Le Lettere di Maddalena – Cari Amici miei
Cari Amici miei, di vecchia data, della vecchia guardia, amici cari da più di vent’anni, forse anche trenta, portate pazienza con me. Portate pazienza, perché ci sono giorni in cui sento una gioia dentro, all’apparenza non facile da spiegare. Ma è proprio di questa gioia che voglio parlare, perché a volte brucia, non riesco a nasconderla.
Che giornata, oggi. In realtà non è successo nulla di che: il mio bimbo piccolino si sta riprendendo dall’ennesima tonsillite; Il figlio di mezzo, dopo aver giocato a calcio tutto il giorno, una volta approdato a casa ha seminato scarpe e calzini per il corridoio, nel tragitto obbligato che va dalla doccia alla lavanderia. Il mio figlio grande, tornato da scuola, ha mangiato come un bisonte e mi ha rimbambito di parole e discorsi filosofici per un’ora e mezza. Mancano lavatrici da fare, manca da stirare che domani partiamo, chissà se ci sono calzini puliti per tutti. Non è successo nulla, fa un caldo terribile e l’impianto di aria condizionata è rotto. Sono anche un po’ rattristata, per motivi vari non sono riuscita ad andare a messa, ho mal di gola, sono indietro in tutto e la mia indole pasticciona, perditempo e disorganizzata ha prevalso. Sono qui a scrivere, perché l’idea di fare le valige mi terrorizza (scoprirò infatti che i calzini non ci sono: sono rimasti spaiati, forse qualche solitario esemplare è rimasto sotto i divani della sala). Ma questo è uno di quei giorni in cui, nonostante io mi senta un po’ in colpa per non avere adempiuto i miei doveri con sollecitudine e fortezza, sono felice.
Non posso non pensare, allora, a una provocazione che mi fecero alcuni (parecchi direi) di voi tempo fa, che inizialmente mi fece rimanere male, davanti alla quale oggi, però, sorrido. “Essere cristiani è un po’ da sfigati”.
L’accezione “sfigato” è, oso dire, “omnicomprensiva” . Può significare mille cose. Ma quando la si attribuisce ai credenti, spicca immediatamente l’immagine del personaggio triste, grigio, sommesso, rigido come un manico di scopa, con un abbigliamento vagamente ottocentesco, comunque fuorimoda (ciò vale soprattutto per le donne: gonna a piegoni e scarpa ortopedica), che si scandalizza per ogni cosa, con il quale non si può parlare di quasi nulla, che vive con “l’idea che sia tutto peccato”, anche quando non è così.
Ci sono stati dei momenti in cui l’ho pensato anch’ io…
Poi ho avuto la grazia di scoprire quanto infondato fosse questo pregiudizio!
Quelli che vanno a Messa, magari ogni giorno, recitano pure il Rosario, trovano anche dieci minuti per un dialogo intimo con il Signore, non sono tristi, cari amici. Almeno, io sono fortunata. Di tristi ne ho conosciuti pochi. Altro che visioni apocalittiche sulla Chiesa (che poi la Chiesa siamo noi, battezzati e chiamati alla Santità, tutti quanti). I cristiani, quelli che si mescolano in mezzo al mondo, impastati di vita, sofferenza e dolore come tutti gli altri, non sono un branco di pecore che si adattano a regole incomprensibili e durissime calate dall’alto. Piuttosto hanno conosciuto una Persona speciale che li accompagna ogni giorno, e dà loro il senso. Il senso del “nonostante”(espressione non mia, utilizzata da mio fratello don Matteo in una lezione magistrale da lui tenuta). Hanno conosciuto un Amore immenso, che si è chinato su di loro e li ha presi per mano, ed in braccio, pure. Un “Amore-Amore”, per dirla alla Guccini. E loro si sono lasciati prendere. Hanno usato la loro libertà ed hanno accolto un Papà che non li abbandonerà mai, se loro non vorranno, in questa e nell’Altra vita. E qui posso prevedere la reazione di vago disappunto (più o meno raffinata, a seconda dell’interlocutore) davanti ad una affermazione del genere.
Ma ditemi: perché non bisogna pensare alla Vita Eterna? Perché bisogna esorcizzare l’idea della morte con gesti propriamente maschili e forse non proprio ortodossi, magari spiattellando una scontatissima battuta (che nasconde in realtà una grande paura e poco altro)? Perché si è più coraggiosi pensando solo a questa vita e lo si è meno se si pensa a questa, ma anche e soprattutto a quell’Altra?
Eppure … Sono la prima ad aver provato, per lungo tempo, una sensazione di fastidio di fronte a domande del genere, perché mi sentivo costretta a distogliere lo sguardo dalle mie poche certezze.
Ero rimasta attratta dalla mentalità del “self-made man” (nel mio caso woman), direbbe Hajadij, quella del “so-io-quello-che-è-giusto-per-me-che-gli-altri-non-lo-sanno”, salvo poi aggrapparmi disperatamente al giudizio altrui per ogni cosa, a consigli strampalati del web, ai guru dell’autostima male intesa che spesso si sovrappone alla superbia, e via così.
I credenti vivono con il “nonostante”, dicevo. Dolore, frustrazione maltrattamenti, malattie, lacrime e incomprensioni, fanno parte della loro vita, come di quella di tutti gli uomini su questa terra. Ma c’è un “nonostante” che li rende sereni, perché mai soli.
Perché è la solitudine che inchioda.
Tempo fa lessi parole che mi colpirono molto, scritte da don Iapicca, che sottolineavano il vero volto della solitudine. Non è solo quella degli anziani negli ospizi, dei bimbi orfani, dei rifugiati, dei clochard e così via . Questa è eclatante e drammatica, c’è da piangere parecchio, anche solo se ci si sofferma un po’.
