Articoli / Blog | 11 Aprile 2017

FaroDiRoma – Emanuele massacrato perché difese una ragazza. Ha seppellito con il suo bene la barbara violenza che lo ha ucciso

Si diffonde sempre più la convinzione che Emanuele Morganti sia un eroe dei nostri giorni. A scatenare la ferocia del branco contro di lui sarebbe stato il desiderio di vendetta nato perché, mesi prima, Emanuele aveva difeso una ragazza che veniva pestata dal proprio ragazzo. Da allora il carnefice lo minacciava dicendo che se fosse tornato ad Alatri sarebbe morto.
Nella violenza che si scatena contro un giovane tutto è assurdo. Il branco, il movente della “vendetta” , l’indifferenza di chi ha visto e non ha denunciato subito e ha taciuto anche dopo. Tuttavia, quando la vittima del male è buona, anche la morte più brutale e assurda non è in grado di soffocare il bene di quella vita: e la bontà spunta fuori testarda, come l’erba vive e si difende anche nei terreni più aridi, anche tra il marciapiede e l’asfalto delle nostre strade.
Così si scopre che Emanuele è morto per dare la vita ad un’altra persona. Non stava difendendo la propria ragazza – cosa bellissima ma più “logica”, normale: è morto perché aveva difeso la fidanzata di un altro; l’aveva protetta da uno che credeva che amare una donna significasse avere potere su di lei. Avere il diritto di controllarla, di maltrattata fino alla violenza, di farle del male. Emanuele di fronte a ciò non era rimasto indifferente. Era intervenuto da vero uomo. Come uno che ha il coraggio di dire che il femminicidio esiste. Che non è un omicidio come un altro: è un delitto del quale qualcuno che non può chiamarsi “uomo”, ritiene un “onore” macchiarsi: perché sulle donne bisogna comandare. In questo caso – ecco il vero movente del delitto di Alatri – chi ha difeso la donna che quel delinquente osava controllare, va punito. Diventa un dovere vendicarsi e compiere un omicidio premeditato, un aggressione contro chi pensa che una donna sia una persona meritevole – come tutti ma forse di più – di amore, libertà, rispetto. Contro chi osava difendere una donna da un violento che la voleva tenere in proprio potere perché donna, perché “cosa propria”, che andava posseduta.
Emanuele è morto vivendo questi valori. Ed ha seppellito con il suo bene la barbara violenza di chi lo ha ucciso.

Tratto da FaroDiRoma