Blog
|
24 Gennaio 2012
“CELIBATO? CAPIRE SI PUO’ ECCOME” su Avvenire 24.1.2012
Caro direttore, sono un sacerdote, lettore da sempre e abbonato da quindici anni, con
Avvenire mi sento a casa. Per questo voglio condividere una gioia. A maggio di quest’anno – per i tipi delle edizioni Ares – è uscito un mio libro sul celibato dei laici dal titolo ‘Come Gesù’. Il libro ha fatto i suoi passetti e con i
pochissimi mezzi a mia disposizione ho iniziato a diffonderlo. Il 2 gennaio mi sono deciso a lanciare un blog a tema: ha senso o no il celibato dal punto di vista umano? È uno dei temi forti del libro. Beh, c’è stata l’esplosione. Siamo arrivati a 13.000 visite con centinaia di commenti nel giro di pochi giorni. Forse dobbiamo ripensare i nostri schemi. Non so se è un semplice fenomeno di saturazione o Qualcosa di diverso ma, ragazzi, l’aria sta cambiando. Si sta formando l’idea che il celibato non sia una non-scelta (non mi sposo) ma una vera e propria decisione ‘per’. Per Dio, per Gesù, ma anche per l’uomo, per la mia vita umana. Per quel mistero che Gesù ci rivela con il suo celibato dei trent’anni ‘normali’ vissuti a Nazaret. Perché quest’uomo, con un bel lavoro e con una mamma così simpatica, non si sposa? Riporto qualche brano di dialoghi sul blog, per spiegarmi. «Esiste un celibato solo umano? Sì, la mia risposta è sì. E come avrebbe fatto altrimenti Gesù a farsi uomo?! Siamo troppo abituati a dividere gli uomini in credenti e non credenti, praticanti e no! Certo che la natura umana ha in sé il germe del celibato, altrimenti Gesù come avrebbe potuto viverlo se Lui è l’uomo in pienezza? Vorrà dire qualcosa se la pienezza dell’umanità rivelata in Lui storicamente ha assunto la forma del celibato?! O no? E se il punto di partenza dovesse essere ribaltato? Cioè se dovessimo domandarci seriamente chi è l’uomo? Scusate ma quando Dio guardava Adamo ed Eva e passeggiava con loro, cosa vedeva? Troppo seria come domanda?!». (Cristiana). «Ho letto con particolare interesse il discorso che collega il celibato all’amicizia. Sono d’accordo con chi ha scritto che non può essere una questione di tempo dedicato, si rischia solo di pensare che perché uno non si è sposato è più santo di altri, rischio fin troppo vissuto fino ad oggi. Eppure è vero che l’amore – perché di questo si tratta quando si parla di amicizia – ha come misura il tempo che dedichiamo a una persona, a un ambiente, al nostro lavoro. È vero che un celibe ha più tempo da dedicare agli altri e all’amicizia, ma leggendo quello che dite nel blog non rischiamo di sublimare la paura della solitudine insita nel cuore di ciascuno di noi, e di fare degli amici il sostituto del coniuge?». (Stefania). «Io penso che il tempo sia presenza. Così come l’amicizia è presenza. Se sei amico, sei presente, cioè ci sei. Tu sei quel tu che l’altro sceglie ogni volta che ti incontra, ogni volta che si litiga. Ci si risceglie in piena libertà, gratis. Non è che il celibe sceglie di essere amico per vocazione: io faccio l’amico! Che discorso è? Per vocazione forse scelgo di vivere la libertà dell’amicizia come modalità di rapportarmi agli altri, sapendo di poter essere anche rifiutato. Non so se mi spiego!». (Paola) «Amico. Gesù nel Vangelo quando Giuda sta per tradirlo si rivolge a lui e dice: ‘Amico, quello che devi fare fallo subito’. Puoi chiamare amico chi ti sta tradendo? Mi hanno sempre detto che Gesù stava tentando di farlo rinsavire ma a me, ’sta roba, non convince. Gesù stava dicendo a Giuda di fare quello che doveva fare! questo è un amico!». (Fabio). Incredibile vero? Con amicizia,
