Repubblica – Il gesuita che sfida i conservatori: “La Chiesa accolga i gay, l’omofobia è un peccato”
Dietro segnalazione di Carlo Climati pubblichiamo questa intervista a James Martin
ROMA – È uno degli scrittori americani più letti in America. Editorialista sul New York Times e sul Time, interviene spesso su Fox news e NBC. Scrive libri di spiritualità. Il gesuita padre James Martin, consulente principe del nuovo film di Martin Scorsese Silence, ha da poco dato alle stampe un nuovo libro esplosivo: “Building a Bridge”, dedicato all’accoglienza delle persone Lgbt. Nella prefazione del libro il cardinale Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero vaticano per i Laici, Famiglia e Vita, scrive: “Un benvenuto e tanto necessario al libro che aiuterà i vescovi, i sacerdoti, i collaboratori pastorali e tutti i capi della chiesa a svolgere un più compassionevole ministro per la comunità LGBT. Il libro contribuirà inoltre ai cattolici LGBT a sentirsi più a casa in quella che è, dopo tutto, la loro chiesa”.
Padre Martin, perché scrivere un libro dedicato all’accoglienza delle persone Lgbt?
“Per molti anni ho condotto un ministero informale con le persone omosessuali e transessuali (Lgbt), soprattutto in conversazioni e nella direzione spirituale. Ma dopo i massacri in un locale notturno gay a Orlando, Florida, l’anno scorso, quando 49 persone sono state uccise, ho sentito che era giunto il momento di essere più pubblici nel sostegno alla comunità Lgbt. Dal mio punto di vista, le persone Lgbt sono oggi il gruppo più emarginato nella Chiesa cattolica e perciò ho voluto cercare di costruire un ponte tra la comunità Lgbt e la Chiesa istituzionale, utilizzando gli strumenti menzionati nel Catechismo – le virtù del rispetto, la compassione e la sensibilità. Ma la ragione più fondamentale per accogliere le persone Lgbt è che il ministero di Gesù è stata l’accoglienza di tutti, e tutti dovrebbero sentirsi benvenuti nella nostra Chiesa”.
Cosa vogliono secondo lei le persone omossessuali dalla Chiesa?
“La stessa cosa che tutti vogliono, sentirsi a casa. Dobbiamo ricordare che, a causa del loro battesimo, i cattolici Lgbt sono già parte della Chiesa come il Papa, il loro vescovo locale o io. La Chiesa è la loro casa, ma a volte non agisce come se lo fosse. A volte agisce come una fortezza progettata per tenerli fuori”.
Se Gesù fosse vivo oggi come si comporterebbe con gli omosessuali?
“Durante il suo ministero pubblico, Gesù frequentava spesso coloro che si trovavano ai margini, nelle ‘periferie’ come dice papa Francesco. Basta considerare alcune persone che ha conosciuto durante il suo ministero pubblico: un centurione romano, un esattore delle tasse, una samaritana. Gesù va costantemente verso le periferie, spostando i suoi discepoli sempre più verso l’esterno, e portando sempre più dentro quelli che sono fuori. Coloro che sono all’interno sono incoraggiati a uscire; e quelli all’esterno sono accolti. Quindi, a mio avviso, il primo gruppo di cattolici che Gesù andrebbe a cercare oggi sono i più emarginati: le persone Lgbt”.
Il Catechismo della Chiesa cattolica dice sostanzialmente due cose sulle persone omosessuali: che vanno accolte ma nel contempo chiede loro di vivere castamente. Non è una contraddizione?
“Per molte persone Lgbt, sembra una contraddizione. Per me non lo è. Molte persone Lgbt vivono già da celibi – coloro che non fanno parte di unioni omosessuali, quelli che non sono in rapporti a lungo termine e quelli che non hanno relazioni con altre persone. Tuttavia noi persistiamo nel chiedere se dovremmo accoglierli. Naturalmente dobbiamo: sono cattolici. E anche quando le persone non vivono in situazioni regolari, dovrebbero essere accolte comunque. Poiché la Chiesa è una Chiesa di peccatori amati da Dio. Tutti noi siamo peccatori bisognosi di misericordia. Ma il punto principale è questo: per qualche ragione, sono solo le persone Lgbt a vedere le proprie vite messe sotto la lente del microscopio. Li sottoponiamo a un controllo che nessun altro gruppo è costretto ad affrontare. E questa è una specie di discriminazione, secondo me”.
Crede che nella Chiesa sia presente l’omofobia?
