Le Lettere di don Sergio – La corruzione del linguaggio
Una delle caratteristiche peculiari dei movimenti gnostici è quella di promettere un “mondo nuovo”, in conseguenza dell’attuazione di una “gnosi”, una conoscenza salvifica che richiede solo l’applicazione di una tecnica. Ma la sicurezza gnostica di superamento dei limiti e di piena realizzazione del mondo nuovo e dell’uomo nuovo “deve” mentire di fronte a tutti i fallimenti pratici di questa tecnica salvifica, nascondendoli o negandoli, perché sarebbero il segno della sua confutazione teorica.
In molti paesi occidentali siamo ormai consapevoli di quante tecniche di manipolazione si siano utilizzate nei paesi comunisti, ma forse non ci accorgiamo di quanto continuino ad essere utilizzate ancora oggi.
Il Cristianesimo non propone una tecnica di salvezza, ma una Verità ed un Bene da conseguire con uno sforzo costante di adeguazione, sostenuto dalla Grazia, che impegni tutta la vita, e un cristiano non può mai dire, a meno di mentire, di essere arrivato.
Per questo la gnosi, a differenza del Cristianesimo, deve promuovere una costante tensione verso la “svolta rivoluzionaria”, e considera il bene e il male non per se stessi, ma solo come mezzi per raggiungere questo obiettivo.
“Ora se il paradosso della rivoluzione è quello di avere incidenza a patto di non compiersi mai, si vede benissimo come un linguaggio meramente allusivo, che comunica emozioni al posto di significati precisi, che coltiva speranze al posto di indicazioni concrete, sia in linea perfetta con essa. Ognuna, infatti, delle parole di questo linguaggio emozionale (alternativa, crescita, avanzato, massa, spinta, promozione, scelta) svolge un compito propiziatorio nei confronti di un futuro che non c’è ancora. In esso non si dice alcunché di preciso ma si enuncia sotterraneamente un diktat: bisogna cambiare, il cambiamento è buono, male è fermarsi, male è rimanere attaccati alla vecchia morale, alle vecchie relazioni tra marito e moglie, tra genitori e figli, ecc… Così non specificando mai, ma alludendo e caricandosi di speranze sottintese si porta il proprio contributo di sradicamento dal presente e di attesa della rivoluzione salvatrice” (E. Samek Lodovici, Metamorfosi della gnosi, pag. 113).
Esempi di costruzione di una lingua ideologica, la neo-lingua, sono riportati da G. Orwell in appendice al suo romanzo 1984: il linguaggio ideologico non deve trasmettere contenuti concreti sui quali si rischierebbe di riflettere, ma deve essere un semplice strumento per suscitare emozioni; non si analizza mai il proprio operato passato, ma si guarda sempre al futuro con ottimismo. A questo scopo si coniano e si ripetono espressioni composte tipo “forzeprogressivodemocratiche”, “statoimperialisticodellemultinazionali”, ecc…; si automatizzano aggettivi emozionali come “costruttivo”, “rinnovato”, “mobile”, “avanzato”, “sofferto”, ecc…; si semplifica ogni problema in una lotta tra “amici del progresso” e “coloro che fanno il gioco del nemico”, dopo di che ognuno “deve” fare la “scelta di campo” corretta.
Del Noce sottolinea come la falsificazione del linguaggio non operi solo nei regimi totalitari, ma anche come strumento di propaganda o di mantenimento del consenso politico o culturale nei paesi democratici. Ad esempio, egli rileva come spesso l’estremo conformismo nei confronti dei gusti progressisti, divenuti ormai prevalenti, continui ad essere definito “ribelle e coraggioso”, mentre è sufficiente essere sospettati di non essere progressisti per passare comunque dalla parte del torto ed essere tacciati di retrogradi, medievali, reazionari, fascisti ed additati come oppositori del progresso, nemici del popolo, chiusi nei propri interessi capitalistici: “Forse l’epoca presente può essere definita come quella della «falsa parola»” (A. Del Noce, Tramonto o eclissi dei valori tradizionali?, pag. 196).
A questi elementi, Samek Lodovici aggiunge inoltre: la corruzione e l’impoverimento del linguaggio, evitando la riflessione di tipo morale o spirituale, con la sostituzione tacita della moralità con la statistica (per cui, evitando il giudizio morale, si dà valore a ciò che è statisticamente prevalente).
Inoltre, viene considerata come nemica della democrazia ogni affermazione di verità, per cui tutto è ridotto ad opinione e si impone di fare uso del discorso indiretto per relativizzare ciò che non si deve affermare direttamente: invece della frase “Dio esiste”, che potrebbe suscitare controversia, si deve usare la frase “i cristiani credono che Dio esiste” che vanifica la questione di verità della frase. Nella democrazia “relativista” ormai è anche vietato dare giudizi morali sulle azioni, per non offendere chi le compie e suscitare in loro “devastanti sensi di colpa”. (Evidentemente, per lo gnostico, quest’ultima cosa potrebbe essere fatta, anzi “dovrebbe” essere fatta, solo nei confronti del “nemico”, ma solo in quanto sarebbe un mezzo utile per la sua sconfitta e non per un motivo morale o di giustizia, che per lo gnostico non hanno valore in sé).
Ciò che caratterizza la gnosi moderna è l’ampiezza di applicazione di queste tecniche manipolatorie a tutte quelle situazioni che sono viste come un ostacolo alla realizzazione del “nuovo mondo”.
Don Sergio Fumagalli è nato nel 1957 ed è diventato presbitero il 21 maggio 2005. Attualmente è vicario nella Parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino a Roma. Ha un suo sito
Ricordo che anche per “L’angolo del teologo” vale ciò che vale per ogni Lettera, e cioè che l’autore è l’unico responsabile di quanto ha scritto.