sua vita. Ed è una cosa che si fa con le mani, con gli occhi e con la bocca. Bocca, sì, fatta per “ad-orare” Dio. Che poi vuol dire “portare Dio alla bocca”.
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Con Gaudete et Exsultate, la Iglesia del hospital de campaña se convierte en la cocina de MasterChef. Todos estamos llamados a ser cocineros de cinco estrellas. Todos estamos llamados a cocinar extraordinariamente bien nuestro huevo en su punto, el más difícil de los platos fáciles, el que revela si realmente tiene madera de chef o simplemente es un aficionado.
El huevo frito es la verdadera metáfora de la santidad.
“Una mujer va al mercado a hacer la compra, se encuentra con una vecina y comienza a hablar, y vienen las críticas. Pero esta mujer dice en su interior: ‘No, no hablaré mal de nadie’. Este es un paso hacia la santidad. Luego, en casa, su hijo le pide conversar sobre sus fantasías y, aunque es- té cansada, se sienta a su lado y escucha con paciencia y afecto. Esa es otra ofrenda que santifica” (Gaudete et Exsultate, n. 16).
Lo habían dicho muchos santos, lo había proclamado un concilio, ahora Francisco le pone el sello definitivo: la santidad sale de la sacristía y echa el ancla entre ollas y estufas. La santidad, como cocinar bien, es una expe- riencia simple y profunda, en la que las cosas pequeñas se tratan con cuidado, no por dinero, sino por amor. Hubo un tiempo en el que los eruditos eran los filósofos, hoy son los cocineros: por eso vemos numerosos personajes de televisión que ya no están detrás de los escritorios, sino en la cocina.
Hace tiempo, uno de ellos, no recuerdo quién, dijo en la televisión que aquellos que cocinan bien devuelven a la gente el tiempo perdido, el que se ha desperdiciado durante el día. Muy distinto de Marcel Proust. Quien cocina no hace nada por sí mismo: necesita la tienda, a quien cultiva, al que elabora la receta, a quien prepara la mesa y luego sirve.
Como Jesús testimonia al Padre al hacer todo lo que el Padre quiere, así también el cocinero crea un plato que da testimonio del trabajo de muchos. El santo sabe que no es bueno él, sino que es testigo de la bondad de Dios en su vida. Y es algo que hace con las manos, con los ojos y con la boca. Con la boca, sí, hecha para “ad-orar” a Dios. Lo que quiere decir “llevar a Dios en la boca”
Tratto da Palabra n. 665 (maggio 2018)