“Si tratta certamente anche di omofobia. È oggi uno dei principali peccati della Chiesa. Ho sentito innumerevoli storie da parte di cattolici Lgbt insultati dai loro preti, in persona o dal pulpito, a cui è stato persino chiesto di lasciare la parrocchia. È una cosa straordinariamente dolorosa da ascoltare. Gran parte di ciò deriva dalla paura. Paura della persona che non capiamo. Paura della persona che non abbiamo incontrato. Paura della persona che vediamo secondo stereotipi. Questo rende più difficile amare. San Paolo ha detto: ‘L’amore perfetto esclude la paura’. D’altro canto, una perfetta paura rende impossibile amare”.
Qualcuno ha criticato il fatto che un cardinale della curia romana le ha dedicato la prefazione al libro. Perché?
“Non sorprende che alcune persone abbiano criticato la prefazione da parte di un cardinale. E, a proposito, sono stato molto grato per l’approvazione del cardinale Farrell e del cardinale Tobin. Ma, come ho già detto, ci sono grande paura e malinteso che circonda i cattolici Lgbt. Tutto questo è ironico perché il mio libro è piuttosto moderato. Non sfida alcun insegnamento della Chiesa, e la base del libro è il Catechismo che ci chiede di trattare le persone Lgbt con ‘rispetto, compassione e sensibilità’. Quindi, se qualcuno ha un problema in merito, allora ha un problema non col mio libro, ma con il Catechismo della Chiesa cattolica. Se hanno un problema col non giudicare le persone Lgbt in quanto persone, allora hanno un problema con papa Francesco. E se hanno un problema con l’amore, la misericordia e la compassione, allora hanno un problema con Gesù”.
Perché la destra cattolica critica chi parla di accoglienza degli omosessuali?
“Questa è una ottima domanda. Penso forse perché pensano che ‘benvenuto’ significhi che si deve essere d’accordo con tutto ciò che ogni persona Lgbt dice o fa, cosa che non è vera. Nessuno dice che quando ‘accogliamo’ i business leader cattolici, per esempio, dobbiamo concordare con tutto ciò che fanno nel loro business, o con ogni valore del mondo imprenditoriale, o tutto ciò che ogni leader d’affari ha mai detto o fatto. Quindi c’è un grande equivoco. Ma dobbiamo ammettere che gran parte di questo deriva dall’omofobia, che deriva dal fatto di non conoscere molto bene le persone Lgbt. A volte, quando mi criticano, chiedo: ‘Che cosa ti dicono i tuoi amici Lgbt?’ E non possono rispondere, perché spesso non conoscono persone Lgbt. È piuttosto triste, secondo me”.
Gesù disse che in cielo ci precederanno le prostitute. Possiamo dire che molti santi saranno gay?
“In primo luogo, non voglio paragonare le persone Lgbt con le prostitute, perché la questione è diversa. Tante persone Lgbt conducono una vita santa. Per esempio, un mio amico gay, per molti anni si è occupato del suo partner, che ha una grave malattia incurabile. Questa è una via verso la santità. E sicuramente ci sono dei santi canonizzati dalla Chiesa che avevano un orientamento omosessuale. Questo non significa che fossero sessualmente attivi, ma solo che alcuni di loro avevano un orientamento omosessuale. Se una certa percentuale di umanità nasce gay, allora una certa percentuale dei santi deve essere stata anche gay. Quali santi? È impossibile dirlo. Ma molti di quelli che sono contro l’accoglienza delle persone Lgbt probabilmente saranno sorpresi quando arriveranno in cielo e saranno accolti da quei santi Lgbt”.
Quale fatto del vangelo si avvicina di più all’idea della accoglienza delle persone Lgbt?
“Per me, la storia di Zaccheo, nel Vangelo di Luca (19, 1-10) è un passaggio importante da considerare. Zaccheo era il capo degli esattori delle tasse a Gerico, una posizione che lo poneva nella situazione di pubblico peccatore a Gerico. Zaccheo si è arrampicato sull’albero di sicomoro, cercando di vedere ‘chi era Gesù’, mentre Gesù passava. Quindi la figura di Zaccheo è molto simile alla persona Lgbt oggi: cercano di vedere chi è Gesù, cercano di avvicinarsi a Gesù, ma sono considerati pubblici peccatori, e devono fare molta strada per avvicinarsi a lui. E come Gesù tratta Zaccheo? Non grida ‘peccatore!’ No, gli dice, ‘oggi devo venire a casa tua’. Gesù gli offre un segno di benvenuto pubblico. In risposta, Zaccheo è talmente felice da offrire di ripagare tutti i suoi creditori, e quindi avviene una conversione in lui. Naturalmente, il popolo di Gerico ha ‘mormorato’ circa lo scandaloso benvenuto dato da Gesù, come oggi le persone ‘mormorano’ quando si parla di accogliere le persone Lgbt.
Per Gesù viene prima la comunità, poi la conversione. E tutti siamo chiamati alla conversione. Ma per Gesù non c’è nessuno che sia ‘altro’. Non ci sono un noi e un loro. C’è solo un noi. Questo è il cuore dell’accoglienza”.