Avvenire mi sento a casa. Per questo voglio condividere una gioia. A maggio di quest’anno – per i tipi delle edizioni Ares – è uscito un mio libro sul celibato dei laici dal titolo ‘Come Gesù’. Il libro ha fatto i suoi passetti e con i
pochissimi mezzi a mia disposizione ho iniziato a diffonderlo. Il 2 gennaio mi sono deciso a lanciare un blog a tema: ha senso o no il celibato dal punto di vista umano? È uno dei temi forti del libro. Beh, c’è stata l’esplosione. Siamo arrivati a 13.000 visite con centinaia di commenti nel giro di pochi giorni. Forse dobbiamo ripensare i nostri schemi. Non so se è un semplice fenomeno di saturazione o Qualcosa di diverso ma, ragazzi, l’aria sta cambiando. Si sta formando l’idea che il celibato non sia una non-scelta (non mi sposo) ma una vera e propria decisione ‘per’. Per Dio, per Gesù, ma anche per l’uomo, per la mia vita umana. Per quel mistero che Gesù ci rivela con il suo celibato dei trent’anni ‘normali’ vissuti a Nazaret. Perché quest’uomo, con un bel lavoro e con una mamma così simpatica, non si sposa? Riporto qualche brano di dialoghi sul blog, per spiegarmi. «Esiste un celibato solo umano? Sì, la mia risposta è sì. E come avrebbe fatto altrimenti Gesù a farsi uomo?! Siamo troppo abituati a dividere gli uomini in credenti e non credenti, praticanti e no! Certo che la natura umana ha in sé il germe del celibato, altrimenti Gesù come avrebbe potuto viverlo se Lui è l’uomo in pienezza? Vorrà dire qualcosa se la pienezza dell’umanità rivelata in Lui storicamente ha assunto la forma del celibato?! O no? E se il punto di partenza dovesse essere ribaltato? Cioè se dovessimo domandarci seriamente chi è l’uomo? Scusate ma quando Dio guardava Adamo ed Eva e passeggiava con loro, cosa vedeva? Troppo seria come domanda?!». (Cristiana). «Ho letto con particolare interesse il discorso che collega il celibato all’amicizia. Sono d’accordo con chi ha scritto che non può essere una questione di tempo dedicato, si rischia solo di pensare che perché uno non si è sposato è più santo di altri, rischio fin troppo vissuto fino ad oggi. Eppure è vero che l’amore – perché di questo si tratta quando si parla di amicizia – ha come misura il tempo che dedichiamo a una persona, a un ambiente, al nostro lavoro. È vero che un celibe ha più tempo da dedicare agli altri e all’amicizia, ma leggendo quello che dite nel blog non rischiamo di sublimare la paura della solitudine insita nel cuore di ciascuno di noi, e di fare degli amici il sostituto del coniuge?». (Stefania). «Io penso che il tempo sia presenza. Così come l’amicizia è presenza. Se sei amico, sei presente, cioè ci sei. Tu sei quel tu che l’altro sceglie ogni volta che ti incontra, ogni volta che si litiga. Ci si risceglie in piena libertà, gratis. Non è che il celibe sceglie di essere amico per vocazione: io faccio l’amico! Che discorso è? Per vocazione forse scelgo di vivere la libertà dell’amicizia come modalità di rapportarmi agli altri, sapendo di poter essere anche rifiutato. Non so se mi spiego!». (Paola) «Amico. Gesù nel Vangelo quando Giuda sta per tradirlo si rivolge a lui e dice: ‘Amico, quello che devi fare fallo subito’. Puoi chiamare amico chi ti sta tradendo? Mi hanno sempre detto che Gesù stava tentando di farlo rinsavire ma a me, ’sta roba, non convince. Gesù stava dicendo a Giuda di fare quello che doveva fare! questo è un amico!». (Fabio). Incredibile vero? Con amicizia,
don Mauro Leonardi
(La rubrica Dulcis in fundo non va sulla pagina elettronica di Avvenire)
don Mauro Leonardi
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.