MIO Anno II n. 18/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Non cedere all’indifferenza
Mauro Leonardi (Como 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù. Il compenso di questa settimana va a una scuola di periferia per l’acquisto di materiale didattico.
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Caro don Mauro, il recente referendum in Turchia, tra paure di attentati e polemiche per il sospetto di brogli, ha portato alla vittoria del “Sì”: una vittoria di misura che però consentirà ad Erdogan di esercitare un potere ancora più ampio. Con quello che succede nel mondo in cui, tra Usa, Corea e Russia, vediamo avanzare leader sempre più guerrafondai come facciamo a non allarmarci? La pace e la nostra cultura democratica sono in pericolo ? Che possiamo fare? (Francesca, Tortona)
Cara Francesca, anch’io sono preoccupato. In un piccolo video su Facebook ho invitato per Pasqua a pregare per la pace e perché non ci fosse lancio di missili. Nessuno di noi può ritenere che la pace che regna in Europa e in molti luoghi del mondo sia qualcosa di acquisito per sempre: un patrimonio inattaccabile e rispetto al quale non abbiamo alcun dovere. La pace e la democrazia sono dei beni per i quali lottare giorno per giorno. Dobbiamo essere consapevoli che se non facciamo così li perderemo. Vale nel piccolo e nel grande. Possiamo tenerci informati, non cedere all’indifferenza e tenere viva la memoria di quello che accade quando in uno stato si stabilisce una dittatura come è avvenuto per l’Italia non tanti anni fa. È importante anche non farsi prendere dall’allarmismo e dalla paura che spesso sono l’anticamera del fondamentalismo. Credo che si debba portare avanti una politica dell’integrazione e dell’incontro che contrasti dal basso la visione del mondo che vorrebbe erigere di nuovo muri e affidare la “salvezza” a qualche personaggio carismatico di dubbia credibilità.