FarodiRoma – Festeggiare perché non è mafia ma solo corruzione
Condannati ma non per mafia: e si festeggia. Bene distinguere ciò che è mafia da ciò che non è mafia perché se tutto è mafia nulla è mafia. Ma, in fin dei conti, mafia capitale o corruzione capitale cosa cambia? Festeggiare perché sotto al Colosseo non c’era mafia ma “solo” ricatti, violenza, corruzione e criminalità comune, fa venire i brividi. Ma è così. È successo così. Non è una cupola, non è una mafia, ma è comunque un’organizzazione capace di infiltrarsi nella gestione del denaro pubblico per delinquere. E, viene da pensare, se c’è un’associazione per delinquere, se c’è profitto con la cosa pubblica quando invece si dovrebbe pensare al bene comune è mafia anche se tecnicamente non è la mafia del Padrino.
Di quelle riportate dai giornali, la frase più brutta di tutte è quella di Buzzi. Intercettato diceva che la cosa pubblica è “una mucca da mungere”. Nella sua volgarità descrive bene l’assoluto disprezzo che alcuni politici hanno per la politica, cioè per la gente e per i soldi della gente. È una bassezza che non si può guardare, che va addirittura oltre quella che si trova nelle antiche civiltà dove lo schiavismo era istituzionalizzato. In India, per esempio, c’è un proverbio teso a rassicurare lo schiavo, dove si dice alle persone sottomesse di stare tranquille perché “un buon padrone ha cura dei propri attrezzi”, dove “l’attrezzo” è la persona. Nelle parole di Buzzi non c’è neppure questo. Sono convinto che l’istituto delle intercettazioni sia interamente da ripensare, ma comunque è assolutamente vero che quando uno parla credendosi inascoltato, cioè parla in maniera libera e spontanea, riproduce nel suo discorso la sua vita vera e abituale. Con le sue difficoltà, paure, conflitti se ci sono: ma anche con l’ arroganza, la ferocia, la violenza e la mancanza di rispetto che la caratterizza.
Perché, oltretutto, il contadino che voglia davvero mungere la propria mucca, la cura, la tratta bene, non la parassita come avviene ai politici che hanno messo in piedi questa sciagurata organizzazione malavitosa. In ogni caso siamo a distanza siderale dall’alta politica, quella con la A maiuscola, di cui ha parlato il Papa a fine aprile quando ha spinto gli appartenenti all’Azione Cattolica ad impegnarsi nella politica “ma per favore nella grande politica, nella politica con la maiuscola”.
C’è da aggiungere infine che l’altro giorno è addirittura avvenuto che abbiano esultato non solo gli imputati ma anche gli uomini di legge: siamo come ai tempi di Manzoni con l’Azzeccagarbugli dalla parte dei forti, dei potenti. Di un avvocato hanno diritto tutti, sia chiaro. Ma un’aula di giustizia non è uno stadio. E anche se gli imputati fossero davvero innocenti non è opportuno, non è giusto esultare, meno che mai se si tratta di reati di mafia. Perché la mafia è una cosa seria. Ha ucciso e uccide. È di pochi giorni fa la ricorrenza della morte del giudice Borsellino e della scorta per mano dei mafiosi. Sotto casa. Con una bomba che ha sparso sangue, distrutto sogni.
Chi esulta si ricordi che proprio il sacrificio di Falcone e Borsellino ha fatto nascere una grande volontà di rivalsa e legalità da parte degli italiani per bene. Di quelli che vogliono costruire una patria aperta a tutti quelli che vogliono lavorare ed essere onesti: ma che per questo saranno durissimi con i delinquenti
Tratto da FaroDiRoma