Blog / Renato Pierri | 26 Ottobre 2017

Le Lettere di Renato Pierri – Dei discorsi irrazionali di Paolo VI nella Humanae vitae

Mi capita alle volte di leggere articoli del quotidiano dei vescovi, poiché riportati sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi. Questo, apparso su Avvenire il 20 ottobre, l’ho letto con soddisfazione e amarezza ad un tempo. Soddisfazione, giacché constato che finalmente la Chiesa comincia a rendersi conto di errori che segnalo da molti anni, amarezza nel pensare a quanta sofferenza inutile, patemi d’animo, rimorsi, hanno causato quegli errori, amarezza nel costatare con quanta lentezza la Chiesa si rende conto dei propri sbagli e con quanta lentezza ancora, dopo essersene resa conto, vi pone rimedio.
Il sottotitolo dell’articolo: “Sessualità, generazione e famiglia a 50 anni dall’enciclica di Paolo VI. A livello internazionale si accende lo scontro. Dalla Gregoriana proposta per approfondire e ipotizzare nuovi percorsi”.
E qualche riga: “La difesa a oltranza dei metodi naturali dev’essere considerato criterio assoluto e intangibile per la regolazione delle nascite? È vero che il presunto obbligo non discende né da principi scientifici concordemente accettati né da dichiarazioni magisteriali che hanno il sigillo dell’infallibilità e dell’immutabilità?
Sono domande che tornano con frequenza in questi giorni, in vista di un anniversario atteso e temuto, quello del cinquantenario dell’Humanae vitae, l’enciclica che, mentre apre al concetto di paternità e di maternità responsabile, vieta l’uso della contraccezione chimica e indica come unica prassi legittima per la regolazione delle nascite, i metodi naturali”.
E in fondo viene anche da sorridere. Finalmente forse qualcuno si accorgerà che certe affermazioni di Paolo VI nella Humanae vitae, non solo non trovano serio fondamento nelle Scritture, ma stridono con la ragione e il buon senso. Ecco quanto scrivevo in una lettera su La Repubblica del 24 settembre 2006:
«Avrebbe mai potuto Gesù parlare ai suoi discepoli di mine antiuomo o di proiettili all’uranio impoverito, oppure di contraccettivi artificiali? Mentre però il Vangelo ci fornisce ugualmente norme, che vietano con assoluta certezza anche la fabbricazione dei micidiali strumenti di morte, non ci dà nessuna possibilità di affermare che l’uso del profilattico sia immorale. La Chiesa, non potendo ricorrere al Vangelo, per sostenere l’illiceità dei contraccettivi artificiali, si arrampica sugli specchi con un ragionamento di questo tipo: “Tale dottrina, più volte esposta dal Magistero, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo (Paolo VI, Lettera enciclica Humanae vitae, 12).
In merito, c’è semplicemente da osservare:
– Il fatto che Dio “abbia voluto” la connessione dei due aspetti, non significa per niente che li abbia voluti inscindibili.
– L’affermazione è in contraddizione palese con la liceità, ammessa dalla Chiesa stessa, del ricorso ai periodi infecondi per evitare una gravidanza indesiderata. Infatti i due significati, in tal caso, vengono di fatto scissi. Fatta la legge trovato l’inganno. E qui ad essere ingannato è il buon Dio: non vuole che faccia l’amore senza procreare? Gli secca un po’? E va bene, vuol dire che farò l’amore solo nei periodi infecondi…
Rendendosi conto della contraddizione, Paolo VI, pensa, pensa, e trovò la falsa soluzione: “In realtà, tra i due casi [ricorso ai periodi infecondi, e ricorso ai contraccettivi] esiste una differenza essenziale: nel primo caso i coniugi usufruiscono legittimamente di una disposizione naturale; nell’altro caso essi impediscono lo svolgimento dei processi naturali”.
Ma certo, gli sposi, ricorrendo ai contraccettivi, non assecondano la natura. Ma qualora siano attratti irresistibilmente l’uno verso l’altro, e desiderino ardentemente concepire un figlio, ma reprimano il loro desiderio, che fanno? Assecondano la natura oppure ostacolano il suo corso? E’ sin troppo chiaro che cambia la forma e non la sostanza.
Ad ogni modo, l’uso del profilattico non riguarda solo la procreazione; si tratta anche di evitare, con l’uso di un mezzo innocuo, che una tremenda malattia continui a diffondersi, mietendo vittime e producendo sofferenza a non finire. L’indifferenza della Chiesa di fronte a questa tragedia, non solo non si basa sullo spirito del Vangelo, ma addirittura contrasta palesemente con esso».
Questo scrivevo più di dieci anni fa.
Aggiungo, oggi: chi ha stabilito che impedire lo svolgimento di processi naturali sia sempre un male? Che cosa cambia se due sposi non si uniscono e non procreano, oppure si uniscono e non procreano? Quale il danno? Si offende il buon Dio?
Viene fatto di chiedersi come sia possibile che persone colte e intelligenti possano fare discorsi che non hanno nulla di razionale. E’ il pregiudizio. Il pregiudizio può confondere la mente anche di persone intelligenti. Se non riesco a liberarmi dall’idea che l’unione carnale è cosa cattiva, sporca, non buona, farò mille acrobazie per dimostrare che è lecita solo se finalizzata alla procreazione.
Renato Pierri

Tratto da Rosebud