Avvenire – “Dialogo e ascolto, inizio da qui”
Essere prete e avere un blog integrato coi social, con le testate su cui scrivo e con i miei libri, ha dei rischi. Sono tanti e le critiche non mancano: prete mediatico, che cede alle lusinghe del mondo, che annacqua i valori pur di avere like, visibilità e condivisioni. Parole come queste non mi lasciano indifferente, mi fanno riflettere e mi fanno pregare. So che internet rischia di avvicinare ai lontani ma anche di allontanare dai vicini. Però continuo a pensare che se voglio essere un prete che sta in mezzo al mondo, che vuol fare della propria vita una preghiera, il mio compito è anche stare sul web. Uso parole grosse: sono convinto che me lo chieda Dio. Che faccia parte – per me, non per tutti – della mia vocazione di prete. Il web ha fatto aumentare il numero di letti della mia personalissima “Chiesa ospedale da campo”. E questo in aggiunta – non in sostituzione – degli ordinari compiti di confessioni, celebrazioni, catechesi, malati “reali”, giovani e così via.
Il sacerdozio è servizio, è donare cose sacre. Meglio: è rendere sacra la vita dell’uomo attraverso l’intimità di vita con Gesù. Essere prete comprende una spoliazione che porta a piegarsi per toccare e lavare l’umanità partendo da dove si è più in basso, più lontano, più sporchi: significa immischiarsi nella vita per redimerla e non chiudendosi in vuote formule sempre uguali.
La mia vocazione è quella di mettermi in ascolto delle persone, di affiancare la gente – anche del web – in un cammino dove tutti hanno un pochino di verità e dove nessuno ce l’ha tutta intera e ne ha l’esclusiva. Perché la verità è una Persona, una sola, e si può solo incontrarLa.
Per questo ho messo a fondamento del mio essere blogger non tanto l’apologetica quanto favorire il dialogo e l’incontro rispettoso tra persone diverse. Il tentativo è quello di arrivare, senza paura, a vite affatto convergenti con il Catechismo. Essere universali come la parola “cattolico” significa. Arrivare agli atei. A chi crede in religioni diverse. A chi dice di essere cattolico ma non vive norme morali e precetti dogmatici. Un prete senza ruolo liturgico ma prete più che mai. Perché rispettoso dell’identità degli altri e della propria.
Pag. 18 di Avvenire di oggi che contiene un servizio sui preti blogger all’interno del quale è stato pubblicato il mio articolo