Cecenia – “Gli omosessuali non esistono”. E torturano i sospettati di essere gay
Per Pasqua di Resurrezione diamo ai frequentatori del blog la possibilità di firmare un appello a Putin perché chiuda in Cecenia i campi della tortura gay. Alle persone sospettate di essere omosessuali viene fatto l’elettroshock, vengono torturati finché non fanno i nomi di altri omosessuali, al punto che alcuni sono addirittura morti. Dare la caccia ai gay, rinchiuderli nei campi per torturarli, è quanto facevano i nazisti ed è scioccante e inaccettabile. Oggi Pasqua di Resurrezione possiamo compiere un gesto cristiano firmando, attraverso Avvaz – in fondo alla pagina c’è il link – una petizione a Putin
Il mondo di sta sconvolgendo per gli orrori perpetrati in Cecenia contro un centinaio di uomini sospettati di essere gay
“Gli omosessuali non esistono” ha dichiarato il governo Ceceno in merito al rastrellamento di un centinaio di omosessuali in Cecenia. Eppure dalla prigione segreta nella città di Argun arrivano i racconti dell’orrore dei testimoni oculari e dei sopravvissuti alle torture. Unghie strappate, scosse elettriche sui genitali, detenuti picchiati a morte. Lo scrive Novaja Gazeta, il quotidiano dell’opposizione per il quale scriveva Anna Politkovskaja.
“Tenevano accesi i nostri cellulari. Ogni uomo che chiamava o scriveva era il loro nuovo obiettivo. […] Ci colpivano sempre sotto la vita – sulle cosce, le natiche e i genitali. Ci dicevano che eravamo peggio degli animali e che non avevamo più diritti”
Arrestati “in relazione al loro orientamento sessuale non tradizionale o al sospetto di questo”. Alcuni di loro sarebbero stati uccisi altri invece condotti nella “prigione segreta” (come riporta Novaja Gazeta) nella città di Argun circa 15 km ad est della capitale Groznyj. Insieme a loro, sospettati jihadisti ed ex combattenti siriani. Un edificio “vuoto” dal 2001 ma in realtà trasformato in una Guantanamo riservata agli omosessuali.
A rivelare al mondo le immagini di tortura e i racconti di morte della prigione cecena, il semiclandestino movimento Russian Lgbt Network, l’unica cellula di attivisti Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) che in tutto il paese ha attivato una linea verde ( kavkaz@lgbtnet.org ), in coordinamento “Novaja Gazeta” e attivisti dei diritti umani russi.
Trascinati in prigioni insieme a trenta, quaranta detenuti e picchiati con bastoni, scariche elettriche su tutto il corpo, in faccia, in bocca, sui genitali.
Ha raccontato un sopravvissuto:
Diverse volte al giorno ci portavano fuori e ci picchiavano. Il loro scopo era conoscere la cerchia dei contatti di ciascuno di noi, nella loro mente se sei sospettato allora tutti i contatti della tua cerchia sono gay.
Tanya Lokshina dI Human Rights Watch ha raccontato il muro di omertà che impedisce agli attivisti e ai giornalisti di raggiungere la Cecenia e raccogliere anche solo testimonianze sulla situazione: “In questi giorni davvero poche persone in Cecenia si offrono di parlare con gli osservatori per i diritti civili o coi giornalisti, nemmeno in modo anonimo, perché la paura è enorme e la gente viene minacciata affinché taccia”.
Se il governo Ceceno nega l’accaduto, diverse organizzazioni internazionali stanno organizzando petizioni per fare chiarezza. Il Presidente del Parlamento Europeo, l’italiano, Antonio Tajani ha pubblicamente denunciato l’accaduto con un intervento alla plenaria del Parlamento europeo: “Dalla Cecenia arrivano notizie preoccupanti di uccisioni di cittadini a causa dei loro orientamenti sessuali, chiedo alle autorità cecene di fornire al più presto notizie precise e dettagliate su ciò che sta accadendo”
La principale associazione LGBT italiana, Arcigay, ha lanciato un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che oggi incontrerà il Presidente russo Vladimir Putin: “Quello che succede nei territori della federazione russa è l’esito estremo e raccapricciante della politica omofoba e violenta di Vladimir Putin” ha dichiarato il segretario Gabriele Piazzoni, “Ne tenga conto allora il Presidente Mattarella quando incontrerà il collega russo: quando stringerà quella mano non lo farà nel nostro nome”
Mentre Avvocatura per i Diritti LGBTI – Rete Lenford ha chiesto al ministro Alfano chiarimenti e l’intervento Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Intanto i senatori del Partito Democratico Sergio Lo Giudice, Monica Cirinnà e Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani, hanno dichiarato di aver predisposto un’interrogazione al Ministero degli esteri “per chiedere una posizione forte del nostro paese davanti a questa vergogna. Una escalation di questo tipo mette in serio pericolo la condizione dello stato di diritto nella Russia di Putin”. Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra Italiana-Possibile e Vicepresidente della commissione Esteri di Montecitorio, si è rivolto con un comunicato al presidente Mattarella in visita a Mosca: “non può ignorare ciò che sta accadendo e dovrebbe manifestare la preoccupazione e la condanna del nostro Paese davanti a crimini di questa natura”.
Intervista a una testimone (tratto da HuffPost)
A questo link hai la possibilità di firmare per la petizione Avaaz a favore di queste persone