Ma la solitudine la si prova anche quando un figlio ti risponde male, quando la moglie ti assale di lamentele e manco hai varcato la porta di casa, quando al marito sembra che non interessi un accidente di quello che stai dicendo o provando, quando l’amica ti parla male alle spalle, la suocera ti rimprovera, la nuora ti maltratta e non si rende conto di quanto ti possa far male, la zia ti critica senza sapere nulla di quello che fai o che sei, il tuo capo ti considera un perfetto imbecille ed è prevenuto ancor prima che tu gli mostri il tuo lavoro, e via così.
E’ uno stato dell’anima con il quale si fanno i conti anche cento volte al giorno, nel percorso di una vita assolutamente ordinaria, normale. E qui….cambia tutto.
Il cristiano non è solo e lo sa. Sa che c’è uno Sguardo buono, e se in quei momenti di tristezza riesce a ricambiarlo, quello Sguardo, ha fatto bingo. Torna il senso, la sofferenza condivisa con Chi ti capisce, perché conosce ogni piega della tua anima. Così si ritrova la forza, pur sbagliando cento, mille volte al giorno, e poi si corre a cercare l’Abbraccio, e si comincia, e si ricomincia, con la Gioia dentro. Ecco.
Che poi, non mi sembra sia così poco ragionevole. O No?
“Madda, a volte sei troppo di parte”, mi sento dire.
Capirai.
Che si fa? Si torna indietro? Una delle mie poche certezze: non si torna indietro!
E poi si impara a gioire nella condivisione della Fede, tra fratelli. La Chiesa è anche questo…. E’ così bello, ogni tanto, commuoversi nel corso di una telefonata, quando ti rendi conto di avere conosciuto da poco una amica Santa, e ti sorprendi a raccontarle cose che manco con gente che conosci da trent’anni riusciresti a dire; è così bello, con l’amico di Cremona che non vedi mai, abbracciarsi virtualmente al telefono mentre ti chiama “sorellina”, dopo le confidenze reciproche sulla propria conversione; è così bello pensare ad un’amica o amico diverso per ogni Ave del Rosario, chiedendo a nostra Madre che si prenda cura di ognuno in modo speciale…
Sono felice perché, nell’allegra armata Brancaleone di amici cristiani in cammino (e dico così perché siamo tutti spesso invischiati nelle nostre fragilità, chi più chi meno, ma poco importa, finché ci si sostiene l’un l’altro, con un consiglio, una preghiera, e pure una litigata) non trovi mai chi vuole il male dell’altro, ma il bene.
Sono felice perché ho conosciuto la Famiglia dell’Opera, che mi ha accolto a braccia aperte. E qui potremmo aprire un lungo capitolo, ma non posso fare nomi e cognomi. Così mi rimane solo da piangere, perché un Bene così grande io non credevo che esistesse.
Sono felice di essere accompagnata nel mio cammino dai Sacerdoti, eroici e pazienti, così virili e santi (mi viene in mente un articolo della Miriano a proposito dei sacerdoti: peccato che viva a Roma. Se fosse stata a Milano avrei piantonato la sua porta di casa finché non si fosse decisa ad aprirmi. A quel punto l’avrei abbracciata) e soprattutto … “degli altri Gesù”. Che quando esci dal Confessionale faresti i salti di gioia per aver sentito l’Abbraccio. E poi vivi di rendita per un po’, e tutto è diverso, perché abbiamo tutti bisogno della carezza del perdono .Non c’è da avere paura…mai. Ma questa cosa qui non la si capisce finché non la si prova. E poi… conoscono così bene Vangelo e Scritture che quando te le spiegano credo ti si dilatino le pupille, come fanno i bimbi quando fanno una scoperta nuova, perché loro sono ispirati, e ti aprono il cuore, e tu provi stupore, e ci pensi e ci ripensi, e ringrazi.
Sono felice perché so che c’è il Signore con me. Sono convinta pure abbia senso dell’umorismo, e visto che mi ama molto, e sono una sua creatura, sorrida nel vedere questa sua figlia così “arrancante” , piena di difetti, e molto, molto imbranata. Mi è stato insegnato a ridere un po’ di me stessa, a chiedere perdono al Signore se anche alla fine di questa lunga giornata so di non avere adempiuto a tutto quello che avrei dovuto, ed è così confortante aspettarsi un Sorriso comprensivo e paziente….
E poi c’è la gioia più grande del cristiano.
Fidarsi.
Il cristiano si fida di suo Padre. “Ragionevolmente”, direbbe un amico a me caro. L’altro giorno me lo ribadiva; partendo dall’uso della ragione… Rispondendo a quel desiderio grande che c’è in ogni cuore, e di cui le persone spesso si vergognano .
Spiegatemi, amici, dove è “essere sfigati”. Non me lo ricordo più.
Il Signore ci aspetta tutti, ci chiede di amarLo e di essere amati da Lui. Tutti!
E’ un Papà che ci attende, alla finestra della sua casa. E appena ci vede arrivare da lontano, lacerati e distrutti da noi stessi, dopo che Lo abbiamo maltrattato e Lo abbiamo rifiutato, corre verso di noi a braccia aperte, commosso e felice del nostro ritorno.
Perché non rimaniamo più soli.
Mai più.
Cosa può rendere più felici di questo?
Maddalena Fabbri è nata a Milano, il 5 settembre 1971. È sposata e ha tre figli. Laureata in giurisprudenza, ha svolto la pratica professionale per poco tempo. Ha preferito iscriversi all’albo ” delle mamme”. Vive a Milano.