Le Lettere di don Sergio – La gnosi della società permissiva
Nei precedenti interventi abbiamo visto come il marxismo si presentava come una nuova forma di gnosi secolarizzata, che prevedeva “scientificamente” l’ineluttabilità di un evento catartico di trasformazione in un nuovo mondo.
Ma il fallimento di tutti i tentativi rivoluzionari violenti ha portato allo sviluppo della componente materialista e positivista, per realizzare l’ultima forma di gnosi perfettamente secolarizzata: la società opulenta e tecnologica, espressione della borghesia allo stato puro, che non persegue più una rivoluzione violenta, ma una “rivoluzione culturale”.
Quest’ultima forma di gnosi rappresenta anche il massimo di tutte le opposizioni al cristianesimo, conservando tutte le negazioni del marxismo (negazione della verità, della natura umana, della libertà, della morale, della religione), mascherando il suo totalitarismo dietro una facciata di tolleranza e democrazia.
Viene perseguito con costanza un processo di dissoluzione mirando alla distruzione della società tradizionale, della famiglia, del concetto di diritto naturale, poiché si pretende di realizzare un mondo nuovo nel quale l’unica regola deve essere il soddisfacimento di qualsiasi piacere, la possibilità di sciogliersi da qualsiasi legame e l’abolizione di qualsiasi dipendenza.
La nuova gnosi radicale ritiene che l’uomo possa progettare la propria vita e la propria sessualità svincolandosi da qualsiasi legge di natura, vista come limite della propria autoaffermazione.
La scienza permetterebbe di progettare il superamento di questi limiti naturali, per cui la contraccezione, l’omosessualità, il cambiamento della propria identità sessuale, la fecondazione eterologa, la sessualità di gruppo, le unioni libere, ecc …, sono considerate tutte conquiste di una società finalmente libera e moderna.
Anche il controllo artificiale della procreazione e l’indipendenza del concepimento da un rapporto di amore coniugale interno alla famiglia sono visti come una liberazione da vincoli naturali ingiustamente coercitivi. Quindi tutti potrebbero reclamare il “diritto a un figlio”: celibi o nubili, giovani o anziani, coppie eterosessuali od omosessuali, con paternità o maternità surrogata: come negare il diritto “ad amare” un proprio figlio?
Infine la gnosi permissiva radicale proclama anche il diritto di stabilire quando una vita, propria o altrui, sia degna di essere vissuta oppure no. Da qui il diritto all’aborto, all’eliminazione di embrioni o feti non desiderati o malati, all’eutanasia propria o di propri familiari.
Questa dunque la «rivelazione» della nuova gnosi: la totale fiducia nella scienza come «toccasana» di ogni male, come «conoscenza superiore» che finalmente libererebbe l’uomo da qualsiasi dipendenza naturale, alla quale si troverebbe costretto per la concezione reazionaria ed autoritaria di una Chiesa tradizionalista, prigioniera dei miti e timorosa di aprirsi alle novità del progresso.
Anche se non tutti coloro che danno la propria adesione a qualche passo di questo progetto sono poi consapevoli del perseguimento di questo obiettivo, è innegabile che questa strategia sia perseguita con grande determinazione (con una politica dei piccoli passi), riuscendo anche ad essere sostenuta da considerevoli mezzi finanziari ed anzi, imponendo questa “colonizzazione ideologica” a molti paesi bisognosi di sviluppo come condizione per partecipare al mercato globale ed agli “aiuti economici” per lo sviluppo stesso.
Mentre nei confronti dei paesi in via di sviluppo non si ha più neppure il pudore di dissimulare questo ricatto perché ormai si ritiene che l’introduzione di questi “nuovi diritti” sia una cosa “civile” e praticamente obbligatoria, in occidente ogni nuovo passo non era presentato come un “diritto”, ma come una “concessione compassionevole” nei confronti di situazioni estreme di reale sofferenza, salvo poi, una volta introdotta la norma, farla diventare presto un “nuovo diritto intoccabile”. Questo è stato fatto con il divorzio, la contraccezione, l’aborto, la fecondazione artificiale, le coppie di fatto, l’eutanasia, il “matrimonio omosessuale”, la maternità surrogata, ecc… : da tragica “emergenza” per rimediare alla pratica clandestina si è passati rapidamente a “diritto intoccabile”.
Evidentemente questi “diritti” non vengono imposti a tutti, ma il considerarli cattivi è tacciato di arretratezza, medievalismo, intolleranza e, con le leggi contro la discriminazione, manca poco a che venga anche vietato il manifestare apertamente la propria contrarietà, perché viene ritenuto offensivo e discriminatorio nei confronti di chi li approva.
Segnalo che su questo argomento ci sono pagine interessanti nel libro del Card. Robert Sarah, Dio o niente, Cantagalli 2015.
Don Sergio Fumagalli è nato nel 1957 ed è diventato presbitero il 21 maggio 2005. Attualmente è vicario nella Parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino a Roma. Ha un suo sito
Ricordo che anche per “L’angolo del teologo” vale ciò che vale per ogni Lettera, e cioè che l’autore è l’unico responsabile di quanto ha scritto.