MIO Anno II n. 19/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Una scelta senza tristezza
Mauro Leonardi (Como 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù. Il compenso di questa settimana va ad una ragazza che vive con madre e fratello in una casa popolare e non può pagarsi gli studi.
__________________
Caro don Mauro, quest’anno un ragazzo della mia parrocchia si è fatto prete e non mi ricordo più quando era successo l’ultima volta. A parte i fedelissimi molti – e io tra questi – sono convinti che la sua scelta sia davvero triste e non la capiscono. Tu sei contento di essere prete? Secondo me se la Chiesa non vi permetterà di sposarvi tra un po’ di sacerdoti non ce ne saranno più. Auguri (Fabio, Andria) Caro Fabio, sì io sono contento. Ho anch’io i miei momenti difficili ma tutto sommato sono felice. La tua è la domanda giusta: se noi preti fossimo più felici credo che potremmo aiutare molto di più la gente ad essere felice e più ragazzi verrebbero attratti dall’essere sacerdoti. Non so invece quanto la felicità sia legata al matrimonio. Sicuramente anche tu conoscerai persone sposate che non sono contente e credo che questo sia il vero motivo per cui tanti giovani non vogliono sposarsi o hanno paura di farlo. Pensare che il matrimonio sia la soluzione per il sacerdozio – indubbiamente in crisi – mi sembra un po’ ingenuo, scusa se lo dico. T’immagini cosa accadrebbe se un prete sposato divorziasse? E perché il suo matrimonio dovrebbe per forza andare bene? Il punto vero invece credo sia quello della felicità ed essere sposati o meno non c’entra: c’entra essere se stessi. Per questo non condivido l’atteggiamento di quelli, come le persone della tua parrocchia, che pensano che la scelta di essere prete sia “triste”. Dovrebbero essere tristi se il nuovo sacerdote era triste, ma se era felice perché non esserlo con lui invece di mettergli addosso un peso?