Blog / Don Sergio Fumagalli | 30 Giugno 2017

Le Lettere di don Sergio – Il piacere nell’amore coniugale

Proprio in questi minuti, a causa degli attacchi hacker dei giorni scorsi, stiamo modificando la parte del blog relativa ai commenti. Parecchi commenti sono già arrivati ma sono in attesa di moderazione. Chiediamo a tutti di avere pazienza. Nel giro di poco i commenti in attesa saranno approvati e ci troveremo in una situazione molto migliore. Invito chi ha bisogno di aiuto a scrivere a [email protected]

Una certa concezione troppo “severa” dell’amore coniugale aveva portato forse ad accentuare i rischi e i pericoli della passione incontrollata, per cui la passione stessa, le emozioni e i sentimenti, erano visti, più che come qualcosa di positivo che accompagnava le azioni buone, come qualcosa che ne poteva facilmente sviare il fine buono, per un desiderio eccessivo di un piacere fine a se stesso. Ma la visione corretta della relazione tra passione, piacere ed amore viene ribadita da questi punti di Amoris Laetitia:

“[…] Se una passione accompagna l’atto libero, può manifestare la profondità di quella scelta. L’amore matrimoniale porta a fare in modo che tutta la vita emotiva diventi un bene per la famiglia e sia al servizio della vita in comune. La maturità giunge in una famiglia quando la vita emotiva dei suoi membri si trasforma in una sensibilità che non domina né oscura le grandi opzioni e i valori ma che asseconda la loro libertà, sorge da essa, la arricchisce, la abbellisce e la rende più armoniosa per il bene di tutti. Questo richiede un cammino pedagogico, un processo che comporta delle rinunce. È una convinzione della Chiesa che molte volte è stata rifiutata, come se fosse nemica della felicità umana. Benedetto XVI ha raccolto questo interrogativo con grande chiarezza: «La Chiesa con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del Divino?». Ma egli rispondeva che, seppure non sono mancati nel cristianesimo esagerazioni o ascetismi deviati, l’insegnamento ufficiale della Chiesa, fedele alle Scritture, non ha rifiutato «l’eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa divinizzazione dell’eros […] lo priva della sua dignità, lo disumanizza».” (AL 146, 147)

Le emozioni, i sentimenti e le passioni possono essere orientati al vero bene reciproco dei coniugi e di tutta la famiglia, purché si abbia chiaro che questi devono essere disciplinati dalla volontà libera, che talvolta può essere chiamata a limitarli e regolarli, talaltra invece ad assecondarli.

“L’educazione dell’emotività e dell’istinto è necessaria, e a tal fine a volte è indispensabile porsi qualche limite. L’eccesso, la mancanza di controllo, l’ossessione per un solo tipo di piaceri, finiscono per debilitare e far ammalare lo stesso piacere, e danneggiano la vita della famiglia. In realtà si può compiere un bel cammino con le passioni, il che significa orientarle sempre più in un progetto di autodonazione e di piena realizzazione di sé che arricchisce le relazioni interpersonali in seno alla famiglia. Non implica rinunciare ad istanti di intensa gioia, ma assumerli in un intreccio con altri momenti di generosa dedizione, di speranza paziente, di inevitabile stanchezza, di sforzo per un ideale. La vita in famiglia è tutto questo e merita di essere vissuta interamente.” (AL 148)

Non si tratta quindi di pensare che l’amore coniugale cristiano si debba limitare ad un’esecuzione fredda di un “debito coniugale”, ma, al contrario, l’amore deve portare ad arricchire la relazione con gesti di autentico affetto, che, attraverso la costanza e la pazienza, riesce a superare l’eventuale stanchezza od abitudine, trovando forme nuove di espressione che ringiovaniscono la relazione anche con il passare degli anni.

“Alcune correnti spirituali insistono sull’eliminare il desiderio per liberarsi dal dolore. Ma noi crediamo che Dio ama la gioia dell’essere umano, che Egli ha creato tutto «perché possiamo goderne» (1 Tm 6,17). Lasciamo sgorgare la gioia di fronte alla sua tenerezza quando ci propone: «Figlio, trattati bene […]. Non privarti di un giorno felice» (Sir 14,11.14). Anche una coppia di coniugi risponde alla volontà di Dio seguendo questo invito biblico: «Nel giorno lieto sta’ allegro» (Qo 7,14). La questione è avere la libertà per accettare che il piacere trovi altre forme di espressione nei diversi momenti della vita, secondo le necessità del reciproco amore. In tal senso, si può accogliere la proposta di alcuni maestri orientali che insistono sull’allargare la coscienza, per non rimanere prigionieri in un’esperienza molto limitata che ci chiuderebbe le prospettive. Tale ampliamento della coscienza non è la negazione o la distruzione del desiderio, bensì la sua dilatazione e il suo perfezionamento.” (AL 149)

Il piacere in se stesso non è un male, per questo, anche nel punto 149 di Amoris Laetitia non si scende in esempi da casuistica, ma si lascia intendere che, se il piacere è orientato al bene delle persone e non ne stravolge la dignità, può trovare diverse espressioni nelle diverse situazioni concrete della vita coniugale; ma la ricerca del piacere non può essere svincolata dal significato intrinseco dei gesti che lo procurano.

Don Sergio Fumagalli è nato nel 1957 ed è diventato presbitero il 21 maggio 2005. Attualmente è vicario nella Parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino a Roma. Ha un suo sito